Matteo Contini, sguardo al girone del Varese: “Novara più attrezzato ma tutto si decide da marzo in poi”

L'ex difensore era al "Franco Ossola" per la partita con l'Asti: «Seguo Serie C e D in attesa di una panchina dopo l'addio alla Pergolettese. Non ho mai giocato nel Varese: chissà se un domani non possa allenare la squadra della mia città»

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Domenica scorsa, in occasione di Varese – Asti, tra il pubblico della tribuna di Masnago è stato segnalato anche Matteo Contini. 41 anni, di Gemonio, Contini è stato per molti anni uno dei calciatori varesotti più in vista con quasi 270 presenze tra Serie A, Liga e coppe varie condite da quattro reti che per un difensore centrale rappresentano un buon bottino. Lasciato il calcio giocato, l’ex di Parma, Napoli e Saragozza ha iniziato la carriera di allenatore, portando la Pergolettese a una sorprendente promozione in Serie C nel 2019. Dopo le dimissioni con la squadra cremasca, Contini è alla finestra e ne ha approfittato anche per osservare da vicino il Varese.

«In questo periodo sto girando diversi stadi tra il sabato e la domenica. Seguo soprattutto i campionati di Serie C e Serie D, un po’ per tenermi aggiornato, un po’ perché il calcio continua a piacermi molto, un po’ per vedere quelle squadre che, se arrivasse una chiamata, potrei trovarmi di fronte. Domenica avevo l’occasione di venire a Masnago: ero curioso di vedere il Varese che era partito bene. Peccato per questa flessione».

Che squadra ha visto?

«Credo che il Varese si sia trovato “spiazzato” per essere andato in svantaggio. Ho avuto l’impressione che avessero preparato la partita in un altro modo e quando si sono trovati sullo 0-1 abbiano faticato per quel motivo. Devo anche dire che il campo non era nelle migliori condizioni e non ha aiutato la squadra che poi, quando è riuscita a costruire una bella azione è arrivata al pareggio. Se avessero sfruttato meglio qualche altra situazione di gioco, avrebbero centrato la vittoria. Ho visto un po’ di timore nei giocatori ma ovviamente non so quale sia il motivo: forse solo un periodo “no” dal quale però possono uscire. A margine, mi ha fatto piacere vedere Premoli che ha giocato con me e Tosi che ho avuto a Crema anche se fu fermato da un infortunio quando c’ero io».

Lei dopo la Pergolettese non è tornato in panchina. Addirittura si era dimesso, cosa rara tra i suoi colleghi.

«Ho terminato la carriera a Crema, ero lì da tre anni e sono emerse vedute differenti rispetto a quelle della dirigenza. Era inutile tirare troppo in lungo la situazione e così mi sono dimesso perché non avvertivo più fiducia in me. Se non posso lavorare nel migliore dei modi non ho problemi a lasciare. Detto questo, con la Pergolettese sono comunque rimasto in buoni rapporti, semplicemente erano terminate le condizioni per restare in quel momento».

Curioso che un giocatore di Gemonio, cresciuto calcisticamente nel Verbano prima di andare al Milan non sia mai passato per Varese.

«È vero: non ho mai avuto la fortuna di giocare nel Varese e mi dispiace. Sono stato molto vicino a vestire il biancorosso quando la squadra era in Serie B ma poi il mio arrivo non si è mai concretizzato (pare fu Mauro Milanese a non essere convinto, a cose quasi fatte; oggi Contini glissa su quella vicenda ndr). Chissà se un domani possa venire a Masnago per allenare la squadra della mia città. Sarebbe una decisione di cuore e di passione e se capitasse mi piacerebbe molto. La mia porta per il Varese sarà sempre aperta».

Come le sembra il girone del Varese?

«Ci sono tante squadre valide e con un passato importante come lo stesso Varese, il Novara ma anche il Gozzano che in questi anni si è messo in luce. O il Bra, che l’anno scorso ha fatto bene. Mi sembra difficile ed equilibrato e non saprei fare un pronostico preciso: ora è davanti il Chieri mentre mi pare che il Novara possa essere più attrezzato. Il Varese potrebbe puntare a recuperare e restare in una posizione medio-alta per poi vedere come si evolve il campionato da marzo in avanti, quando cioè si iniziano a tirare le somme. Mi piace ricordare che non sempre le squadre più ricche alla fine vincono: noi a Crema ottenemmo la promozione pur avendo nel girone avversarie come Reggiana e Modena. Serve qualità e poi, quando conta, anche la forza che il gruppo riesce a esprimere».

Oggi Matteo Contini che allenatore è?

«A livello tattico, parto dalla difesa a quattro e da lì comincio a costruire il resto. Credo nell’importanza dei giocatori e penso che vadano sempre considerate le caratteristiche di quelli che si hanno a disposizione. Ho delle idee e mi piace provarle in allenamento, però penso anche che non serva imporre la propria decisione quando questa, alla prova del campo, non funziona. La regola dei cinque cambi oggi permette di impostare una partita in modo un po’ diverso rispetto a prima ed è chiaro che chi ha a disposizione una rosa più completa può fare tesoro di questa norma. In Serie D poi c’è uno scoglio ulteriore, quello degli under: bisogna trovare il giusto equilibrio tra vecchi e giovani ma anche saper scegliere bene sul mercato».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 28 Ottobre 2021
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