Il calo delle nascite nel Varesotto ha già colpito l’iscrizione a nidi, scuola dell’infanzia e primaria

Per i sindaci lo uno spettro del calo delle nascite è una realtà con la quale fare i conti già da tempo, proprio perché l’effetto sugli istituti dedicati all’infanzia c’è già stato ed è atteso per il resto del ciclo scolastico

classe scuola

Tre anni fa Varesenews si occupò come spesso accade del problema demografico e dell’impatto che il calo delle nascite avrebbe prodotto sulle scuole. L’articolo era volutamente molto netto e si intitolava “Crollano le nascite, chiuderanno le scuole”. Partiva da un dato: facendo un confronto tra il 2011 e il 2018 in provincia di Varese tra i bambini con un anno di età ne figuravano quasi 1700 in meno. Si trattava di coloro che inizieranno la scuola primaria nel 2023.

Da allora, le cose sono drasticamente peggiorate. Se facciamo un confronto tra le nascite avvenute nel 2008 e quelle del 2020 si contano ben 2.486 bambini in meno e lo stesso calcolo con altri anni di riferimento ci restituisce lo stesso risultato, ormai assodato: il calo della natalità, fenomeno che si osserva con sfumature più o meno marcate in tutta Italia, costringerà nei prossimi anni ad una razionalizzazione sempre più incisiva dell’organizzazione scolastica con riduzioni di classi e, inevitabilmente, la chiusura di alcune scuole.

Si tratta di un fatto che poggia su una precisa analisi numerica, spesso difficile da afferrare poiché le ripercussioni sul mondo scolastico si verificano solo dopo qualche anno quando i bambini entrano nel ciclo di istruzione: è tuttavia evidente che se in un dato anno si registra una riduzione delle nascite diversi anni dopo ci sarà una conseguente riduzione delle iscrizioni scolastiche. E questa riduzione è un fatto affermato ormai da anni.

Per comprenderla meglio abbiamo realizzato un grafico animato (è necessario schiacciare il tasto play) che riporta la popolazione giovanile e infantile in provincia di Varese, suddividendola per età scolastica.

La serie storica presa da riferimento nei dati è compresa tra il 2011, quando è cominciato in modo più marcato il calo della natalità, e il 2021. La mancanza di nascite ha già avuto un impatto drastico sugli asili nido, significativo sulla scuola dell’infanzia e dal 2018 ha cominciato ad intaccare la primaria.

Si tratta di numeri con i quali dovremo fare sempre di più i conti nei prossimi anni, a prescindere dalla ripresa auspicabile della natalità. Numeri che si tradurranno in decisioni che dovranno prendere i sindaci, gli amministratori gli uffici scolastici e che avranno un impatto sull’organizzazione delle famiglie, in molti casi ancora abituati ad avere la scuola di paese o di quartiere.

Per i sindaci è uno spettro con il quale fare i conti già da tempo, proprio perché l’effetto sugli istituti dedicati all’infanzia c’è già stato. All’inizio dell’anno, ad esempio, è stato il primo cittadino di Gallarate Andrea Cassani a fare un’analisi precisa del fenomeno nel suo comune con una previsione: «La prospettiva è che tra dieci anni nelle scuole medie ci sia oltre 20% di studenti in meno». Ogni realtà comunale ha poi la sua situazione in base al proprio andamento demografico: in alcuni è migliore in altre è ben peggiore.

L’esigenza è che il tema venga trattato sempre più seriamente e, purtroppo, non solo con politiche volte ad incentivare la natalità. In un contesto di trasformazione demografica come quello degli ultimi anni bisogna anche pensare a come riorganizzare i servizi in vista del calo che si è già verificato.

Tra nascite e decessi in provincia di Varese si è aperto un abisso

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 23 Gennaio 2022
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  1. carlo_colombo
    Scritto da carlo_colombo

    Oltre ad incentivare la natalità con politiche mirate ad aiutare i genitori bisognerebbe anche ridurre al minimo il ricorso all’aborto quando viene scelto per le difficoltà economiche di chi vi ricorre. Per la cronaca, da quando l’aborto è legale, l’Italia ha rinunciato ad oltre 6 milioni di futuri cittadini senza contare quelli “evitati” con la pillola dei 5 giorni dopo.

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