Dopo l’omicidio del piccolo Daniele, Gazzada Schianno rielabora il dolore e l’angoscia
Come la comunità sta reagendo al dramma della perdita, grazie all'unione delle istituzioni e all'attenzione ai compagni di Daniele, che parteciperanno a degli incontri di terapia Emdr
«Sono stati giorni difficili per la nostra comunità, che davanti alla tragedia si è trovata spaesata; abbiamo il desiderio di mettere in atto tutto ciò che è possibile per crescere e trasformare questo evento in qualcosa di positivo», spiega il sindaco di Gazzada Schianno, Paolo Trevisan, il giorno dopo il funerale di Daniele Paitoni, assassinato dal padre l’1 gennaio a Morazzone.
Di fronte a un fatto a tratti inenarrabile come questo, seguito da angoscia, dolore, rabbia e smarrimento, l’isolamento può essere un fattore di rischio, che non aiuta, sia per le persone sia per gli enti coinvolti, dal Comune alla scuola e alla parrocchia.
Proprio per questo, appresa la notizia, le istituzioni (il Comune, la scuola Don Guido Cagnola e le parrocchie di Santa Maria Assunta e Immacolata di Gazzada e di San Giorgio Martire di Schianno) hanno fatto fronte comune per supportare a livello psicologico la comunità, in modo da dare a tutti gli strumenti necessari per fronteggiare lo sgomento.
«Nulla potrà riportare Daniele alla sue famiglia e ai suoi amici – ha affermato Trevisan – ma se riusciremo a superare insieme questo momento, anche il ricordo di Daniele resterà vivo nel rispetto e nella compartecipazione, restando uniti».
Come funziona la terapia EMDR
Dunque, è stata coinvolta l’associazione Emdr Italia, che da anni si occupa di intervenire in situazioni traumatiche e dolorose per accompagnare e supportare le persone attraverso incontri di gruppo tenuti da esperti di psicologia dell’emergenza e psicotraumotologia. Nei giorni dopo l’omicidio si sono tenuti degli incontri: il primo martedì 4 gennaio, con i membri del Consiglio d’istituto della scuola, l’amministrazione e l’associazione Emdr per un primo confronto.
Il giorno successivo (mercoledì 5 gennaio) è stato organizzato un secondo incontro, allargato a tutta la popolazione (e trasmessa in streaming sul canale YouTube della parrocchia), per coinvolgere chi ha avuto contatti più diretti con le famiglie e con i compagni di classe di Daniele: la comunità si è riunita e ha affrontato, insieme alla dottoressa Stefania Sacchezin di Emdr Italia, il trauma collettivo.
«Quanto accaduto ha destato in tutti noi disorientamento e delle emozioni forti», racconta Angela Botta, dirigente scolastica dell’istituto Don Guido Cagnola, «è emerso il bisogno di capire come gestire questo tipo di sentimenti e situazioni, siamo dunque intervenuti nell’immediato per capire come spiegare con le parole giuste ai ragazzi e ai compagni di scuola di Daniele cosa fosse successo e come prepararli al funerale».
Ma il sostegno non si ferma qui: con il rientro a scuola, le classi seconde seguiranno degli incontri di terapia Emdr con dei professionisti (previa autorizzazione dei genitori): «Stiamo gestendo il lavoro al meglio, non stiamo lasciando nulla al caso», ha sottolineato Botta.
«Vogliamo costruire sollievo in una comunità ferita – ha sottolineato Stefania Sacchezzin di Emdr Italia – siccome la vittima è un bambino, tutti i bambini si sono sentiti in pericolo; quindi,dobbiamo pensare che noi adulti potremo fare qualcosa per proteggerli ed evitare l’effetto di congelamento, a partire dalla scelta delle parole con cui comunicare il dramma della scomparsa». I bambini, insieme ai professionisti, lavoreranno sulle loro emozioni e saranno aiutati a mettere in campo le difese necessarie per fronteggiare il trauma.
L’ascolto e il ricordo di Daniele
Il parroco, don Stefano Silipigni, ha voluto trovare un aspetto positivo in mezzo a questo dramma, ovvero l’unione delle forze messe in campo: «La nostra comunità è una risorsa importante, abbiamo messo in rete le varie competenze per stare vicino a tutti».
Cosa si può trarre da un evento di questo genere, ha ha scosso la comunità? «Si tratta di un evento molto grave, perché esprime un malessere profondo che noi a volte stentiamo a vedere. Sarebbe interessante che tutto ciò non piombasse nel dimenticatoio, si tratta di un problema sociale su cui si deve mantenere una luce accese, anche se l’assassinio di Daniele è stato un fulmine a ciel sereno». La violenza in tutte le sue forme, oltre ad essere condannata, «va ascoltata, perché è espressione di un disagio».
Sicuramente la tragedia dei giorni scorsi ha rivelato il volto unito del paese, come conferma lo stesso primo cittadino: «Dalle varie manifestazioni sono usciti la compattezza, il silenzio, il rispetto e l’ascolto per crescere e andare oltre: posta per la prima volta davanti a un fatto del genere, la comunità sta dimostrando il meglio di sé». «La comunità – ha chiosato Stefania Sacchezzin – si sta prendendo cura delle proprie emozioni dello shock, che è ancora nell’aria, i genitori sono in ascolto dei propri figli. C’è una presenza piena delle emozioni, senza negarle o reagire duramente, ma cercando un confronto e l’ascolto».
Tutto ciò è importante non per recuperare e dare un senso all’evento, ma «un senso emotivo e integrativo che ci aiuti a sopportare gli eventi della vita».
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