La pandemia ha fatto nascere nuove forme di volontariato
Lo spiega il costituzionalista Luca Gori della "Sant'Anna" di Pisa. Ma in Italia resta il problema del sostegno al terzo settore dopo due anni di pandemia
La Giornata internazionale del volontariato, voluta e indetta nel 1985 dal consiglio dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, si celebra il 5 dicembre di ogni anno. Un’occasione per ribadire passioni e ideali che muovono le azioni dei volontari nel mondo e anche un modo per esprimere ringraziamento a chi opera per gli altri e con gli altri.
Rimane, però, il problema del sostegno agli enti non profit del terzo settore che continua a slittare. Questi, colpiti duramente dalla pandemia, avevano chiesto di poter accedere al Decreto Ristori ma il via libera è arrivato solo a fine novembre. Termine ultimo per fare richiesta è l’11 dicembre, un tempo brevissimo. I soldi e i sostegni richiesti arriveranno, di fatto, solo nel 2022, dopo ben due anni dall’inizio della pandemia che ha messo in ginocchio il terzo settore. Eppure, centinaia di migliaia di enti hanno rappresentato un supporto indispensabile per famiglie, bambini, anziani, poveri, disabili, sorreggendosi solo con le donazioni di privati e aziende. Ciò che serve, insomma, è maggior rispetto e considerazione, oltre ad aiuti concreti e supporti reali.
La pandemia ha accentuato i bisogni e le difficoltà, ma ha anche visto scendere in campo una pluralità di azioni. Il costituzionalista Luca Gori, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha fatto cenno alle nuove forme di volontariato emerse durante la pandemia, citando coloro che nei mesi più bui si sono dati da fare in forma singola, o all’interno di organizzazioni sociali, per produrre contenuti educativi e sociali da fruire a distanza e per favorire l’accesso a fasce di popolazione escluse dalle tecnologie digitali.
Ad oggi, si parla di una nuova prospettiva ideologica del volontariato che guarda in particolare alle migrazioni e ai giovani che si sono impegnati per realizzare il cambiamento. «Abbiamo accanto a noi persone che si prendono cura dei beni comuni, di angoli di città abbandonate, che realizzano attività estremamente reali e concrete. La pandemia, rallentandoci, ci ha costretto a farci domande di senso e su come si sta dentro le comunità», ha detto Gori.
Come ha fatto Uisp con la campagna “La palestra è la nostra casa”, durante il periodo del lockdown. Sono stati realizzati oltre 750 video tutorial per praticare attività motoria in casa, prodotti e diffusi gratuitamente da centinaia di operatori e insegnanti. Uisp, con il supporto delle associazioni e dei Comitati, si è così impegnata nel trasmettere ogni giorno contenuti comunicativi inediti e molto efficaci, promuovendo stili di vita attivi anche all’interno delle mura domestiche.
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