Si scioglie il Comitato Stefano Verri per la cura della leucemia
La riforma del Terzo Settore e le nuove normative hanno reso tutto troppo complesso, spiega Emilio Verri, il fondatore che diventa un volontario del Comitato Maria Letizia Verga
Quando entrava alla porta della redazione, a Gazzada Schianno, Emilio Verri lo faceva con discrezione, quasi in punta di piedi. Portava qualche numero del “Giornale del Comitato Stefano Verri” e spiegava alle sue due giornaliste di riferimento le ultime novità sulla ricerca e lo studio della cura della leucemia.
Il “suo” giornale è uscito per 29 numeri, regolarmente, due volte all’anno per 15 anni. Ma il comitato esiste dal 2000 e in 21 anni ha raccolto oltre due milioni di euro che sono andati al Comitato Maria Letizia Verga per la cura ai bambini e l’assistenza alle famiglie e alla Fondazione Tettamanti per la ricerca medica.
Un lavoro immenso fatto da Emilio Verri, papà di Stefano ucciso dalla leucemia a 19 anni, e che ha permesso alla ricerca di riceve linfa vitale costante. Ora però il Comitato si è sciolto. Lo ha annunciato lo stesso Verri nell’ultimo numero del giornalino, uscito a novembre 2021. Le ragioni sono solo accennate ma non le nasconde: il Comitato Stefano Verri è stato battuto dalla burocrazia. La riforma del Terzo Settore e le nuove normative hanno reso tutto troppo complesso e la macchina “dei sogni” si è trovata di fronte ad un bivio: cercare di mettersi al passo con le nuove regole o fermarsi.
«Io non ho più la forza di andare avanti – dice Emilio Verri – e ho quindi scelto questa strada. Ma personalmente non cesserò l’attività di volontariato a favore della ricerca medica. La voglia di fare c’è ancora per aiutare chi si impegna per vincere la leucemia. Continuerò con le manifestazioni e i banchetti, venderò ancora presepi e uova di cioccolato, ma sarò un semplice volontario del Comitato Maria Letizia Verga. Spero che in tanti mi seguiranno ancora e faranno come me per continuare a guarire un bambino in più».
L’ultimo numero del giornalino raccoglie i saluti e i ricordi di tutti coloro che hanno avuto a che fare con il comitato, che hanno collaborato con Emilio Verri e lo hanno sostenuto in questi anni. Dalle pagine emerge tutto quell’affetto e quella stima che “il sciur Verri” è riuscito a raccogliere intorno a sé. Stefano, a cui è dedicato il laboratorio di terapia cellulare e genica del san Gerardo di Monza, sarebbe stato orgoglioso del suo papà.
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