Da Varese ad Haiti per la ricostruzione “In un paese paralizzato da gang, sparatorie e rapimenti”

Giulia Jole Sechi si è specializzata in ingegneria sismica e si trova nel Paese dove lavora per una società specializzata in terremoti e risposta alle emergenze: "La criminalità ha la capitale in mano e ha bloccato ogni rifornimento di benzina"

haiti giulia jole sechi

«Non c’è benzina, le gang hanno in ostaggio la capitale e non si può circolare liberamente perché si rischia di essere rapiti». A raccontarci la drammatica situazione che sta attraversando Haiti è Giulia Jole Sechi, ingegnere civile di 32 anni partita da Varese per lavorare ad un progetto di ricostruzione del paese dopo il devastante terremoto dello scorso agosto.

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Alcuni giorni fa avevamo riportato la drammatica testimonianza da Haiti di suor Marcella che racconta di un Paese allo sbando dove le calamità naturali, sommate a quelle dell’uomo, hanno paralizzato anche i servizi essenziali per la popolazione. A quel racconto si aggiunge ora quello di Giulia che ci riporta in un luogo dove tutti i riflettori internazionali sembrano spegnersi a fronte di una situazione sempre più drammatica.

«Mi trovo ad Haiti perché il 14 agosto c’è stato un terremoto 7.2 di magnitudo che ha colpito il sud-ovest dell’isola, in una zona molto rurale. Due giorni dopo il passaggio dell’uragano Grace ha completato l’opera tagliando tutti i collegamenti rimasti con molti villaggi del sud – racconta Giulia -. Per affrontare questa situazione complessa, UNOPS ha avviato un progetto finanziato dalla World Bank e supportato, per la parte tecnica, da Miyamoto International. Quest’ultima è la società per cui lavoro, siamo specializzati in terremoti e risposta alle emergenze».

Giulia si è specializzata in ingegneria sismica e aveva già lavorato con la Miyamoto in Nuova Zelanda. Ad Haiti ha visto la possibilità arricchire le proprie competenze con un’esperienza importante: «Ma si sta dimostrando stimolante ma più complesso di quello che mi aspettavo».

Dopo i danni della natura il paese è stato flagellato dall’incancrenirsi di quelli causati dall’uomo con una crisi politica che di fatto ha consegnato il paese nelle mani delle gang criminali locali.

haiti giulia jole sechi

«Il nostro progetto era partito benissimo – racconta Giulia -. Quando siamo arrivati ci siamo occupati di formare più di trecento ingegneri locali per avviare la prima fase del progetto di ricostruzione: quella della stima e valutazione dei danni. Le squadre che abbiamo formato hanno cominciato a girare casa per casa per valutare le condizioni degli immobili, la loro agibilità e la strategia per riparare i danni causati dal terremoto. Sono stati controllati circa 12mila edifici, incluse scuole, ospedali e chiese, con un sistema completamente digitalizzato e innovativo fino a quando tutto non si è fermato».

Quasi ogni attività ad Haiti, infatti, ha dovuto fermarsi con il blocco totale della benzina. «Le gang locali controllano i punti strategici della città, compreso il porto della capitale – racconta Giulia -. La benzina viene bloccata allo sbarco e comunque non può essere fatta circolare per il paese e questo ha provocato la paralisi di tutto: non funzionano le pompe dell’acqua, i generatori, l’aria condizionata. A noi non è permesso uscire per strada dove ci sono tensioni sparatorie e rapimenti che costituiscono l’attività principale delle gang».

haiti giulia jole sechi

Giulia si trova in una cittadina di medie dimensioni che si chiama Les Cayes, «Prima andavo tutti i giorni nell’ufficio dell’Onu con decine di ingegneri e attività da organizzare. Adesso è tutto congelato. Tantissimi se ne sono andati. Per questioni di sicurezza sono ad Haiti da due mesi e sono andata a vedere il mare una sola volta».

Una situazione che per ora vede pochi sbocchi: «Qualche segnale positivo comincia ad arrivare ma è tutto così instabile. Io per una settimana lascerò il paese per raggiungere la Repubblica Dominicana. Spero davvero che possa succedere qualcosa: Haiti come sistema paese non può cambiare dall’oggi al domani ma magari riescono almeno a far fluire la benzina e farlo tornare a quella normalità “molto particolare” che c’era prima».

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Novembre 2021
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