Detenuto dà fuoco alla cella nel carcere di Busto Arsizio
L'agente di servizio è intervenuto tempestivamente per mettere in sicurezza i detenuti e le celle adiacenti. Il direttore Sorrentini: "Rems insufficienti, lista d'attesa lunghissima"

Momenti di tensione questa mattina – giovedì 2 settembre – alla Casa Circondariale di Busto Arsizio. Un detenuto con problemi psichici ha dato fuoco alla propria cella. Le fiamme ed il fumo in poco tempo hanno saturato la camera detentiva e gli ambienti adiacenti.
L’agente di servizio nel reparto ha immediatamente messo in atto tutte le procedure per salvaguardare l’incolumità fisica di tutti i detenuti delle camere adiacenti.
A darne notizia per la Segreteria Provinciale USPP è Claudio Montella che aggiunge:«Da tempo il personale del Reparto di ubicazione del detenuto, prestano attenzione massimo alla sua gestione, proprio per le sue problematiche psichiatriche. Tuttavia resta impresa ardua gestire questa tipologia di ristrettì in un istituto ordinario com’è la Casa Circondariale di Busto Arsizio. Non è ammissibile che si resti in attesa per mesi che presso le REMS, (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza che hanno sostituito dal 2012 gli Ospedali psichiatrici giudiziari, denominati OPG), si liberi qualche posto. Nel frattempo, il personale di Polizia Penitenziaria continua inerme a subire la disorganizzazione dell’Amministrazione Penitenziaria, mettendo a rischio la propria incolumità fisica. Il report di questa mattina conta due agenti intossicati che per salvaguardare “la vita del detenuto” hanno messo a repentaglio la propria. Per la cronaca i due agenti sono dovuti ricorrere alle cure presso l’ospedale di Busto Arsizio e sono attualmente sotto osservazione clinica».
Il direttore del carcere Orazio Sorrentini conferma la notizia e la dimensione del problema: «In Lombardia c’è uno solo Rems che è a Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova. La questione dei malati psichici è sempre più pressante. Abbiamo avuto diversi detenuti in una situazione psichiatrica complessa e l’attesa media, per un posto nel centro specializzato, è di un paio di mesi».
Sorrentini fa un esempio: «Avevamo avuto il caso di un omicida che era stato assolto per incapacità di intendere e volere ma giudicato socialmente pericoloso. Avrebbe dovuto essere preso in carico da un Rems ma è stato un paio di mesi qui in via per Cassano, prima di trovare posto nella struttura idonea».
Il direttore si appella alla società civile: «Avremmo bisogno di figure come psichiatri o psicologi e di personale sanitario, quasi impossibile da reperire in questi due anni di pandemia».
Infine il responsabile del carcere bustocco elogia la gran parte dei detenuti che «nonostante questo periodo difficilissimo sono stati bravissimi, compatibilmente con il sovraffollamento (siamo sempre attorno ai 400 detenuti)».
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