Gallarate, un referendum sull’ospedale unico? “Proposta fuorviante”
Noin si può votare su un accordo che non esiste, dice il centrodestra: per questo è stata respinta la proposta di Massimo Gnocchi. “Ripartiamo invece dalla Commissione Speciale”
Il consiglio comunale di Gallarate respinge la proposta di un referendum consultivo sull’ospedale unico Gallarate-Busto e sul mantenimento del Sant’Antonio Abate.
In sostanza un referendum sarebbe prematuro, ha detto il centrodestra, dato che non esiste un accordo di programma che mostri quale sia il progetto della Regione.
La proposta è stata portata in aula da Massimo Gnocchi, consigliere della civica Obiettivo Comune, che ipotizzava appunto un testo su cui chiamare i gallaratesi al voto, riferendosi ad un accordo di programma “che preveda la creazione dell’ospedale unico situato in Busto Arsizio, con dismissione delle funzioni ospedaliere e riabilitative dell’attuale nosocomio di via Pastori a Gallarate?”.
Dalle file della maggioranza sono arrivate però critiche sulla «pretestuosità» della proposta (così definita da Michele Aspesi, lista Cassani), che porta «confusione»: il sindaco Andrea Cassani l’ha subito chiarito bocciando la proposta su tre aspetti.
Primo, dal punto di vista formale: «una mozione anche se approvata» non darebbe «inizio ad un processo referendario», ha detto Cassani, contestando a Gnocchi che avrebbe dovuto procedere non con una mozione, ma con una proposta di deliberazione («l’ho scelto apposta», ha rivendicato Gnocchi).
Secondo aspetto, la critica «sostanziale»: «il consigliere ha pensato di impostare il quesito sull’accordo di programma, ma un accordo di programma non esiste». Ha fatto eco Luigi Galluppi (Centro Popolare): «Una mozione irricevibile; come fa a dire che l’accordo di programma prevede la dismissione dei servizi dell’attuale ospedale?». Anche dalle file delle minoranze è emerso qualche dubbio, da parte di Sonia Serati.
La proposta di Gnocchi è stata invece valutata positivamente da Margherita Silvestrini: «Un accordo oggi non c’è, ma di progetti di accordi di programma ne abbiamo già visti due, poi lasciati scadere, che indicavano scelte di dismissione dei servizi socio sanitari». Insomma: il testo fungerebbe da segnale politico, pur non rifacendosi a un testo.
Anche Gnocchi ha ribadito che serve come segnale politico, a supporto della stessa posizione votata in autunno 2020 dal consiglio: «Lo scorso anno avete votato una mozione, chiedendo la garanzia di un mantenimento di un presidio. Noi su questo chiediamo di consultare i cittadini».
Nel voto finale la proposta di mozioneha ricevuto 8 voti favorevoli e 15 contrari, dunque non è stata approvata.
Da dove ripartire
C’è un terzo punto. quello politico: Cassani e la sua maggioranza hanno rivendicato di avere una posizione chiara, messa «nero su bianco nel programma elettorale».
Qualche inquietudine qui è stata espressa da Forza Italia, con Calogero Ceraldi che ha parlato di «passi troppo timidi della Regione» e «poco chiari» in particolare «sul destino dell’attuale sede».
Anche dalle file della minoranza ovviamente è stato sottolineato il problema esistente. Michele Bisaccia ha parlato di «progressivo degrado che non può più essere nascosto» del Sant’Antonio Abate. Sonia Serati (PiùGallarate), pur critica, ha ribadito il problema oggi: «Vorremmo sapere cosa accadrà del nostro ospedale. Il Sì o No all’ospedale unico è solo uno specchietto per le allodole». Si è discusso anche del voto in Provincia dove (pur con due astensioni dei consiglieri di centrodestra gallaratesi, semi-sfilatisi dalla maggioranza) il consiglio ha votato la deroga al processo partecipativo.
Ospedale unico Busto e Gallarate, anche la Provincia dice no (sul filo) al dibattito pubblico
Nel corso del dibattito è invece emerso un altro punto da cui ripartire, sostenuto dalle file del centrodestra: l’avvio subito della Commissione Speciale, «da attivare subito», come sottolineato subito da Centro Popolare e FdI, poi anche da altre forze della maggioranza e dal sindaco.
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