Il “comizio a metà” di Matteo Salvini a Varese
È stato un evento strano, un po' bagno di folla un po' appuntamento senza pretese, quello che ha visto protagonista Matteo Salvini, a Varese in piazza XX Settembre, nel pomeriggio del 29
Come conferenza stampa era affollatissima ma non era ancora un comizio, per dimensione e struttura.
Così è stato un evento strano, un po’ intervista collettiva un po’ bagno di folla ma senza pretese, quello che ha visto protagonista Matteo Salvini, a Varese in piazza XX Settembre, nel pomeriggio del 29.
Naturalmente, ha parlato a ruota libera: seguendo il filo delle domande dei giornalisti, molti dei quali arrivati da Milano e oltre, a caccia di indiscrezioni.
Sul caso Morisi ha liquidato la questione con un «Non commento la vita privata», puntando invece sulla condanna alla “droga” e deviando sull’indignazione per «chi vuole legalizzare la droga leggera. Le droghe sono droghe, punto».
Sull’operato di Draghi: «Per quel che ha fatto la Lega sono soddisfatto – ha detto – Per il resto, ne riparliamo dopo il 31 dicembre, perchè quel giorno scade “quota cento” e il rischio è di fare un salto indietro, tornando alla legge Fornero».
In compenso, dal punto di vista della lotta al Covid: «avere Draghi e Figliuolo invece che Arcuri e Casalino è tutta vita. Se ci fossero loro saremmo tutti in altre condizioni ora. Permettetemi però di aggiungere un ringraziamento ai governatori delle regioni e in particolare, visto che siamo a Varese, ad Attilio Fontana, che è stato vittima di un massacro mediatico indegno e volgare nei mesi scorsi».
Su Varese ha risposto alle parole di Galimberti, dicendo: «Se un sindaco uscente dopo 5 anni di presunto lavoro come argomento di campagna elettorale ha che Salvini non deve venire a Varese, come varesino sarei preoccupato, perchè io da un sindaco mi aspetto altri argomenti»
Sulle elezioni: «Noi abbiamo 900 sindaci, e per capire se avremo vinto la faccenda è matematica: se alla fine avremo piu sindaci noi, avremo vinto». In compenso ha rifiutato categoricamente l'”insinuazione” di una concorrenza interna con Fratelli d’Italia: «Il mio avversario è il centro sinistra, non è il mio alleato» ha risposto.
E quando gli hanno chiesto a proposito dell’elezione del Presidente della Repubblica, chiedendo se in questo momento preferisse Mattarella o Draghi, ha risposto: «Non fatemi fare scelte, sarebbe mancanza di rispetto nei confronti sia di Mattarella che di Draghi”. Ma ha aggiunto subito, apparentemente senza legami con la domanda, «L’italia di Berlusconi era un Italia che cresceva, era accreditata» riportando il nome del Cavaliere nella discussione sul Presidente della Repubblica. E ha aggiunto anche: «Io penso che Draghi da questo punto di vista abbia una opportunità, perchè non c’è piu la Merkel e fra poco non ci sarà nemmeno piu Macron. Perciò se ce la giochiamo bene diventiamo piu centrali».
Su Giorgetti, invece, se l’è cavata con una battuta, quando qualcuno gli ha chiesto com’erano i rapporti in questi giorni con lui: «Quasi intimi» ha risposto. Chissà in che senso.
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