Rospi e damigelle, aironi e ghiri: il murale in terracotta racconta l’Oasi Boza di Cassano
Anni fa era una cava di argilla, un luogo quasi desertico. Oggi è ricca di "abitanti" diversi e da scoprire: il recupero è celebrato da una grande opera realizzata dai ragazzi disabili guidati da un artista
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Rospi e spighe, aironi e gufi, lepri e scoiattoli. Tra il bosco e lo stagno dell’oasi Boza, a Cassano Magnago, c’è tutto un mondo naturale da scoprire: lo racconta, lo sintetizza una grande opera che fa bella mostra di sé all’ingresso dell’area verde. Un “murale in terracotta”, frutto di sensibilità diverse tenute insieme da un artista.
Quarantaquattro sono le formelle che raffigurano la vita nell’Oasi Boza, realizzate da ragazze e ragazzi dell’AFPD (Associazione Familiari Persone Disabili). Sono stati guidati dalla mano e dalla sensibilità del maestro cassanese Adelio Cozzi, orafo, pittore, scultore e incisore.
«Dopo il portico in via cavalier Colombo e la nicchia nel muro all’ingresso della Magana» commenta il sindaco Nicola Poliseno «un altro angolo della nostra Città è stato abbellito da un’opera costruita da mani straordinarie». Il Comune si è occupato di costruire un muro in grado di sorreggere l’opera, che oltre ai 44 riquadri che raffigurano animali e natura comprende anche il simbolo del Comune, quello dell’AFPD, il logo dell’Oasi Boza realizzato da Giulia Imbellone e quello di Legambiente, che con il suo circolo da anni s’impegna nella gestione e valorizzazione dell'”oasi”, che vent’anni fa era una cava d’argilla abbandonata, d’aspetto quasi desertico.
Oggi nell’oasi s’incontrano volteggiano le libellule, le damigelle e le lucciole (cui sono dedicate escursioni specifiche nella stagione più adatta). Volano gli allocchi, gli aironi cinerini (raffigurato in due “riquadri” del grande murale), il picchio verde, in qualche caso si è affacciato anche il martin pescatore. Capita di vedere la volpe, più sfuggenti sono i topolini e il ghiro. Intorno alle acque, insieme agli insetti, si aggirano raganelle, rospi e rane. Di notte i pipistrelli fanno scorpacciate di insetti.
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La gestione dell’area umida è un bel modello diffuso, che coinvolge realtà molto diverse tra loro. Il sindaco Poliseno – all’inaugurazione del murale – ha ricordato che «l’organizzazione di giornate di grande manutenzione con le associazioni (alpini, legambiente, sci club, motoclub green pistons, only sub)» ha permesso di riaprire i sentieri ma ha consentito anche «l’attuazione concreta della compensazione ambientale di Pedemontana» che prevedeva il recupero dell’oasi, un risultato non scontato, considerando che non è infrequente che le compensazioni rimangano sulla carta o vengano attuate in modo scorretto.
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«La vittoria del Bando di Fondazione Cariplo “wet bridge” per mettere in connessione l’oasi con altre aree umide, la messa a dimora di oltre 1.000 piante di pregio e autoctone, la programmazione di eventi con gli Amici dell’Oasi, il recente accordo di concessione con Legambiente Cassano per una costante programmazione di manutenzione e attività promozionale sono i pilastri su cui si è costruita la rinascita dell’Oasi Boza».
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