Galimberti: “Fontana smentisca le proposte di Bianchi sull’ex caserma Garibaldi”
Il sindaco chiede al presidente della Regione una smentita sul cambio di destinazione della caserma Garibaldi, che il candidato sindaco del centrodestra Matteo Bianchi ha enunciato nei 14 punti del suo programma
Il sindaco Davide Galimberti ha scritto al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana riguardo proposta avanzata dal candidato sindaco di Centrodestra Matteo Bianchi a proposito di una riprogettazione della destinazione della ex Caserma. Per l’attuale sindaco la proposta è in contraddizione con quanto firmato dalla stessa Regione Lombardia nel 2014, causerebbe un inevitabile blocco dei lavori in corso e una lievitazione dei costi complessivi.
Qui il testo completo
Caro Presidente,
ti scrivo per manifestarti la mia profonda preoccupazione per il proposito, più volte ribadito da parte del candidato alla carica di sindaco Matteo Bianchi, di far venir meno la destinazione a polo culturale e spazi studio dell’ex Caserma Garibaldi, trasferendovi invece tutti gli uffici comunali.
Al di là delle dichiarazioni apparse sulla stampa (cito quella pubblicata su Varesenews lo scorso 15 settembre: “l’idea è quella di portare nella Caserma Garibaldi tutti gli uffici comunali, anche quelli sparsi in città – spiega Bianchi – Prevede un cambio dell’accordo di programma già siglato, ma informalmente in regione mi hanno detto che si può fare”), tale intendimento è stato esplicitato nel programma elettorale presentato congiuntamente alla candidatura. Data la natura ufficiale di tale documento, i cui contenuti si riversano negli atti di programmazione dell’ente, ciò rende tale affermazione particolarmente preoccupante.
Premetto che non ti scrivo in qualità di candidato alla carica di sindaco e, come tale, propugnatore di un programma elettorale diverso da quello con cui Matteo Bianchi sta legittimamente sostenendo al propria candidatura. Ti scrivo in qualità di amministratore pubblico, molto pragmaticamente preoccupato delle conseguenze di carattere progettuale e finanziario che, se sostenuta da Regione l’idea di Bianchi genererebbe.
Come sai, i lavori di ristrutturazione dell’ex caserma sono stati frutto di un lungo e meditato percorso progettuale nel quale sono intervenuti molteplici soggetti istituzionali, tra cui la Sovrintendenza, e sono oggi in stato di avanzata realizzazione.
In particolare, i lavori, avviati il 25 novembre 2020, stanno progredendo celermente con una configurazione degli spazi ormai quasi pienamente definita. Un cambio di scenario o di vocazione, comporterebbe il disfacimento di importanti opere già eseguite, per cui dovrebbe attivarsi una gara per l’appalto di riprogettazione e occorrerebbe dar corso a nuovi lavori con costi rilevanti, nonché riserve e contenziosi sollevati da parte dell’esecutore dei lavori. Tieni conto che a oggi sono state eseguite opere irreversibili per circa 2.000.000 di euro dei quali 1.400.000 già fatturati.
Questo scenario potrebbe determinare l’abbandono del cantiere da pare dell’impresa appaltatrice e, comunque, una sospensione dei lavori che, insieme alla vanificazione delle opere già effettuate, esporrebbe le amministrazioni pubbliche coinvolte nell’Accordo di Programma a una possibile responsabilità per danno erariale.
La configurazione delle opere effettuate, come quella di tutto il progetto in fase di realizzazione, è del resto fedele a quanto previsto in tutti gli atti di programmazione condivisi con Regione Lombardia, primo tra tutti l’Accordo di programma firmato nel 2014 che configura le opere interessanti il fabbricato come “recupero e riuso, mediante inserimento di funzioni pubbliche articolate in polo culturale urbano”.
Tutti gli atti susseguenti (di cui il Comune di Varese, anche tramite la Segreteria Tecnica, ha costantemente reso edotto il Collegio di Vigilanza) si sono mossi in coerenza con questa previsione. Così il concorso di progettazione da cui è scaturito il progetto, il quale ha previsto “l’intervento di recupero e riqualificazione dell’edificio della ex-caserma per accogliere la nuova biblioteca e le funzioni complementari connesse”. E, a seguire, la stesura dei progetti che hanno conseguito l’autorizzazione della Sovrintendenza, prevedendo la funzionalizzazione del fabbricato ad attività culturali. E, infine, i lavori che, fedelmente al progetto, stanno attualizzando quella funzionalizzazione.
Aggiungo che, coerentemente con tale destinazione d’uso dell’immobile, è stato previsto che l’ultimo piano del fabbricato ospiti l’Archivio del Moderno che trasferirà dalla Svizzera le sue opere. Tale previsione, tanto più in quanto condivisa in sede di Segreteria Tecnica e di Collegio di Vigilanza, ha generato in tale autorevole interlocutore un legittimo affidamento la cui frustrazione lederebbe l’immagine della Città di Varese e dell’intero Paese, visto che l’accordo riguarda due Stati.
Fermo quanto sopra, ti sarei grato se potessi rassicurare l’opinione pubblica e i firmatari dell’Accordo di programma sul fatto che sull’ipotesi paventata non vi è alcun assenso da parte di Regione Lombardia e che i lavori devono procedere spediti dopo essere riusciti ad avviare una situazione bloccata da decenni.
Cordiali saluti.
Davide Galimberti
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