Le famiglie sinti chiedono i danni al sindaco di Gallarate che li ha chiamati “ladri”
Le due famiglie tornate in via Lazzaretto hanno depositato un'azione civile per 210mila euro contro il sindaco che li ha definiti ladri d'acqua. A questo si aggiunge anche una denuncia penale
Le famiglie sinti tornare in via Lazzaretto contrattaccano.
E lo fanno su tre terreni: amministrativo, civile e penale, con tre atti distinti.
A far più rumore sarà probabilmente l’azione civile, depositata in tribunale a Busto Arsizio, con cui le famiglie chiedono 210mila euro di danni al sindaco. Non al Comune, ma ad Andrea Cassani, perché la questione riguarda le frasi pronunciate da Cassani: «Rubano l’acqua e nessuno fa niente», aveva detto il primo cittadino, polemizzando anche con Questura e Prefettura («vedremo quando si decideranno a intervenire per interrompere il furto d’acqua»).
Le due famiglie sinti tornate in via Lazzaretto usavano i pozzetti d’acqua che il Comune aveva installato nell’area attrezzata, che non erano mai stati chiusi. «Il sindaco nei mesi scorsi ha dichiarato pubblicamente, senza mai smentire, che i miei clienti abbiano rubato l’acqua» dice l’avvocato Luca Bauccio, legale delle famiglie.
«Chi ruba acqua è ladro ed è soggetto ad azione penale, viene processato. I miei assistiti non hanno mai rubato l’acqua: nell’area si trovano sedici pozzetti d’acqua allestiti dall’amministrazione comunale, perché sedici erano le famiglie a cui era stato consentito allacciarsi. I pozzetti sono rimasti aperti dopo l’allontanamento delle famiglie, senza che nessuno si preoccupassero di chiuderli. I miei assistito hanno anzi chiuso alcuni dei pozzetti per evitare lo spreco». Come detto l’azione dell’avvocato poggia anche sul fatto che nessuna contestazione è stata oggi mossa verso le famiglie: «Come fa il sindaco ad accusarli di furto di acqua pubblica?»
Di qui la causa civile: «Per noi è responsabile di diffamazione: per questo è stata presentata una richiesta risarcitoria civile di 210mila euro per il danno causato alla reputazione, avendo indicando tutti i presenti come ladri, una accusa mortificante».
La mossa sul piano amministrativo
Seconda mossa, la contestazione sul piano amministrativo dello sgombero da via Lazzaretto. «Lo sgombero del 2018 fu un’azione illegittima» sostiene Bauccio. «I miei assistiti avevano pieno diritto di vivere nell’area di via Lazzaretto. A mio parere non c’è nessun fondamento giuridico per l’ordinanza eseguita tre anni fa, che fu attuata tra l’altro con l’utilizzo di ruspe, che furono usate come strumento di pressione. All’epoca ha vinto la paura, ma oggi sarà diverso: il sindaco non può agire da uomo di partito, è un uomo delle istituzioni. Sulla base di un provvedimento che reputiamo illegittimo abbiamo chiesto al Tar l’annullamento dell’ordinanza con sospensiva urgente. Sul punto decideranno i magistrati».
L’avvocato Luca BauccioLa denuncia penale al sindaco di Gallarate per la ruspa al campo sinti
Se Cassani era già uscito indenne da una precedente azione legale penale avviata dall’avvocato Romano per conto dei sinti (per cui la sua posizione è stata archiviata), ora potrebbe dover fronteggiare una seconda iniziativa sul piano penale: una denuncia per violenza privata, per quanto accaduto lo scorso 31 agosto, quando al campo sinti ricomparve anche una ruspa (che non trovò niente da abbattere.
«Non c’era nessun abuso edilizio. La presenza della ruspa, ne deduciamo, era a scopo intimidatorio, ai danni dei miei clienti, tra cui anziani e donne incinte» dice l’avvocato Bauccio. «Solo l’intervento del mio studio li ha rassicurati. E di questo il sindaco risponderà davanti ai magistrati del tribunale di Busto, dove la denuncia è stata depositata questa mattina».
Per l’avvocato Bauccio l’azione con la ruspa («una comparsata») era pretestuosa e potrebbe anche configurare un danno erariale. «Per un anno e mezzo il sindaco ha tollerato la presenza dei miei assistiti a 50 metri di distanza dall’area dove oggi si sono stanziati. Cassani lo sapeva e ha chiuso gli occhi: li ha riaperti solo quando si sono rispostati di 50 metri andando su un terreno dove, a mio parere, possono stare. Ma che legalità è questa? Di fronte a famiglie che non hanno mai arrecato danno a nessun gallaratese».
Infine un’ultima nota l’avvocato Bauccio la riserva alle parole con cui il sindaco aveva annunciato «Prenderemo provvedimenti» verso il legale. «Non accetto ricatti e intimidazioni, lo invito a rettificare la frase perché altrimenti dovrò agire anche io in sede giudiziaria. Non si minacciano le persone».
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