Il palazzetto, Roijakkers, nonna Marisa: la notte magica di Matteo Librizzi
Il 19enne di Sant'Ambrogio ha realizzato i primi punti in A nella vittoria della Openjobmetis su Trento. «Il quintetto base a Masnago è un'emozione unica. Il coach mi sta offrendo un'occasione unica»
Una volta era la norma. I ragazzi più forti del settore giovanile erano aggregati alla prima squadra e ne divenivano parte integrante non solo per gli allenamenti ma anche per le partite. Sino a diventare grandi e trasformarsi in giocatori “veri”, da Serie A, quando c’era la stoffa giusta. Poi, con l’apertura totale delle frontiere comunitarie e quella larghissima verso gli altri continenti, questo percorso è diventato sempre meno frequente: anche per questo è bellissimo, per una volta, celebrare due ragazzi nati e cresciuti a Varese e capaci di incidere anche in occasione di alcune partite vinte nel massimo campionato.
Uno di loro, Matteo Librizzi (l’altro è Nicolò Virginio) ha terminato la serata con una magnum di spumante sotto braccio – il pubblico lo ha votato migliore in campo – e con i profili social intasati, merito anche del fermo immagine che lo ritrae abbracciato alla nonna dopo la partita, immagine rilanciata dalla pagina “La giornata tipo” e diffusasi un po’ ovunque. Nato a Varese, “Libro” è di Sant’Ambrogio, ha frequentato la Vidoletti, il liceo scientifico ed è al primo anno di Economia all’Insubria. Ha iniziato con il minibasket nella Robur et Fides e dall’under 13 è alla Pallacanestro Varese, tornando però in gialloblu per giocare le partite di Serie B. Anche qui, un percorso molto varesino, d’altri tempi.
Matteo, che emozioni si sentono ripensando alla partita di Masnago contro Trento e ai primi 4 punti realizzati in Serie A?
«Sono ancora frastornato. Non ero all’esordio ed ero già stato inserito in quintetto base venerdì a Trento ma domenica è stata una esperienza eccezionale. Essere titolare a Masnago è una cosa dell’altro mondo: nel prepartita ero tesissimo e ho vissuto milioni di emozioni. Poi, una volta in campo, ho cercato di concentrarmi al meglio e di seguire le indicazioni del coach e dei compagni. Anche il dopo partita è stato meraviglioso, con i tifosi che hanno fatto un coro per me e ci hanno aspettato all’uscita per festeggiare la vittoria. Questo è il palazzetto dove sono cresciuto, sono sempre stato tifoso della Pallacanestro Varese e per me sono momenti bellissimi».
Dopo la gara è diventato il giocatore più famoso d’Italia per quella foto abbracciato alla nonna subito dopo la fine del match. Un’emozione in più.
«Sì, per la quale mi stanno “esplodendo” i social tra like, messaggi e via dicendo! La nonna si chiama Marisa Ghiringhelli ed è davvero la tifosa numero uno, insieme ai miei genitori perché tutta la famiglia mi supporta in questa mia esperienza nel basket. Viene sempre a vedermi quando gioco con la Robur ma questa volta c’era la possibilità di vedermi anche in Serie A e non ha perso l’occasione. Lei è felicissima di esserci stata e io felicissimo di averla avuta vicino».
È vero che coach Roijakkers, in uno dei primissimi allenamenti, le ha chiesto: “Matteo, quanti minuti giochi di solito?”. E qual è stata la sua reazione?
«Esatto. Mi ha fatto quella domanda durante una seduta di video. Gli ho detto che quest’anno in partita non ero mai entrato e lui ha fatto una faccia strana: non sapevo come interpretarla. Poi prima di giocare con Venezia mi ha detto che sarei partito come cambio di Beane e io non ci ho capito più niente. Da quando è arrivato mi ha considerato come un componente della squadra al 100% e mi utilizza come tale».
Quanto la sta aiutando l’esperienza in Serie B con la Robur et Fides?
«Moltissimo, perché è il primo campionato che disputo in ottica “senior”. Lo scorso anno abbiamo fatto la Serie C Gold ma il nostro obiettivo era quello di migliorare e fare esperienza; in B è necessario pensare a vincere le partite in un contesto di alto livello, contro avversari importanti. Mi sto davvero facendo le ossa».
Accanto a lei c’è anche Nicolò Virginio, sia nella Openjobmetis sia nella Coelsanus. Ormai vivete in simbiosi da anni: qual è il vostro rapporto?
«Simbiosi è la parola giusta. Lui ha un anno in meno di me ma ormai da tanto tempo siamo nella stessa squadra, tra giovanili, OJM e ora anche alla Robur. In pratica tra i due allenamenti e le partite stiamo insieme almeno cinque ore al giorno, tutti i giorni. Ci capita di dire le stesse cose, rispondere alla stessa maniera… Con lui il rapporto è ottimo, prosegue fuori dal campo: con il basket si è consolidata anche l’amicizia».
Dal punto di vista fisico, soprattutto in Serie A, lei deve colmare un gap evidente di altezza e peso con gli avversari diretti. Come state lavorando per questo aspetto?
«Mi segue molto Silvio Barnaba, il preparatore della Pallacanestro Varese. Stiamo portando avanti un programma di pesi per mettere su chili e trasformarli in muscoli. Purtroppo, tra le tante partite e gli allenamenti di squadra qualche volta manca il tempo per le sedute individuali ma appena è possibile ci mettiamo a lavorare».
La prima tripla a segno – foto S. Raso/VNAccanto a lei c’è proprio un giocatore dal fisico particolare come Keene, alto 1,75 ma decisivo con i suoi canestri. Capita di confrontarvi?
«Da quando è arrivato a Varese, Marcus mi ha sempre aiutato, trattandomi come un compagno di squadra alla pari. Non ha atteggiamenti da senior con il ragazzino di turno e si sta dimostrando una persona super. In campo poi ha un modo di giocare che mi piace tantissimo, con quella capacità di cambiare la partita a suon di canestri nel giro di pochi minuti. Come è accaduto con Trento».
C’è un giocatore di questa Serie A al quale, per percorso, fisico e ruolo, può provare ad accostarsi?
«Non ci ho mai pensato, ma il primo che mi viene in mente è Michele Ruzzier. L’ho conosciuto qui a Varese lo scorso anno ed è un’altra persona con cui ho avuto un buon rapporto. Mi piace il suo modo di giocare e di condurre la squadra dalla cabina di regia».
Impiegato in campo, inserito in quintetto base, autore dei primi punti in Serie A. Ora qual è l’obiettivo di Matteo Librizzi da qui a fine anno? E quello della Openjobmetis di coach Roijakkers?
«Per quanto riguarda me, è presto per darmi altri obiettivi che non siano quelli di sfruttare l’occasione unica che mi è stata data. Spero che il coach mi continui a dare spazio e se lo farà proverò a fare il meglio possibile. Per quanto riguarda la squadra, anche qui stiamo vivendo un momento di grande fiducia e lo si vede per come stiamo in campo. Si è creato un legame forte tra tutti e lo si è visto anche in occasione della rimonta su Trento. Dobbiamo continuare così».
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