Metamorfosi urbana a Varese: Umiliati e offesi, la “conversione” della Casa Vetera
La 38esima puntata della rubrica di Fausto Bonoldi

Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
Metamorfosi urbana, trentottesima puntata: Umiliati e offesi, la “conversione” della Casa Vetera
Non era già più come mostra la foto di circa mezzo secolo fa il Palazzo fatto costruire nell’allora piazza San Martino (oggi intitolata ai Cacciatori delle Alpi) da Cesare Paravicini, patriota, amministratore civico e cittadino benemerito. L’edificio, che il più recente restauro ha privato dei caratteri neoclassici delle origini, fu costruito nel 1841 dal notabile a cui è intitolata la via alle spalle del tribunale contestualmente al restauro della casa gotica, la Casa Vetera o Cavedra che era stata, fino alla seconda metà del Cinquecento, la residenza degli Umiliati.

La Casa Vetera occupava l’intero lato settentrionale della strada che ne tramanda il nome fino al palazzotto di piazza Beccaria. Il complesso della confraternita comprendeva una chiesa, dedicata a Santa Maria, in stile gotico lombardo.
Gli Umiliati, spesso osteggiati dal clero secolare per la loro condotta di vita poco umile, si stabilirono a Varese nella prima metà del XIII secolo e vi prosperarono, svolgendo varie attività produttive (agricola, molitoria e tessile) oltre a quella pastorale, fino al 1571, anno in cui l’ordine fu soppresso dopo che un suo membro, Gerolamo Donato detto il Farina, tentò di assassinare l’arcivescovo Carlo Borromeo con un colpo di archibugio.
Della “Madonna della Casa Vecchia”, trasformata in chiesa abbaziale dopo la soppressione degli Umiliati, si ha notizia per l’ultima volta nel 1718, quando fu concessa in uso alla Congregazione della Buona Morte. Nel 1844 Cesare Paravicini attrezzò il nuovo palazzo per ospitarvi un mercato delle granaglie: aprendo le arcate fu ricavato un porticato caratterizzato da un colonnato di cui restano tracce nella sede del Montepaschi. In seguito le arcate furono murate per aprirvi delle finestre che sono poi state chiuse in occasione del più recente restauro.
Nello stesso anno, il 1844. in cui Cesare Paravicini aprì il mercato delle granaglie nella contrada della Cavedra, la stessa idea venne al marchese Pompeo Litta che, in forza del matrimonio di Francesco Litta con Agnese Biumi, aveva ereditato il Palazzo di piazza del Podestà. Fu il nobiluomo che fece aprire il Broletto su via Veratti per stabilirvi il mercato dei grani e ricavare sotto i porticati negozi e magazzini.
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