Sei Comuni con un solo candidato. Unica sfida: far votare metà del paese
Paesini, ma non solo: c'è anche Lavena Ponte Tresa, che ha seimila abitanti. Perché il voto sia valido deve ritirare la scheda il 40% degli iscritti alle liste
Parte oggi, con la presentazione delle liste, la vera campagna elettorale per il voto del 3-4 ottobre 2021.
E ci sono alcuni Comuni dove si profila una sfida particolare, quella per il quorum.
Sono i Comuni dove c’è un solo candidato: in questo caso l’aspirante sindaco deve convincere almeno il 40% degli aventi diritto (più uno) ad andare a votare.
Sono in questa situazione sei Comuni della provincia, tutti più o meno nel Nord provincia. Ma mica villaggi di montagna: il comune più grande è Lavena Ponte Tresa, quasi seimila abitanti a ridosso del confine con la Svizzera.
Qui il sindaco uscente Massimo Mastromarino non avrà sfidanti e dovrà vedersela con un solo rischio: che meno del 40% degli aventi diritto si presenti per votare (prima di una recente riforma era il 50, è stato abbassato solo per i Comuni sotto il 15mila abitanti). Se non si raggiunge la soglia del 40% più uno, il Comune viene commissariato, vale a dire affidato a un funzionario governativo, della Prefettura, che si occupa solo della ordinaria amministrazione.
Un solo candidato c’è anche a Cremenaga, dove quella contro l’astensione è l’unica sfida che dovrà affrontare Domenico Rigazzi, che guida il piccolo Comune di frontiera dall’ormai lontano 2011: nel 2016 fu riconfermato con oltre il 67% (quell’anno lo sfidò Forza Nuova, che prese 9 voti, e una lista di giovani che garantiva una alternativa e prese il 30%).
A Clivio Giuseppe Peppino Galli nel 2016 prese il 68% dei voti e ora cerca la riconferma alla guida del paese.
Altri due paesi, un po’ più popolosi, sono nei dintorni di Varese, Comerio e Luvinate. Si presenta solo la lista nel segno della continuità: a Comerio ha il volto di Michele Ballarini, capogruppo nell’amministrazione guidata – per due mandati – da Silvio Aimetti. A suo fianco c’è una lista particolarmente giovane, con un nutrito nucleo di donne e uomini trenta-quarantenni, oltre a qualche “veterano”.
A Luvinate c’è invece il sindaco uscente, Alessandro Boriani, con la sua lista Tre Torri.
In molti di questi Comuni fare il sindaco vuol dire avere a che fare anche con la difficoltà di gestire territori complessi: a Cremenaga e Luvinate ne sanno qualcosa, avendo avuto a che fare con molte frane, smottamenti e alluvioni (la sistemazione del territorio è continua).
Ultimo caso di Comune a candidato sindaco unico è Brebbia: si ricandida Alessandro Magni, in questo caso non con una civica, ma con un gruppo che si richiama apertamente al centrodestra, con i tre partiti maggiori (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) e alcuni candidati indipendenti.
Di certo l’assenza di liste alternative – che significa anche meno confronto, almeno nelle sedi ufficiali – è un segnale negativo, specie nei Comuni un po’ più popolosi: a seconda di come la si guardi indica un po’ di disaffezione e scarsa voglia di mettersi in gioco o è al contrario (se su guarda in positivo) un implicito riconoscimento del buon operato di chi ha governato negli anni precedenti.
«Correre da soli è sicuramente una grande responsabilità – commenta il sindaco Massimo Mastromarino– Una responsabilità ancora più grande di quella che abbiamo affrontato in questi cinque anni, perché dovremo essere davvero la lista di tutti, e non solo di chi crede nel nostro progetto di paese».
Non sono parole scontate, anche perché appunto serve comunque coinvolgere almeno il 40% degli aventi diritto ad andare a votare e garantirsi che – tra chi ritira la scheda – almeno il 50% esprima un voto valido per l’unico candidato presente.
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