“La casa della nutrice è una risposta innovativa per aiutare chi è vittima di violenza domestica”
Il Procuratore della Repubblica Daniela Borgonovo spiega i punti di forza del progetto di contrasto alla violenza verso i soggetti più fragili, elementi che lo rendono innovativo ed efficace
Il primo dicembre scorso, a Varese, è stata aperta la Casa della nutrice a protezione di chi è vittima di violenza domestica. Un luogo fisico a cui rivolgersi per trovare risposte e un aiuto concreto. L’inaugurazione è stato l’atto conclusivo di un percorso nato 4 anni fa all’interno del tribunale di Varese con uno sportello dedicato, per rafforzarsi con il percorso di presa in carico all’interno del pronto soccorso del Circolo prima e del Del Ponte successivamente.
All’inaugurazione, il procuratore della repubblica Daniela Borgonovo aveva detto: « Convegni, manifestazioni panchine rosse vanno bene. Ma non sono più sufficienti. C’è bisogno di risposte vere perché la situazione è davvero grave e diffusa»
Subito dopo aveva preso la parola il questore Michele Morelli che, numeri alla mano, aveva raccontato: «Se consideriamo la popolazione della provincia di Varese, si evidenzia che una persona su 3000 è coinvolta in modo attivo o passivo in un fenomeno di violenza di genere o minacce».
Per capire quale differenza e valore reale rappresenti la casa della nutrice abbiamo intervistato il Procuratore Daniela Borgonovo.
In magistratura dal 1981, si è specializzata nelle indagini per reati di violenza di genere e domestica all’inizio degli anni Novanta. Successivamente, dopo un periodo di otto anni alla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, ha ripreso ad occuparsi di questi reati quando è stata nominata Procuratore della Repubblica.
Perché la Casa della nutrice?
La violenza, domestica, di genere, contro le donne, i bambini, i genitori e gli anziani, le persone più vulnerabili è sempre più diffusa e sempre più allarmante, come ci riportano le cronache dei giornali che quotidianamente richiamano l’attenzione dell’opinione pubblica su gravissimi episodi. Una violenza che esiste anche nel nostro territorio, ancora in gran parte sommersa.
Per questo, abbiamo pensato ad un progetto innovativo e diverso, per affrontare e arginare questo fenomeno con un approccio strategico e integrato, così da favorire la vittima che vuole denunciare, perché un serio percorso di affrancamento dal reato e di superamento della violenza può trovare valido avvio solo nell’emergere dei fatti e nel successivo loro accertamento. Un progetto che assicuri alla vittima protezione e sostegno anche dopo la denuncia, che ne riduca la sofferenza nell’indispensabile faticoso percorso che deve intraprendere per la riconquista della propria dignità, della fiducia, del rispetto e, a volte, della propria vita.
La Casa della nutrice nasce dall’idea di ribaltare completamente lo stato attuale delle cose, concentrando in un unico luogo l’intervento di tutte le Istituzioni coinvolte da un fatto di violenza, portando le Istituzioni dalla vittima, non il contrario.
Cos’è la Casa della nutrice?
La Casa della nutrice è un luogo, un edificio collocato a lato dell’ingresso dell’Ospedale Filippo Del Ponte di Varese, dove sono presenti tutti i servizi coinvolti nell’aiuto alla vittima che vuole denunciare e sottrarsi alla violenza: ufficiali di polizia giudiziaria della Polizia di Stato e dei Carabinieri, pubblici ministeri, avvocati civilisti e penalisti, assistenti sociali, medici dei reparti di Pronto Soccorso generale, Pronto Soccorso Pediatrico, Ginecologia e Medicina Legale, neuropsichiatri, psicologi, mediatori culturali.
Una vera e propria rete di assistenza e protezione per la raccolta della denuncia, l’immediato avvio delle indagini, la messa in sicurezza della vittima anche, se richiesto, con il suo collocamento in una casa rifugio in attesa di altri provvedimenti e l’invio ad un Centro antiviolenza per il successivo supporto psicologico e legale durante il processo.
Come nasce la Casa della nutrice?
La Casa della nutrice nasce dall’impegno e dal costante confronto tra le Istituzioni del territorio di Varese. Dalla consapevolezza condivisa della gravità della situazione, perché la violenza genera violenza, perché i bambini vittime di violenza o che assistono alle violenze in ambito familiare saranno la società di domani. Dalla consapevolezza che solo lavorando insieme, in sinergia, perseguendo un’irrinunciabile specializzazione, si possono raggiungere risultati efficaci, perché ogni azione non resti isolata e vana ma possa essere integrata con l’azione degli altri. Dalla consapevolezza che tutte le istituzioni si devono assumere la responsabilità di una risposta seria, con l’obiettivo di ridurre la sofferenza delle vittime e impedire la reiterazione dei comportamenti violenti, attraverso la più agevole e tempestiva emersione dei singoli casi, la messa in sicurezza delle vittime, la più efficace raccolta degli elementi di prova, la più sollecita ed efficiente celebrazione di procedimenti giudiziari.
Un impegno che ha portato alla realizzazione nel 2017 dello “Sportello per le vittime di violenza” da parte della Procura della Repubblica e dell’Ordine degli Avvocati di Varese, nel 2018, all’avvio, con ASST dei Sette Laghi, del “Percorso dedicato alle donne che subiscono violenza e si presentano al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Circolo di Varese”, in applicazione delle Linee guida nazionali per le aziende sanitarie e le aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio sanitaria alle donne vittima di violenza e nel 2020 ad analogo protocollo per i bambini vittime di violenza che si presentano al Pronto Soccorso Pediatrico dell’Ospedale Filippo Del Ponte.
Un impegno che ha coinvolto in incontri di formazione integrata, fin dal 2017, magistrati, Forze di polizia, operatori sanitari, psicologi e neuropsichiatri, Servizi sociali, Centri antiviolenza della Rete Interistituzionale contro la violenza, fino al recente master di specializzazione in psicotraumatologia organizzato dalla Procura con l’Università dell’Insubria sul trauma da violenza di genere e domestica e alla diffusione di opuscoli alle Forze di polizia sulle modalità del loro intervento e alle vittime con tutte le informazioni utili sui loro diritti e facoltà.
Perché una vittima deve andare alla Casa della nutrice?
Perché la Casa della nutrice è ora un punto di riferimento per le vittime, che possono denunciare fatti di violenza potendo contare su un’accoglienza adeguata (ascolto, sostegno psicologico, consulenza legale, visite mediche, acquisizione delle prove, audizione protetta, protezione, allontanamento, rifugio), su un intervento tempestivo e specializzato delle Istituzioni, sull’avvio di un’indagine penale in tempo reale, una messa in sicurezza immediata, ove necessario, un supporto psicologico e legale per affrontare il processo penale e superare il trauma.
La concentrazione fisica dei servizi solleva la vittima dalla necessità di individuare competenze e luoghi istituzionali, demandando invece alle Istituzioni ogni compito di coordinamento.
In questa iniziale fase di sperimentazione è aperta tutti i giorni della settimana, esclusi la domenica ed i festivi, dalle 8.30 alle 13.30, un orario non ottimale, che dipende dalle risorse a disposizione. All’esito dell’avvio dell’esperienza e dei primi risultati, dovranno essere pianificati interventi di finanziamento pubblico e privato per garantire la sostenibilità e lo sviluppo del progetto, che non può prescindere da una forte condivisione e da un supporto diversificato della comunità.
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