Anna da Ferno, la signora delle fruste
Quella che un tempo impiegavano i carrettieri, oggi elemento per esibizioni. Anna La Salandra è attiva da 36 anni nella tutela del patrimonio immateriale che ricorda radici contadine che resistono

Da trentasei anni fa schioccare una frusta in aria.
Anna La Salandra guida oggi il gruppo dei “frustatori di Ferno”, ensemble folkloristico che s’ispira al mondo contadino di un tempo e al gesto dei carrettieri.
«Sono nel gruppo dal 1985, l’anno dopo che era stato costituito» racconta La Salandra, che oggi è presidente dell‘ensemble. E che si potrebbe fregiare del titolo di “signora delle fruste” perché ha ricevuto il premio alla carriera concesso per la prima volta a una donna nell’ambito del “Raduno delle fruste” a Russi, nella ubertosa pianura romagnola tra Forlì e Ravenna.
Sabato 18 settembre il gruppo di Ferno – paesone accanto all’aeroporto di Malpensa – si è esibito a Russi insieme alla “Banda del passatore” ed altre formazioni romagnole custodi di elementi di folklore e tradizione, quella dei balli sulle aie delle cascine e quella degli “sciucaren”, gli schioccatori di frusta: il raduno fa parte della più ampia “Fira di sett dülur“, che quest’anno compiva 350 anni.

Antiche radici contadine
Ferno è un paese popoloso, un tempo di salde radici agricole, perse poi non solo con il boom economico ma anche per un evento specifico della zona in cui si trova: dopo la Seconda Guerra Mondiale due terzi del suo territorio sono state occupate dall‘aeroporto civile di Malpensa (quello militare, fino al 1945, era più assai più piccolo). Con la crescita dell’aeroporto, man mano, scomparve un mondo antico e vivace: i campi lasciarono posto alle piste in cemento, il bosco divenne inaccessibile, il mulino venne abbandonato e si ridusse in rovine, negli anni Novanta scomparve poi anche la “colonia agricola”, dove i carcerati per reati minori imparavano a darsi da fare sui campi.
Come in altre località, anche a Ferno si cercò di salvaguardare un po’ delle specificità locali con un Palio dei Rioni, che custodiva i nomi delle diverse zone del paese (il baragiò, Castigneu, Ciapascia e così via) e prevedeva una corsa con gli asini. Come spesso accadeva un tempo, il nomignolo dato agli abitanti del paese non era proprio benevolo («asnitt»): per quella ragione il palio si correva su asini.
Proprio dentro al palio, insieme al gruppo degli sbandieratori, nacque anche il gruppo dei frustatori, che – con lo schioccare delle fruste e i vestiti caratteristici – creava attenzione.

Le fruste utilizzate nello spettacolo sono esse stesse attrezzi di pregevole fattura, costituite da lunghe corde intrecciate ed impreziosite da un manico di legno ricavato dal tronco di una pianta comunemente detta bagolaro (Celtis Australis).
I frustatori di Ferno, tra radici e attività sociale
Il gruppo è poi sopravvissuto al palio, interrottosi negli anni Novanta: «L’obiettivo di questo gruppo è tenere insieme i giovani, dare una occasione per esprimersi ed essere protagoniste: abbiamo sempre creduto a questo scopo» dice ancora La Salandra, che tiene molto a raccontare il lavoro collettivo.
Oggi il gruppo conta quattordici membri e si esibisce anche in altre feste ed eventi, nella zona tra Varesotto e Alto Milanese e non solo, con le fruste che ritmano la musica. L’associazione dentro il paese è anche attiva in altri progetti che tramandano le consuetudini locali, in un territorio che è quasi ai margini dell’enorme area metropolitana di Milano (simboleggiata proprio dall’aeroporto intercontinentale, che si ferma a due passi da una chiesetta secolare), in cui gli stessi confini tra i paesi non sono più netti.
La Salandra è stata a lungo segretaria del gruppo, dal 2006 è presidente dell’ensemble folkloristico. “La sua instancabile opera e la sua tenacia – si legge nella motivazione del premio alla carriera – fa si che il Gruppo di Ferno continua a portare per la nostra bella Italia e per il mondo quella tradizione legata ai carrettieri“.
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