Recovery, la sfida dell’informazione è spiegare “come“ i soldi verranno spesi
Incontro a Glocal dove si sono esaminate la genesi e le teppe successive legate al “Piano Marshall del XXI secolo”
Se ogni epoca repubblicana ha i suoi refrain volti a tradurre ogni fatto in una parola, forse quella del momento è «sostenibilità», almeno in termini giornalistici. Questo secondo l’opinione del vice direttore di Varesenerws Michele Mancino che ha introdotto l’incontro “Giornalisti ed europarlamentari a confronto sul piano Marshall del XXI secolo, che dovrà aiutare l’Europa a ripartire dopo la crisi legata alla pandemia”, e che ha chiuso i panel della seconda giornata del festival Glocal.
Un tema importante, che la stampa italiana paga però, secondo Mancino, sul piano del peccato originale del «quanto» e non del «come» questi soldi verranno spesi: troppa attenzione alle cifre, poco ai contenuti. Ecco allora il ruolo dell’informazione «che è fondamentale quanto ha a che vedere col Pnrr» come ha spiegato durante un saluto il neo riconfermato sindaco di Varese Davide Galimberti, che vede proprio nell’attuazione a livello locale del Piano nazionale ripresa resilienza uno dei punti su cui la nuova giunta di Palazzo Estense sta lavorando.
Dunque la parola è passata a Tomas Miglierina Corrispondente da Bruxelles della radiotelevisione svizzera RSI che ha fotografato la situazione dei conti europei prima della crisi pandemica e in seguito alla crisi, esaminando i primi passi dello strumento che nelle intenzioni europee dovrà rappresentare una manovra per la protezione del mercato interno.
Per Isabella Tovaglieri Europarlamentare varesina della Lega «l’Italia gode sicuramente della fetta maggiore del Recovery, ma non è opportuno chiamarlo Piano Marshall poiché non siamo di fronte a risorse a fondo perduto ma soggette a rimborsi, e questo vale per l’Italia che è il terzo contributore netto all’Unione sul piano economico». Il rischio è l’aumento del debito pubblico, già alto e che potrebbe tradursi in una richiesta comunitaria volta alla ristrutturazione del debito: «È quindi bene che si sappiano i meccanismi che regolano la finanza pubblica europea ed è necessario trovare investimenti che rappresentano un moltiplicatore tale da assicurare la capacità di restituzione di questi soldi in futuro».
All’incontro ha parlato, in video conferenza anche Brando Benifei, Capo delegazione del Partito democratico al Parlamento europeo: «Troppe volte abbiamo sentito il linguaggio della carità e della solidarietà ma non funziona: l’Ue ha capito che senza interventi strutturali importanti le economie sarebbero andate a gambe all’aria. Il piano è stato fortemente caseggiato dalla Germania, non un club di amici dell’Italia. C’è stata una sommatoria di interessi, ed è questo da cui si parte a fare le scelte politiche europee».
Massimo Gaudina, Capo Rappresentanza e Portavoce di Commissione UE a Milano, presente in sala, ha messo così in guardia dalle numerose “trappole comunicative“ che si nascondono dietro a questo argomento. Formazione, cultura, informazione sui fondi non sono solo affare giornalistico: uno degli investimenti, squisitamente in un’ottica locale, deve essere sulla formazione legata ai bandi e alle opportunità offerte dall’Ue rivolta anche agli enti locali, è stato aggiunto nel corso dell’incontro dove spesso si sono toccate, inaspettatamente, anche autentiche chicche declinate sul concetto «Europa sì – Europa no»: rischio cioè di legare le istituzioni a una sorta di cedevolezza della sovranità a favore dell’omologazione. Anche se a dire il vero tutto non viene per nuocere: «Ho bevuto il chinotto italiano in una delle repubbliche baltiche», ha raccontato Miglierina. Forse la prova più evidente che il mercato interno esiste e può rappresentare più vantaggi che svantaggi per chi sa stare sul mercato.
Nota bene per gli operatori della comunicazione: esiste un fornitissimo centro studi Ue dove è possibile trovare dati sulla materia: non resta che leggere, studiare e informarsi.
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