I bimbi festeggiano il Natale con papà, i Miogni di Varese “senza sbarre” per un giorno
Una festa riuscitissima, con uno spettacolo, musiche, l'arrivo di Babbo Natale e tanti dolci per dodici bambini tra i 13 mesi e 12 anni che hanno incontrato i papà detenuti
Il progetto ha un nome bellissimo: “Bambini senza sbarre” e spiega già molte cose. Avere un genitore in carcere non è un fardello semplice da portare, soprattutto sei sei piccolo: quel fardello può pesare come una gerla piena di sassi.
Ma chi lavora all’interno delle case circondariali ha deciso di dare una mano a questi bambini, a volte molto piccoli a volte adolescenti, e aiutarli a convivere con il fatto di avere papà o mamma dietro le sbarre. Anche ai Miogni, il carcere di Varese, è arrivato il progetto “Bambinisenzasbarre”, della “Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione” e della Cooperativa Coopwork”. Con il sostegno del Comune di Varese e della direzione del carcere i bambini hanno potuto festeggiare con i papà il Natale. Un momento prezioso durante il quale sei papà hanno potuto finalmente riabbracciare i loro figli. Dodici i bambini che hanno partecipato alla festa di Natale, domenica 12 dicembre, senza limitazioni, potendo stringere e guardare negli occhi i loro papà.
«In questi mesi a causa della pandemia gli incontri avvenivano dietro ad un vetro – spiega Alessia Boldetti della Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione – Domenica invece quel vetro non c’era ed è stato un momento bellissimo per i bimbi e per chi li accompagnava. Erano bimbi di età compresa tra i 13 mesi e i 12 anni: per loro abbiamo organizzato una festa con musiche di Natale, uno spettacolo con bolle di sapone a cura di Chiara Rigamonti “La Pettirossa”e poi Babbo Natale ha distribuito i doni messi a disposizione dalla “Casa solidale del giocattolo”. Infine tutti insieme hanno mangiato i dolci offerti da Pasticceri per la vita».
Un momento davvero speciale per questi bambini ma anche per la cooperativa che da tempo si muove in questo delicato ambito: «Lo spazio giallo che apriamo nelle carceri è un luogo protetto, dove bambini e adulti si sento al sicuro e liberi. Uno spazio di condivisione – dice ancora Alessia – Ma il nostro compito comincia molto prima: affianchiamo i genitori e li aiutiamo a vivere questa difficile esperienza nella maniera più giusta, senza vergogna. Spesso a questi bambini si racconta che il papà è via per lavoro, o peggio che è lontano per curarsi. Sono tutte bugie che non aiutano a crescere serenamente. Noi prepariamo i figli dei detenuti ad incontrare i loro genitori, ad accettare quel che sta succedendo e lo facciamo organizzando dentro il carcere laboratori, letture e merende. Non dimentichiamoci che il carcere dev’essere un luogo di recupero. Ci sono detenuti per reati gravi, certo, ma anche detenuti con pene accessorie che spesso non sono riabilitative. Aiutarli a vivere serenamente i rapporti con i figli può essere un sostegno, un piccolo passo verso la “normalità”»
E ci sono momenti che fanno capire che quella è la strada giusta: gli abbracci e gli arrivederci con il cuore un po’ più leggero.
“Bambini senza sbarre”, ai Miogni una festa di Natale insieme a papà
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