Coldiretti: allevamenti a rischio per l’arrivo della peste suina
il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori si tratta di un “disastro annunciato", e chiede “interventi immediati e urgenti, così come i controlli a tappeto sui cinghiali abbattuti"

L’arrivo della peste suina ai margini della provincia di Varese “è un disastro annunciato” e, purtroppo, incoraggiato dall’assenza degli interventi risolutivi più volte richiesti da Coldiretti sul territorio in merito al tema della fauna selvatica: “Ora urge correre ai ripari, sempre che non sia troppo tardi e che, finalmente, vengano ascoltate le voci di chi, da anni, denuncia il problema: a rischio c’è un intero sistema economico che rischia di implodere”.
Così il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori, dopo l’accertamento del primo caso di Peste Suina Africana nel contiguo Piemonte, che segue quelli già tracciati in Germania e nell’Est Europa.
Oltre ai grandissimi danni alle coltivazioni, agli incidenti mortali e non, ai problemi sanitari e ad aver lasciato degenerare questa situazione, ora anche nel Varesotto c’è un ulteriore rischio elevatissimo: la Peste Suina Africana, infatti, può colpire i cinghiali ed è altamente pericolosa e, spesso, letale per i suinidi, anche se non è trasmissibile agli esseri umani.
“Siamo fortemente preoccupati – afferma Fiori – e lo ribadisco: gli interventi immediati e urgenti, così come i controlli a tappeto sui cinghiali abbattuti, che da tempo chiediamo, devono ora sicuramente essere fatti e non bastano, di fronte ad uno spettro così grave e rischioso, le azioni palliative che non hanno centrato affatto l’obiettivo di ridurre la presenza dei cinghiali in un comprensorio – quello del Varesotto – tra i più investiti dal problema-selvatici, con imprese agricole costantemente flagellate dalle invasioni dei cinghiali che rappresentano anche un rischio per l’incolumità pubblica, dati i numerosi incidenti che continuano a verificarsi sulle strade del nostro territorio. E ora, il rischio di ritrovarci con i cinghiali contagiati dalla peste suina che girano indisturbati per i nostri paesi e città è tutt’altro che improbabile”.
“L’altra forte preoccupazione è per il danno d’immagine che questa situazione può creare diventando anche uno strumento di speculazione economica nei confronti del nostro territorio, rischiando di colpire ingiustamente i nostri allevatori che, invece, conducono le loro imprese con standard di bio sicurezza molto elevati. Chiediamo, pertanto, da subito di attuare tutte le misure necessarie per monitorare la situazione e contenerla il più possibile. Inoltre, per difendere i nostri imprenditori, già fortemente colpiti dalla crisi legata alla pandemia, se dovessero generarsi strumentalizzazioni e speculazioni, non esiteremo a fare causa, a richiedere il risarcimento danni ed a costituirci parte civile nei confronti di chi non ha saputo gestire correttamente la problematica del proliferare dei cinghiali e di chi ha avuto la responsabilità di farla degenerare”.
Riconosciamo “l’impegno annunciato dall’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Fabio Rolfi di istituire la figura del delegato dell’imprenditore agricolo, che potrà intervenire nelle attività di contenimento del cinghiale sui fondi di sua proprietà. E importante è anche l’impegno di Regione Lombardia a sburocratizzare le pratiche per gli interventi dei controllori. Ma il troppo silenzio e l’inefficacia degli interventi finora attuati a livello territoriale devono portare immediatamente il Varesotto un cambio di passo”
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