Con “Chiamami Giorgio” Di Luciano racconta le difficoltà delle periferie
L’autore, che dai primi anni Settanta vive a Varese dove ha insegnato fino alla pensione in una scuola statale, ha scritto numerosi altri romanzi
È ambientato nella periferia di una grande città. Protagonisti sono due ragazzi che frequentano la stessa classe, ma due ambienti diversi: Giorgio frequenta il bar Il campione, Giulio il Centro guidato da una donna coraggiosa, la signora Anna. Due mondi inconciliabili: il bar è ritrovo di delinquenti, sbandati e spacciatori; il Centro è il punto di riferimento di adulti e ragazzi che praticano la solidarietà e la cittadinanza attiva. Giulio si troverà a essere perseguitato e minacciato perché ha scritto sul giornalino scolastico un articolo di denuncia contro gli spacciatori. Ad accusarlo di infamia è Giorgio, detto il “Mancino”, che si sta avviando alla carriera criminale seguendo le orme del padre.
“Chiamami Giorgio” è il titolo del nuovo romanzo di Giuseppe Di Luciano, edito da Medusa Editrice, Napoli, inserito nella collana di scrittori moderni per la scuola.
Vi si descrivono le difficoltà e i pericoli dei ragazzi costretti a vivere nelle periferie, spesso anonime e degradate, delle grandi città. È anche un invito alla speranza, perché alla fine il “Mancino” vorrà essere chiamato solo Giorgio.
L’autore, che dai primi anni Settanta vive a Varese dove ha insegnato fino alla pensione in una scuola statale, ha scritto numerosi altri romanzi che per la loro valenza didattica sono proposti come lettura ai ragazzi della scuola media. Traggono spunto da fatti realmente accaduti o che potrebbero accadere. A suo avviso, la scuola, che si rivolge agli adolescenti, non può essere incurante di ciò che le accade intorno, indifferente a problemi quali la droga, il razzismo, le ingiustizie, la criminalità organizzata, l’inquinamento, lo sfruttamento minorile, il cyberbullismo, le trappole della Rete.
Il mondo che si presenta ai ragazzi non può essere obbligatoriamente ottimista, con la sconfitta dei cattivi e l’immancabile vittoria dei buoni. Con le soluzioni necessariamente positive, i ragazzi potrebbero essere allontanati dalla vita reale e poi mostrarsi disorientati quando entrano nel mondo degli adulti perché privi di un’adeguata coscienza critica.
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