L’Asst Valle Olona vuole tornare al 100% dell’attività ambulatoriale e chirurgica. Ma deve trovare anestesisti
Il direttore sanitario Arici ha un piano che incrementerà quando arriveranno le figure specialistiche oggi necessarie. Per l'ultimo quadrimestre 2021, l'obiettivo è di tornare agli stessi livelli del 2019
Un anno e mezzo di emergenza sanitaria lascia pesanti ricadute nelle liste d’attesa chirurgiche e ambulatoriali anche dell’ASST Valle Olona. Il direttore sanitario Claudio Arici è al lavoro per organizzare la ripresa delle attività a ritmi intensi, così da recuperare il più possibile ciò che è rimasto in sospeso. C’è, però, un problema grande che la direzione strategica deve risolvere ed è quella della mancanza di anestesisti.
MANCANZA CRONICA DI ANESTESISTI
La Valle Olona ha una carenza cronica che penalizza da tempo il settore chirurgico e della rianimazione. A soffrire di più è l’ospedale di Saronno che ha dovuto ridurre al minimo la sua attività di terapia intensiva e tiene attiva la parte chirurgica grazie a tre professionisti che ruotano dal Sant’Antonio di Gallarate.
«Per poter dire di avere una squadra al completo occorrerebbero 15 specialisti – commenta il direttore sanitario – ma non se ne trovano. Abbiamo provato in tutti i modi: bandi a tempo determinato, indeterminato, libero professionale. Niente da fare. A luglio abbiamo avviato una procedura per la ricerca di una cooperativa. Stiamo definendo la trattativa e sono fiducioso che potremo ottenere tre anestesisti dal mese prossimo».
IL 40% DEI POSTI DI SPECIALITA’ E’ ANDATO DESERTO NELL’ULTIMO CONCORSO
La carenza di figure specialistiche è strutturale: politiche di risparmio degli ultimi anni hanno impoverito le fila dei professionisti. Ma anche la retromarcia dei Ministeri di Salute e Università, che hanno aumentato le borse di studio, non ha sortito effetti: nell’ultimo test per le scuole di specialità è rimasto vuoti il 40% dei posti disponibili di anestesia.
RECUPERARE CHI ATTENDE, PRIMA CHE SI RIVOLGA A QUALCUN ALTRO
Con questo limite, che condiziona la pianificazione, l’azienda ha chiamato tutti i direttori di dipartimento per definire un piano che viene aggiustato di mese in mese, in base alla novità che arrivano: « Sappiamo benissimo che un ospedale ottiene credito e fiducia se offre percorsi chirurgici di qualità e in tempi rapidi. Questo elemento potrebbe rivelarsi un neo in questo momento, ma confido molto nella preparazione e nelle capacità del personale di questa azienda che sa di dover lavorare sodo per recuperare i pazienti rimasti in attesa, o coloro che soffrono e cercano risposte. Il punto è che, se non trovano gratificazione da una parte, si rivolgono a qualcuno altro. Il nostro ospedale ha credito e dobbiamo impegnarci per mantenere elevata la stima di cui godiamo».
MAGGIOR LAVORO PER UN PERSONALE MOLTO AFFATICATO
Farlo, però, non è come dirlo: il ritorno a ritmi di lavoro uguali a quelli dell’ultimo quadrimestre del 2019, rispettando, però, le regole del distanziamento e di sicurezza, presuppone una dilatazione dei tempi: « Il nostro personale è stanco, stremato dall’esperienza del Covid. Chiediamo loro di fare ulteriori sacrifici. Per questo abbiamo, come azienda, risorse aggiuntive e da Regione ne arriveranno altre per garantire loro una premialità: ma non sempre è sufficiente perché la stanchezza è molta».
Nonostante il dottor Arici con grande trasparenza parli di difficoltà, con altrettanta fiducia si spinge ad affermare un ritorno del 100% delle attività chirurgiche e ambulatoriali entro fine anno: « Stiamo facendo un lavoro di analisi e indagine precisa, valutando specialità per specialità e patologia per patologia. Così avremo una fotografia della situazione e potremo programmare il progressivo aumento. Anche la “Day Surgery” ricomincia, per quelle patologie meno gravi. Al momento, il mio obiettivo è di recuperare tutte le prestazioni di fascia B e C, di alta e media gravità, considerando che tutta la parte dell’urgenza è stata sempre svolta. La day surgery potrà ripartire perchè è richiesta la presenza di un anestesista nel presidio e non in sala chirurgica. A mano a mano, inoltre, che ripartiranno le visite ambulatoriali, le liste verranno aggiornate, dando sempre priorità a chi non può aspettare».
LA CHIRURGIA OCULISTICA RESTA A GALLARATE
In questo difficile puzzle da comporre, rimane esclusa la chirurgia oculistica un tempo collocata a Somma e ora spostata a Gallarate: « Spiace ascoltare alcune prese di posizione. Se avessi a disposizione il personale necessario, terrei aperte tutte le attività in ogni presidio. Purtroppo devo fare i conti con dei limiti e cercare la soluzione più efficace ed efficiente. L’attività oculistica a Somma, essendo composta per il 90% di cataratte, non ha bisogno della presenza fissa di un anestesista nel blocco operatorio ma solo in azienda. Tenere aperta la chirurgia oculistica, però, vorrebbe dire tenere fisso a Somma un anestesista che, così, non fa altro. Accorpando tutto a Gallarate, posso usufruire del Rianimatore sia per l’oculistica sia per altre evenienze chirurgiche che siano ortopediche, di chirurgia generale o oncologica. Così ottimizzo e ottengo risultati maggiori. Non c’è altra spiegazione su quello spostamento: solo un utilizzo oculato e ottimale della risorse a disposizione».
CARENZA DI MEDICI
Superata la pandemia, la sanità si trova con gli stessi problemi, forse, ulteriormente acuiti: « Purtroppo, in questi mesi, mentre abbiamo un numero adeguato di infermieri e tecnici, purtroppo abbiamo dovuto registrare un calo importante di medici. Il problema è generalizzato, a partire dal pronto soccorso che non ha abbastanza specialisti a disposizione. Non si trovano pediatri e nemmeno psichiatri. I bandi non bastano, chi li ha, se li tiene ben stretti. Francamente, è complicato»
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