Se i bambini non iscritti all’asilo imparano nel bosco

Mentre la frequenza delle scuole dell'infanzia cala dal 98% al 95% (-1500 alunni in un anno), si moltiplicano gli Asili nel bosco ispirati all'outdoor education che accolgono centinaia di bambini

Goccia dopo goccia

Mentre le scuole dell’infanzia pubbliche e paritarie fanno i conti con un drastico calo degli iscritti, solo in parte imputabile al forte calo demografico, nei boschi di Varese e provincia fioriscono e rifioriscono asili e scuole nel bosco.
Si tratta di “esperienze di educazione permanente in natura” improntate all’apprendimento all’aperto o outdoor education, offrendo cioè ai bambini la possibilità di crescere e imparare trascorrendo le loro giornate all’aperto, a diretto contatto con la natura e il territorio che li circonda, potendo contare su un piccolo rifugio coperto in cui ripararsi quando proprio il meteo permette di star fuori.

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Nuovi Asili nel bosco crescono

Il primo Asilo nel bosco della provincia di Varese è nato quasi 15 anni fa a Castello Cabiaglio su iniziativa di un gruppo di genitori sostenuta dall’Amministrazione comunale. Un’esperienza talmente pionieristica e fortunata per le famiglie, gli educatori e per tutta la comunità «da essere citata in letteratura nei testi dedicati all’outdoor education”, racconta l’educatrice dell‘asilo Il bosco verde, che negli anni è cresciuto e si è radicato sino a diventare una scuola paritaria gestita dall’omonima cooperativa. Una realtà talmente solida da sostenere la nascita di una nuova esperienza educativa all’aperto, La cassa nel bosco, creata da un gruppo di genitori.

Come sono nati e rinascono gli asili nel bosco a Castello Cabiaglio

L’esigenza di permettere ai bambini di riscoprire il rapporto con la natura e di imparare dai suoi ritmi, spinge molti genitori e gruppi di genitori più o meno strutturati in associazione, a creare realtà educative alternative alla scuola dell’infanzia e centrate sul vivere all’aperto. È nata così qualche anno fa la Tana di Piripù, al Bostano di Laveno Mombello (a questo link il racconto di una mamma), mentre quest’anno i “nuovi asili nel bosco” sono almeno due: La Tana nel bosco, nata dall’esperienza del campo estivo del Bosco dei curiosi a Cassano Magnago, dietro il parco della Boza, e Amaltheatro, promosso dalla compagnia teatrale Roggero ad Angera.

Fin qui gli asili. Ma succede anche qui che le famiglie scelgano di proseguire con l’outdoor education per i figli anche nella scuola primaria: nascono così le Scuole nel bosco, come Goccia dopo Goccia, a Villadosia. Sono progetti di educazione parentale che garantiscono il raggiungimento delle competenze scolastiche richieste dal Ministero (alla fine di ogni anno i bambini si sottopongono a un esame nelle scuole statali) ma con percorsi di apprendimento esperienziali a diretto contatto con la natura.

Goccia dopo goccia è nata una scuola nel bosco

Calo demografico del 27,5% in 10 anni ed effetto covid

Il tasso di natalità in provincia di Varese è diminuito del 27,5% in 10 anni, dal 2010 ad oggi. Un dato che pesa molto sull’organizzazione e sempre di più anche sulla sopravvivenza degli asili, con il il rischio di veder significativamente contrarsi l’offerta territoriale di servizi per la prima infanzia. Difficoltà cui si aggiungono gli effetti collaterali della crisi sanitaria in corso.

«La sensazione è che ci siano molte famiglie spaventate dal Covid, sia perché ci sono particolari fragilità in casa o perché per i bambini così piccoli non è possibile l’uso di mascherina”, ci aveva raccontato qualche settimana fa Maria Chiara Moneta, presidente provinciale della Fism, rete cui aderiscono oltre 160 scuole dell’infanzia nel Varesotto.

Più che raddoppiati nel 2021 i bambini che non vanno all’asilo

E in un ordine di scuola come quello dell’infanzia può quindi capitare che i genitori di bambini tra i 3 e i 6 anni, per cui non vige l’obbligo scolastico, preferiscano tenere i figli a casa. Vuoi per paura della pandemia (leggi qui il racconto di mamma Ilaria, di Saronno), oppure per sopraggiunte difficoltà economiche dovute alla crisi economica, scoraggiati anche dal rischio che le classi rimangano chiuse per settimane per quarantena».

E la pandemia potrebbe in questo senso aver contribuito anche alla maggiore fiducia negli Asili nel bosco, che solitamente contano su numeri (classi o bolle) più piccoli e tanta attività all’aria aperta, contesto in cui i contagi sono meno probabili rispetto agli ambienti chiusi.

Lidia Romeo
lidiaromeo@gmail.com

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Pubblicato il 12 Novembre 2021
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