Alberto Burri: parola e vita nella materia
Alla Fondazione Ferrero una mostra rende omaggio al grande artista
Frammenti di tela, pezzi di legno, lastre in ferro, fogli di plastica, rilievi, combustioni gobbi, croste materiche, catrami, muffe, materiali trovati, umili, bruti, scabri, frammentati: di tutto questo è costituito il mondo pittorico di Alberto Burri, un mondo in cui lo scarto assurge a elemento primario e necessario per la costruzione di un metodo di lavoro attorno alla pittura, lontano da ogni simbolismo e da ogni metafora con il reale, produzione artistica diventata poi, tra le più propositive e creative del novecento.
Non si poteva partire che da lì, dall’oggettivazione del reale e dalla riflessione sui materiali nella consapevolezza che la materia ha valore in sé, perché fondativa dell’azione pittorica. In un certo senso si è già indicato due aspetti fondamentali della ricerca artistica del dopo guerra, il percorso oggettuale, praticato dagli artisti della Pop Art e il valore immanente della materia, suggerito dagli artisti nati attorno all’Informale, per il valore comunicativo suggerito dalla materia. Niente di tutto questo è però in Burri, se non come elemento di memoria, come punto di coincidenza tra il suo modo di affrontare il problema della pittura e la pittura stessa. L’azzeramento della tavolozza, dai pigmenti di colore, nasce come esigenza e come prima risposta al disequilibrio generale prodotto dalla guerra. Anche qui il bisogno di Burri di non Rappresentare il reale ma di limitarsi a Presentare opere, o come dice lui stesso “i miei quadri sono soltanto quello che si vede e niente di più” lo apparenta in modo ineludibile a questa nuova modalità di intendere e realizzare pittura.
Che le verità siano poi molteplici lo si vede dall’analisi generale sulla sua opera dove, il valore contenutistico di quelle semplici oggettivazioni va ben oltre il semplice dato della loro percezione visiva. Ogni stagione della sua pittura, dai Sacchi, alle Muffe, ai Catrami, ai Cellotex, alle Combustioni Plastiche, ai Gobbi, ai Cretti…, ci presentano mondi dove la memoria della vita e dei corpi, grazie all’essenzialità delle superfici, fanno un tutt’uno con l’incertezza e la precarietà dei nostri cammini quotidiani. Le sue Combustioni Plastiche non sono solo il nostro specchio, per via della fragilità di cui sono costituite e per via della drammaticità che le bruciature evocano, hanno il senso di transitorietà, di fragilità di ogni società, hanno il senso, questo sì drammatico, della nostra precarietà, della nostra finitezza.
Nei diversi percorsi della sua produzione, Burri non ha mai abbandonato una costante riflessione attorno alla funzione della forma e al rapporto che esiste tra l’informe e la sua possibilità compositiva, realizzando in un gioco dialettico, tra finito e non finito, situazioni compositive aperte, in un equilibrio costante con le loro diverse superfici. Ha costruito un mondo dove gli elementi che lo costituiscono non appartengono alla freddezza oggettuale della macchina ma appartengono, grazie alle loro “screpolature”, alle loro bruciature e corrosioni a semplici momenti di vita e del nostro vissuto. Non c’è solo vita dentro le opere di Alberto Burri, c’è un mondo attraversato da una sorte di “pietas” salvifica, in grado di svelare domande estreme sul mondo, sulla sua possibile fine o sulla possibilità d’aprirsi a nuovi accadimenti o a equilibri capaci di realizzare un nuovo stato nascente e qui, presso la Fondazione Ferrero ad Alba, nella mostra “La poesia della Materia” aperta sino al trenta gennaio del 2022, tutto è ben rappresentato e raccontato”.
ALBERTO BURRI “La Poesia della Materia”
Fondazione Ferrero – Alba (CN)
Sino al 30 gennaio 2022
Info: 0173-295259
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