Metamorfosi urbana a Varese: quando in piazza del tribunale c’era il convento delle Umiliate
La 37esima puntata della rubrica di Fausto Bonoldi riporta alla memoria il convento medievale, che oggi è un condominio che si affaccia su piazza Cacciatori delle Alpi
Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
Metamorfosi urbana, trentasettesima puntata: quando in piazza del tribunale c’era il convento delle Umiliate
Negli anni del “miracolo economico” e del boom edilizio, Varese ha perduto, fra le tante testimonianze del suo passato, ciò che restava del quasi millenario convento delle monache Umiliate. L’edificio di via Morazzone, qui raffigurato in una foto degli Anni Cinquanta scattata dal compianto professor Fabio Nessi, fu demolito per erigere un moderno palazzo di vetro e cemento che oggi cinge in un dissonante abbraccio stilistico la chiesa di San Martino, che Carlo Borromeo volle collegata al convento, di cui resisteva ancora negli Anni Cinquanta parte del colonnato del chiostro.
Le monache Umiliate possedevano un archivio ricco di documenti da cui risultava l’antica origine del convento, che esisteva forse prima del XII secolo e di certo nella prima metà del XIII, da quando, nel 1233, Francesco da Fossano cedette alle monache di San Martino immobili situati lungo l’attuale via Morazzone.
Ampliato per volere dell’arcivescovo ambrosiano Carlo Borromeo e da questi fatto unire alla chiesa, il convento ospitava nel 1774 ben cinquantotto sorelle, tra cui molte fanciulle della “Varese bene” del tempo.
Le monache non si limitavano alla preghiera e alla meditazione ma svolgevano anche una preziosa funzione educativa con una molto frequentata scuola femminile. Fu questo il motivo per cui le Umiliate scamparono alla mannaia delle leggi ecclesiastiche dell’imperatore d’Austria Giuseppe II ma lo “sfratto” giunse pochi anni dopo, nel 1798, quando un decreto della Repubblica Cisalpina sciolse dai voti le sorelle e confiscò i loro beni.
Del fatto approfittò il conte Vincenzo Dandolo che, acquistato il terreno a nord del convento, vi fece costruire la sua “Villa Selene”.
Le monache Umiliate entrarono anche nella cronaca di costume della prima metà del Settecento. Correva l’anno 1723 quando, pur non essendo stato ancora inventato il calcio moderno, nel nostro borgo si giocava a pallone. Il giuoco generava anche allora contrasti, non solo in campo, come quello tra i devoti della breriana Dea Eupalla e le monache di San Martino, che inflissero ai giocatori un singolare Daspo. Le suore Umiliate (e offese). In soccorso dei giocatori venne però il Comune, sempre attento a non perdere consensi, che fece spianare all’uopo la piazza di Sant’Antonio alla Motta.
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