Come raccontare l’acqua, tra passato e futuro: le testimonianze a Glocal

Da Alfa nella provincia di Varese al Delta del Po, attraverso l'acqua: le testimonianze e i racconti nella terza giornata di Glocal

festival Glocal 2021 panel su acqua alfa

L’acqua, in tutte le sue forme, è la base della nostra vita, specialmente se visualizzata come un «prisma» dalle mille facce e sfaccettature, così lo ha introdotto Eleonora Martinelli, giornalista di VareseNews e moderatrice del panel a Glocal con gli ospiti Marco Ferrari (giornalista scientifico di Focus), l’archeologa Flavia Amato e Paolo Mazzucchelli, presidente di Alfa.

Un confronto che poi è naturalmente sfociato su una riflessione importante riguardante il ruolo del giornalismo rapportato al racconto del cambiamento climatico: «La poca preparazione scientifica della maggiorparte dei giornalisti spinge a dire che la scienza debba ascoltare tutte le altre voci. Questa si somma alla volontà di avere audience: il risultato di tutto ciò è che i problemi non vengono visti come problemi».

La difficoltà nella comunicazione

Marco Ferrari si è concentrato sul rapporto tra giornalismo scientifico e acqua: «Si parla poco dell’acqua che noi possiamo utilizzare che è, in realtà, una quantità assolutamente minima presente sul pianeta. È difficile comunicare questo dato, visto che tendiamo ad utilizzare l’acqua potabile come se fosse una fonte inesauribile: insieme al ciclo dell’acqua, si sta modificando a causa del cambiamento climatico; deve essere raccontarlo attraverso uno sforo ulteriore da parte del giornalismo».

Lo sforzo, da parte del giornalismo e dei comunicatori, deve fare perno sul limite della disponibilità dell’acqua (tra il 2-5% di tutta l’acqua presente sulla terra). «Se la comunicazione non ha uno sguardo locale sui fatti e globale nei contenuti rispetto all’acqua, in futuro avremo dei problemi», ha affermato.

L’acqua della provincia di Varese

«L’acqua è come la corrente elettrica. Ti poni il problema solo quando non arriva»: a dare un quadro preciso sulla gestione del ciclo dell’acqua nella provincia di Varese, Paolo Mazzuchelli. 

Alfa, che gestisce il territorio dal 2016, ha 144 soci (135 comuni della provincia di Va, più 8 di Como). Un dato preoccupante che riguarda la provincia è la dispersione idrica del 44%, «che non fa onore alla provincia quando la media europea è del 12-13%». Una delle mission di Alfa è, dunque, arginare il dato: nel 2021 sono stati investiti 22 milioni di euro e l’anno prossimo ne verranno stanziati dai 22 ai 27 milioni di euro.

In Lombardia si paga il gestore dell’acqua 259,73 euro all’anno, la quartultima regione d’Italia. L’Italia è uno dei paesi in Europa in cui l’acqua costa meno (2,19 euro al metro cubo). «La gestione industriale di un bene primario è molto complessa, perché non c’è solo la parte economica ma anche un carico morale che ci portiamo dietro quotidianamente», ha concluso.

L’acqua tra natura e cultura

Flavia D’Amato, archeologa e consulente del Parco Regionale Veneto Delta del Po, ha invece raccontato della candidatura al Marchio del patrimonio europeo, insieme al museo archeologico di Adria, quello di Altino e quello di Venezia e, infine, al museo Delta antico di Comacchio, unendo la preservazione della natura e della biodiversità alla tutela del patrimonio artistico-culturale.

Si tratta di un progetto ambizioso, in grado di trasmettere un forte messaggio: tutela del territorio, trasmissione della sensibilizzazione e valorizzazione. «Noi abbiamo paesaggi naturali e siti culturali, un’area ambientale delicata e ricca di biodiversità, che può configurarsi come area di sperimentazione di sostenibilità. Si può anche configurare come luoghi di veicolazione della diversità culturale, perché tutti i luoghi non sono stati scenari di scontri, ma di convivenza pacifica», ha spiegato.

L’iniziativa è abbastanza giovane, ad oggi sono 48 gli iscritti al Marchio. «Abbiamo superato la pre-selezione insieme all’isola di Ventotene e nella primavera 2022 verrà giudicato da un panel europeo». Accade così che settant’anni dall’alluvione del Polesine quelle terre vivano, proprio grazie a quella stessa acqua un tempo “distruttrice”, una nuova stagione fatta di valorizzazione, progettualità e rinascita del territorio.

L’acqua come progetto urbanistico con Milano protagonista

Chiamato sul palco anche Gianluca Brambilla, vincitore della terza edizione del premio Angelo Agostini dedicato al giornalismo multimediale istituito proprio all’interno del Festival Glocal. Il giornalista si è aggiudicato il titolo grazie ad un progetto multimediale che aveva per protagonisti i Navigli di Milano, oggetto di un referendum 10 anni fa che testimoniava la volontà dei cittadini di vederli ripristinati, con la loro funzione urbanistica, ecologica, sociale. Ha spiegato l’autore “Per alcuni milanesi il progetto di riapertura dei Navigli può suonare come una semplice promessa da campagna elettorale. Ma per Roberto Biscardini, urbanista del Politecnico di Milano, si tratta della «più grande opera ecologica che Milano non ha mai avuto».

Nel corso della prima metà del Novecento, infatti, gran parte del sistema di navigazione interno milanese è stato interrato. Ad oggi rimangono soltanto una tratta del Naviglio Martesana, dove è stata realizzata una pista ciclabile, e pochi chilometri dei Navigli Grande e Pavese, che in zona Darsena sono diventati uno dei luoghi simbolo della vita notturna. Nel 2011 i milanesi furono chiamati ad esprimersi sulla riapertura dei Navigli in un referendum consultivo: oltre il 95% dei votanti si dichiarò a favore. A dieci anni di distanza, però, il progetto sembra essersi arenato e il Comune continua a scontrarsi con la difficoltà di recuperare i fondi necessari: 150 milioni nella versione “soft”, 400 per la riapertura totale dei canali.

La riapertura dei Navigli è un’operazione tanto ambiziosa quanto complessa da realizzare, che – se portata a termine – cambierebbe radicalmente il volto di Milano. Il progetto, inoltre, permetterebbe di far dialogare in modo naturale le esigenze del capoluogo lombardo – in primis, la riduzione del traffico di automobili – con un tema di portata globale, come la lotta ai cambiamenti climatici. Non solo. Per una città come Milano, spesso definita la più internazionale delle città italiane, questo progetto permetterebbe di mettersi alla pari di altre grandi metropoli europee, che già possono contare su un ricco sistema di canali di navigazione, come Amsterdam e Parigi.”

La responsabilità dei media

In chiusura un breve dibattito sul ruolo della stampa e dei comunicatori in realzione ai temi ambientali, come appunto può essere quello dell’acqua. Sia Marco Ferrari che Flavia D’Amato hanno sottolineato come una maggiore preparazione scientifica di chi comunica possa e debba essere necessaria per poter evitare semplificazioni eccessive di temi complessi e letture “spettacolarizzanti” dei temi ambientali o scientifici, giusto per qualche click o qualche punto di share in più. “Tutto ormai è, per esempio, “una nuova Pompei” quando si tratta di ritrovamenti archeologici, perchè dal punto di vista mediatico è più accattivante raccontarlo così”, ha spiegato D’amato. Mentre Ferrari ha aggiunto che “Presentare la tematica del cambiamento climatico ancora come fosse un dibattito invitando uno scienziato e un negazionista solamente perchè “la litigata” è il format che in TV va per la maggiore, non può essere il modo corretto di raccontare un tema ormai certo dal punto di vista dei dati. Bisognerebbe avere il coraggio di essere obiettivi, anche se questo può voler dire meno accantivanti per il grande pubblico.”

L’acqua bene prezioso a livello locale, globale e…spaziale

Un ultima battuta con Marco Ferrari è stata fatta sul valore universale dell’acqua da cui dipenderebbe la vita non solo sul nostro pianeta, ma su tutti i pianeti “vitali” dell’universo. Sì perchè l’ospite è anche autore di “Come costruire un alieno. Ipotesi di biologia extraterreste“, edito da Codici Edizioni, il libro che ipotizza quali regole (fisiche) e quale biologia potrebbe caratterizzare la vita su altri pianeti. Posto che le condizioni sarebbero in molti casi estremamente differenti, il giornalista pone alla base di tutte le ipotesi il binomio acqua e carbonio, così come molte leggi della fisica e della chimica che si sanno essere universalmente valide. In un viaggio fra pianeti solitari in cui vive una sola specie e altri dove milioni di esseri viventi creano un olistico sistema simbiotico, il valore dell’acqua assume portata universale. E visto che l’utilizzo dell’acqua probabilemente presente su altri pianeti resta, ad oggi, obiettivamente fantascientifico, conviene avere grande cura di quel 2-5% che abbiamo a disposizione sulla Terra per la nostra sopravvivenza.

 

Nicole Erbetti
nicole.erbetti@gmail.com

Per me scrivere significa dare voce a chi non la ha. Il giornalismo locale è il primo passo per un nuovo, empatico e responsabile incontro con il lettore. Join in!

Pubblicato il 13 Novembre 2021
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.