Le associazioni in presidio all’ospedale di Gallarate per la medicina di prossimità
"Io non ho tempo, ho bisogno oggi": si legge sui cartelli dei manifestanti in presidio davanti all'ospedale di Gallarate
Un centinaio di persone si sono riunite davanti all’ospedale di Gallarate questa mattina, sabato 11 dicembre, per chiedere a Regione Lombardia di essere coinvolte nelle scelte di medicina territoriale: tanti volontari, malati e loro famigliari delle associazioni del territorio Aspi Insubria, Aisla, associazione Alzheimer, Aacssm e Avulss hanno risposto all’appello.
«Oggi non troviamo i bisogni della salute in questo ospedale, ed è il primo desiderio che ci ha mosso a manifestare», ha raccontato Giulia Quaglin di Aspi Insubria (associazione Parkinson) di Cassano Magnago, «trovavamo eccellenze nel nostro territorio e ora no, abbiamo paura: vediamo che la medicina si è spostata sul singolo e non sulla collettività».
Se in piena fase emergenziale dovuta al Covid-19 la riabilitazione è venuta a mancare o è stata frammentata, «ora il Covid non può essere una scusante del ridimensionamento e azzeramento dei servizi dei servizi. Vi è necessità di mantenere comunque, anche in attesa dei tempi di un ospedale nuovo, i servizi essenziali per la salute della comunità».
Attenzione alla cronicità
Il problema maggiore riscontrato dai volontari e dalle famiglie delle associazioni che si occupano di malati cronici gravi, è che la cronicità è «lasciata ai margini», ha continuato Quaglin: «La medicina, focalizzata sul singolo, si occupa solo dell’acuto e la sanità territoriale viene dimenticata».
Da qui la richiesta di partecipazione ai vertici di Regione Lombardia: «Noi vogliamo essere partecipi e dare voce al bisogno di prendersi cura della collettività, saper accompagnare la fragilità e le persone con la concretezza delle cure. Abbiamo bisogno di riscoprire una nostra esistenza come associazioni: non possiamo esistere senza un territorio che non ci ascolta. Noi siamo solidali con l’ospedale e i medici, ma le istituzioni devono accorgersi che la linea va cambiata, perché noi associazioni dobbiamo continuare a essere proattivi e dare risposte».
Giulia QuaglinIl nodo del loro dissenso non è l’ospedale unico – «Per un ospedale di eccellenza ci sta che uno si sposti a Busto Arsizio», ha precisato Quaglin -, ma la frammentazione della sanità territoriale.
«L’ospedale di Gallarate che fine fa? Perché per un bisogno cronico, quotidiano, non ci si può spostare fino all’ospedale unico. Se non abbiamo un riferimento sul territorio dove mandiamo le persone? Questo ci preoccupa. Noi crediamo che ospedale unico sia utile ma non capiamo il nostro ruolo».
La manifestazione, molto partecipata, di questa mattina è solo il primo passo delle associazioni, che sperano di essere coinvolti da Regione Lombardia: «Sicuramente dopo oggi non ci fermeremo, questo è solo il primo passaggio».
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