A Casa Morandi in mostra i ritratti di Furio Cavallini agli ospiti dell’ex manicomio di Trieste
Il vernissage è in programma sabato 9 ottobre. Sarà presente la figlia dell'artista Giulia Cavallini
in occasione della Giornata mondiale della salute mentale del 10 ottobre, inaugura sabato 9 ottobre alle ore 16, presso la Sala Nevera di Casa Morandi a Saronno, la mostra “Purgatorio. I sospesi”, che esporrà i ritratti realizzati negli anni ottanta agli ospiti dell’ex-manicomio di Trieste da Furio Cavallini, pittore attivo tra Toscana, Lombardia e Friuli dagli anni ’50 fino alla sua scomparsa nel 2012.
La mostra è una testimonianza artistica della condizione di isolamento che comporta la malattia mentale. Organizzata in occasione del 700° anniversario della morte di Dante dall’Associazione Flangini, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Saronno, la mostra, a cura di Elisa Favilli e Cristina Renso, con l’intervento di Diego Furgeri, vuole omaggiare la figura di Furio Cavallini in vista dei dieci anni dalla sua scomparsa.
Sarà aperta fino al 24 ottobre.
Al vernissage, che anticiperà di un giorno la giornata mondiale della salute mentale del 10 ottobre, saranno presenti alcuni ragazzi dell’Accademia del Profondo, per una breve dimostrazione del loro recente lavoro sull’Inferno di Dante, e la figlia dell’artista, Giulia Cavallini, che racconterà della singolare esperienza vissuta dal padre nell’ex-ospedale psichiatrico di Trieste, dove Franco Basaglia aveva esercitato fino alla chiusura. Inoltre, saranno letti alcuni testi degli scrittori Luciano Bianciardi, Carlo Cassola e Mauro Furgeri, amici di Furio Cavallini.
Pittore molto noto dalla metà del secolo scorso, Furio Cavallini ha intensamente lavorato tra Toscana, Lombardia e Friuli. Da artista provocatorio, già negli anni sessanta coglie le contraddizioni di un eccessivo sviluppo economico che porta all’alienazione dell’uomo e all’estenuazione fisica fino alla malattia. D’altro canto la malattia è un’esperienza che l’artista conosce nel 1955-56, quando viene ricoverato al sanatorio di Firenze. Anche in questa situazione di sofferenza l’artista disegna “furiosamente”: attraverso rapidi, ma intensi schizzi ritrae gli altri pazienti. «Descrive senza parole la fugacità del tempo, la bellezza dell’anima. Firenze apprezza i suoi lavori. Qui realizza una serie di mostre che premiano il suo punto di vista critico e la sua capacità di raccontare il tempo sospeso nell’immobilità di un quotidiano fatto di particolari.» (Elisa Favilli)
La mostra dedica un’intera sezione ai ritratti dei malati dell’ex-manicomio nel Parco di San Giovanni a Trieste, dove nel 1987 Cavallini si rifugia, trasferendovi il suo studio, lasciata Milano a seguito di una crisi creativa. In neanche un anno realizza numerosi dipinti e disegni che ritraggono gli ultimi ospiti dimenticati nella struttura psichiatrica ormai chiusa, cogliendo la loro condizione “purgatoriale”. Dalla sintonia di pensiero con lo scrittore Luciano Bianciardi e dalla loro amicizia nasce uno dei temi fondamentali della sua arte. La natura disabitata diventa un tema morale, che si contrappone alla realtà milanese contemporanea e all’ottimismo economico di quegli anni, che vedono «un oceano di gente che quotidianamente la vive muovendosi dentro un paesaggio segnato dalla scansione delle case e dei grattacieli, da un centro che si perde dentro i nuovi quartieri e le sue numerose periferie. Qui la campagna è inesistente.» (Elisa Favilli)
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