“Gli angeli della casa”, il mystery di Silvio Raffo indaga nell’inconscio dell’uomo
La recensione di Emiliano Pedroni del libro pubblicato dal poeta, traduttore, saggista e drammaturgo
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Già dalla copertina del libro il lettore viene avvolto da un velo di mistero. Appaiono minacciose nuvole, un edificio tetro lascia presagire un luogo dall’atmosfera “mystery”. Dalla finestra si intravede una luce. Forse la luce della speranza? Un’opera difficile da inquadrare come genere. I dialoghi, la narrazione, le descrizioni accurate e precise, le riflessioni, confermano lo stile inconfondibile di Silvio Raffo.
Lo stile è uno degli aspetti più importanti nella stesura di un testo, di qualsiasi tipo: si tratta di una caratteristica individuale, una sorta di orma, di un’impronta speciale che rivela lo scrittore: è nello stile che si misurano la sua arte, la sua preparazione e le sue abilità. E in questo romanzo lo stile emerge netto.
C’è molta suspense, una vicenda che tiene sempre “in tensione” il lettore. Il vissuto, la narrazione, i pensieri, i ricordi, la presa di coscienza, le personalità di Mademoiselle, Vladi, Mirage, l’esplorazione dell’inconscio, le analisi delle emozioni, delle azioni, rimandano al romanzo psicologico, sulla scia di Henry James.
Le emozioni, pensieri, sentimenti e pulsioni inconsce caratterizzano il nucleo del racconto. Dominano nel romanzo il mondo interiore, i processi psichici, le emozioni che sgorgano dal profondo, valorizzate da stati d’animo e da riflessioni anche molto singolari. L’elemento del mystery ha la sua punta di diamante nell’inserimento della clinica “la Beau Rivage” in cui si nasconde un personaggio che trama un regolamento di conti. Ne “Gli angeli della casa” si cela un enigma fra le pareti della dimora che ospita un gruppo di ragazzi problematici, sofferenti di varie patologie psichiatriche. In questa Casa i ragazzi si sentono protetti da mura forti e solide inconsapevoli che il pericolo non proviene dall’esterno ma dall’interno. Il dottor Bourgeois sottopone i ragazzi a trattamenti e a terapie farmacologiche alquanto discutibili. Vladi è un ragazzo sensibile, curioso, sognatore che ama osservare le stelle. C’è anche Mirage, con la quale Vladi sembra aver instaurato una sorta di simbiosi. Due facce della stessa medaglia? Altro personaggio è Mademoiselle, un’insegnante particolarmente attenta, vigile
appunto come un angelo. Ci sono anche due delitti. Infine un coup de théâtre del tutto inaspettato come richiede di norma un buon giallo. Il tempo restituirà la vendetta.
LA TRAMA:
Immersa nell’atmosfera tra il gotico e la Nouvelle vague della costiera bretone si trova la Casa dell’Incontro, casa-famiglia che ospita un gruppo di ragazzi “difficili”. Vi lavora un’équipe di medici e insegnanti alquanto variegata, guidata da un losco direttore, che, si scoprirà, usa i pazienti come cavie mediche. Il narratore è Vladi, ragazzo taciturno di eccezionale intelligenza, il quale con la complicità di Mirage, adolescente autistica, compie quotidiane trasgressioni. Accanto alla Casa si trovano i resti di un’antica clinica, la Beau Rivage, nella quale dorme clandestinamente un ex paziente tornato in cerca di vendetta. La miccia. esplode quando Vladi scopre l’esistenza dell’uomo: seguiranno due delitti e un finale inaspettato.
SILVIO RAFFO:
Poeta, traduttore, saggista e drammaturgo, ha al suo attivo più di dieci romanzi, tra cui La voce della pietra (già finalista al Premio Strega nel 1997, ora Elliot, 2018) da cui è stato tratto il film omonimo di Heric Howell con Emilia Clarke; Il Segreto di Marie-Belle (Elliot, 2019), vincitore del Premio Lord Byron e Lo Specchio attento (Elliot, 2020. Ha curato, sempre per Elliot, L’amore che non osa, che presenta per la prima volta in Italia le poesie di Alfred Douglas, e Natura la più dolce delle madri, una raccolta delle poesie di Emily Dickinson, e per Castelvecchi l’antologia delle poesia italiana contemporanea, Muse del disincanto (2019). Ha vinto prestigiosi premi e collaborato a trasmissioni radiofoniche e televisive.
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