Ecco perché è necessario eliminare gli scoiattoli grigi, in Emilia Romagna come in altre regioni
Una decisione che sta generando grande indignazione che tuttavia merita una chiave di lettura più accurata, accantonando l’emotività e approfondendo il tema “specie aliene”
“Assassini/Dovrebbero fare lo stesso a chi ha avuto questa brillante idea/L’uomo è l’unico animale che merita l’estinzione/ ma perché non li sterilizzano?/ Vergognatevi!”
Sono solo alcuni dei tanti commenti indignati che si possono leggere sotto le pagine social delle testate che in questi giorni hanno annunciato la decisione di Regione Emilia Romagna: sopprimere gli scoiattoli grigi, al secolo Sciurus carolinensis, considerata fra le 100 specie più invasive del Mondo dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
Abbiamo raggiunto e intervistato il professor Adriano Martinoli, docente di Zoologia e Conservazione della Fauna dell’Università degli studi dell’Insubria che da molti anni si occupa, fra le altre cose, proprio dello studio dello scoiattolo grigio in relazione a quello rosso.
Con il professor Martinoli proveremo a spiegare le ragioni di una scelta che – comunicata in maniera errata e con l’obiettivo di cavalcare la lecita indignazione di chi ne legge senza sapere i retroscena – sta letteralmente scatenando la rabbia del web.
Lo Sciurus carolinensis, il grigio, è uno scoiattolo originario del Nord America (Canada e Stati Uniti) importato in Europa a partire dalla fine dell’800. Potremmo definirlo “il cugino Yankee” del nostro scoiattolo, l’Euro-asiatico Sciurus vulgaris, per gli amici “scoiattolo rosso”.
La minaccia
In generale le specie cosiddette “aliene” rappresentano uno dei più grossi problemi legati alla tutela della biodiversità. Si legge sul sito del Ministero della Transizione ecologica che:
“Tra le principali causa di perdita di biodiversità, in Italia e nel mondo, ci sono le cosiddette “Specie esotiche invasive”. Si tratta delle specie di animali e di piante originarie di altre regioni geografiche (volontariamente o accidentalmente introdotte sul territorio nazionale), che hanno sviluppato la capacità di costituire e mantenere popolazioni vitali allo stato selvatico e che si insediano talmente bene da rappresentare una vera e propria minaccia.”
Accade così che lo scoiattolo grigio, molto adattabile a nuovi habitat, si inserisca perfettamente in quello che era da secoli dello scoiattolo rosso, andando a sottrarre a quest’ultimo le risorse alimentari che che immagazzina per poter sopravvivere durante l’inverno. Più grosso, più forte e meglio adattabile, il grigio condanna inesorabilmente all’estinzione il rosso.
Un problema europeo
L’Unione Europea ha emanato il Regolamento 1143/2014 recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive. La decisione di regione Emilia Romagna di procedere alla rimozione degli esemplari di scoiattolo grigio si inserisce perciò nel quadro più ampio di una legislazione che guarda il problema nella sua complessità. Si è parlato in questi giorni dell’Emilia Romagna semplicemente perché lì il problema è recente. Si pensava, e sperava, di poter contenere la sua espansione entro i confini della Lombardia (che combatte da anni il problema insieme ad altre regioni quali, fra le altre, Liguria, Piemonte, Umbria e Veneto ) e invece si è iniziata a registrare la presenza del grigio anche in questa regione.
Perché per forza la soppressione? Non si possono sterilizzare?
Ci spiega il professor Martinoli che la sterilizzazione può essere una soluzione solo se si ha la possibilità di intervenire con la assoluta certezza che questa riguardi tutti gli esemplari. Si deve trattare quindi di una popolazione assolutamente controllata, per fare un esempio chiaro: un gruppo di scoiattoli in una gabbia di uno zoo è un gruppo controllato. E già qui si intuisce la non fattibilità della cosa, avendo a che fare con popolazioni che stanno invadendo i boschi. Qualcuno la fa poi molto facile, proponendo la castrazione chimica: “Semplicemente, gli scoiattoli grigi vengono sterilizzati attraverso un farmaco orale somministrato con una deliziosa crema alle nocciole.” Il che non solo è un’informazione parziale, ma anche molto scorretta.
Innanzitutto non si dice che la castrazione chimica è temporanea, quindi la “deliziosa crema alle nocciole” andrebbe somministrata con regolarità a decine di migliaia di esemplari, ed evitando che venga mangiata da quelli rossi. Come fare se vivono nel medesimo ambiente? Non si può certo pensare di mettere una tavola apparecchiata con scritto “riservato al signor Sciurus carolinens, vietato l’accesso al vulgaris”. Gli scoiattoli, valli a capire, hanno il brutto vizio di non leggere.
In seconda analisi, anche fosse possibile renderli sterili con piatti gourmand e deliziando le loro papille da roditori, il problema persisterebbe perché il grigio continuerebbe a sottrarre le risorse alimentari al rosso, motivo per cui era stata prevista la rimozione.
Terzo e non ultimo, in Inghilterra gli scoiattoli si sopprimono con lo stesso metodo usato in Italia, come ci testimonia il professor Adriano Martinoli, che ha seguito e conosce come si sono svolte le operazioni nel Regno Unito.
Un problema anche, o soprattutto, emotivo
Le zanzare tigre sono una specie infestante. Ogni anno vengono messe in campo operazioni massive che ne sopprimano esemplari e uova. Vi è mai capitato di leggere commenti indignati? E se fossero invece dei ragni neri, pelosi, di 20 cm, gli invasori? Il web urlerebbe al “non uccideteli assassini” o piuttosto al “date fuoco immediatamente a quelle bestie orribili”? Sappiamo tutti quale sarebbe la risposta.
Il punto, come spiega Martinoli, è che si dovrebbe evitare un approccio estetico alla fauna, che ci porta a sentirci in sintonia e a provare amore per quegli animali che, dal punto di vista squisitamente umano, riteniamo carini, coccolosi, meritevoli di salvaguardia. Quello che si dovrebbe cercare di spiegare, anche dal punto di vista giornalistico e senza puntare al “click facile” che fa leva su una comunicazione “di pancia”, è che l’eliminazione della zanzara tigre, del coleottero giapponese o dello scoiattolo grigio sono, dal punto di vista della tutela dell’ecosistema la stessa, medesima operazione.
Non ci sono animali di serie A o di serie B solo perché alcuni hanno adorabili baffetti e occhietti vispi, mentre gli altri pelli viscide, facce (per noi) discutibili e interazioni fastidiose con gli esseri umani.
Ambientalismo e animalismo sono cose diverse. L’augurio è che si faccia uno sforzo in più per spiegare alle persone che scelte obiettivamente poco simpatiche alle volte sono purtroppo necessarie, nell’ottica di una visione scientifica e volta alla tutela non di una singola specie, ma di un ecosistema. Rinunciando magari a qualche click.
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