Da Gallarate ad Amsterdam, Michela Grasso e il suo primo libro: “La mia generazione è costretta a partire”
Il libro di Michela Grasso, autrice del profilo Spaghettipolitics sulla vita dei giovani italiani all'estero, che vanno a prendersi un futuro che in Italia, oggi, non c'è
Un blog su Instagram da 229mila follower (Spaghettipolitics), la rubrica su Grazia “lo spaghetto politico”, gli Stati Uniti, l’Olanda e ora la Francia.
Michela Grasso ha 22 anni e da quattro anni ha lasciato Gallarate, la città natale, per studiare e lavorare all’estero; durante l’università ad Amsterdam, dove ha studiato Scienze politiche, ha aperto il profilo Spaghettipolitics per parlare di politica italiana e non solo che, l’anno scorso, grazie all’assist di Chiara Ferragni, ha avuto un’impennata di seguaci e di visibilità.
Martedì 26 ottobre uscirà per Deagostini il suo primo libro, Il futuro non può aspettare – perché la mia generazione è costretta a partire: «Da quattro anni non vivo più in Italia, la prima volta che me ne sono andata, per 10 mesi, avevo appena compiuto 17 anni. Da anni cerco di vedere la mia generazione rappresentata, nei salotti televisivi, tra gli articoli di giornali, e non riesco a trovare nulla. Perché a parlare di me, di noi, deve essere il solito uomo di 65 anni che non ha mai lasciato l’Italia? Perché a parlare di precarietà, di lavoro che manca, di stage non pagati, di biglietti di sola andata, devono essere le solite persone, comodamente sedute negli studi la7/rai/Mediaset, lontane da noi centinaia di anni luce?», ha scritto nel post su Instagram per annunciare l’uscita.
Il libro si può già preordinare online; «Sono agitata», racconta l’autrice, «perché non sono in Italia e vorrei esserci quando esce, forse tornerò a novembre».
Michela Grasso – foto di Matteo Moretti AzzalliIl libro e la verità sui giovani italiani all’estero
Così Grasso ha deciso di dare voce alla propria storia e a quella di tanti expat della sua generazione. «A gennaio dell’anno scorso la casa editrice mi aveva chiamato per propormi un progetto su un libro sugli italiani all’estero; da sola non ci avrei mai pensato», spiega Grasso, che per scrivere Il futuro non può aspettare si è rifatta prima alla propria storia personale e a quella di altre decine di italiani che si sono lasciati tutto alle spalle, delusi da un Paese che non è fatto per giovani.
La fuga degli italiani all’estero è un problema per l’Italia: nel 2019 si contavano 250mila giovani espatriati in dieci anni, un dato che è costato al Paese ben 16 miliardi.
«Dopo i capitoli sulla mia storia ne tocco altre, di chi è partito e della fortuna o dello sfruttamento che ha trovato all’estero»: nella pagine del libro trovano spazio anche i temi politici, la discriminazione in Italia – «che ha portato un ragazzo gay, una ragazza nera e una disabile a lasciare il Paese» -, i rapporti di coppia e la nostalgia.
Le storie raccolte sono di tanti ragazze e ragazzi come lei, che hanno guardato in faccia la realtà dell’Italia e hanno deciso di non stare al gioco, cercando di costruire il proprio futuro in un altro Paese: «Ce ne andiamo perché all’estero è più semplice; alcuni dei ragazzi di cui parlo nel libro li conosco di persona – sono amici e compagni di università – altri li ho conosciuti sui social grazie alla numerosa community».
“L’estero non è la terra promessa”
La passione per i viaggi è nata molto presto, insieme alla sofferenza verso la vita provinciale: «Crescere in provincia non mi è mai piaciuto – lamenta – per la mentalità chiusa e ho sempre voluto andarmene via, i miei genitori mi hanno sempre appoggiato». In quarta superiore la prima occasione di vivere all’estero, passando un anno negli Stati Uniti: «Mio padre mi aveva parlato del programma dell’anno all’estero, così sono partita e sono stata un anno con una famiglia olandese, è lì che mi sono innamorata dell’Olanda».
Così, finito il liceo, la scelta di studiare ad Amsterdam, che, però, non si è rivelata la terra promessa che si aspettava: «Ad Amsterdam ho fatto la cameriera per i primi due anni, mentre l’anno scorso ho fatto da assistente ad un ragazzo disabile. L’estero non è certo la terra promessa: ad Amsterdam si fa carriera più velocemente nei lavori più istituzionali, ma se sei uno studente straniero ventenne trovi lavoro solo come cameriere e spesso non si è pagati bene».
A settembre si è trasferita in Francia per un anno sabbatico in attesa di decidere per il master, probabilmente sempre in Olanda: «I due anni di università con il Covid sono stati molto pesanti, quindi ho aderito al Corpo europeo di solidarietà: per 11 mesi sarò vicino a Bordeaux e lavorerò per una organizzazione che si occupa di educazione del territorio, io lavoro nell’ufficio comunicazione».
Cosa provi quando torni in Italia per le vacanze? «Adoro tornarci, sono felice perché vedo i miei amici, la mia famiglia e vado al mare dai nonni», anche se basta poco a farle tornare la voglia di fuggire di nuovo.
E allora lei fugge di nuovo, corre lontano per afferrare il futuro che le spetta e che qui non avrebbe: «Andare via è difficile e doloroso; c’è tanta nostalgia perché me ne vado per avere delle possibilità che all’estero ho e che l’Italia non mi potrebbe dare».
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