“Il piano delle case e degli ospedali di comunità non è stato condiviso con i sindaci”
Il vicepresidente della Conferenza dei sindaci Resteghini chiede un vero coinvolgimento e racconta che il Consiglio di rappresentanza di Ats Insubria di cui è vicepresidente non si è espresso sul documento approvato

Nessun confronto ma solo un’informazione veloce. Il piano di sviluppo della rete sanitaria territoriale approvato con delibera dalla giunta lombarda non era stato preventivamente condiviso con i sindaci del territorio. È quanto sostiene il consigliere del PD Samuele Astuti sulla base anche delle dichiarazioni del sindaco di Bisuschio Giovanni Resteghini vice presidente della Conferenza dei Sindaci di Ats Insubria.
«La Giunta – afferma Resteghini – ha assunto decisioni rispetto alle iniziative sul PNRR individuando dove collocare le case egli ospedali di comunità e lo ha fatto senza un vero confronto con i sindaci che conoscono bisogni e necessità del loro territorio. In particolare sulla sanità crediamo che sia necessaria una collaborazione delle Ats e delle Asst con noi sindaci che siamo deputati a rappresentare le esigenze dei cittadini. Questa collaborazione non c’è stata e questo significa partire con il piede sbagliato. Il progetto è stato presentato solo in una videoconferenza della durata di qualche minuto. Troppo poco per dare un giudizio, tanto che il consiglio di rappresentanza dei sindaci non ha espresso alcun parere ma ha chiesto ulteriori approfondimenti. In risposta sono stati programmati due incontri seminariali il 27 e il 28 ottobre prossimi, a decisioni prese. Siamo dispiaciuti ma lanciamo di nuovo un appello a Regione e a Ats affinchè rimedino all’errore e aprono subito un vero confronto».
«Il modo di agire della Regione – conclude Astuti– non è accettabile. Siamo convinti che sul progetto delle case di comunità che inciderà sulla vita dei lombardi per decenni ci debba essere un confronto ampio con tutti i territori. La Regione non può continuare a esaltare a parole l’importanza di ascoltare i territori e poi assumere decisioni nel chiuso di palazzo Lombardia».
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