Perché non accada più: il Giorno della Memoria a Gallarate parla al futuro
Al cimitero il primo evento della settimana che fa memoria dell'orrore del nazifascismo. Presentate per la prima volta insieme le tre "pietre d'inciampo" che ricorderanno tre vittime nelle strade e piazze di Gallarate
Gallarate celebra il Giorno della memoria, con la commemorazione promossa da Anpi Gallarate con patrocinio del Comune. E lo fa presentando anche – per la prima volta visibili a tutti – le tre “pietre d’inciampo ” che – per iniziativa di Anpi e Associazione Mazziniana di Gallarate – ricorderanno in tre punti della città tre vittime del nazifascismo.
La cerimonia si è svolta al cimitero di Gallarate, con momento principale di fronte al monumento che ricorda chi diede la vita per la libertà e anche due donne uccise perché di origini ebraiche. Michele Mascella, presidente di Anpi, ha ricordato che l’artista Gunter Demnig, ideatore delle pietre d’inciampo, è partito dalla memoria dei rom e dei sinti deportati da Colonia nel maggio 1940, prime vittime (precedute solo dai malati di mente) dello sterminio di massa programmato dai nazisti.
«È sempre devastante ricordare le atrocità che sono state commesse nel passato. La giornata della memoria è davvero un monito per le future generazioni» ha aggiunto l’assessore alla cultura Claudia Mazzetti (presenti anche l’assessore al sociale Chiara Allai e i consiglieri comunali Silvestrini, Coppe e Lauricella).
Ester De Tomasi, presidente Anpi della Provincia di Varese ha ricordato Clara Pirani Cardosi, moglie del preside del liceo, e lo ha fatto accostando la sua drammatica esperienza alla sua storica personale: «Clara condivise una parte del percorso con mio padre: carcere di San Vittore, poi Fossoli, Verona e Bolzano. Infine il campo di concentramento: lui a Mauthausen, lei ad Auschwitz». Michele Rusca, dell’associazione Mazziniana, ha ricordato un punto importante: la deportazione di Clara Pirani fu gestita pressoché interamente non dai tedeschi, ma dalla Repubblica Sociale fascista e dai suoi funzionari (il poliziotto che arrestò Pirani era suo vicino di casa).
Angelo Bruno Protasoni ha ricordato invece Lotte Froëhlich, nata in Germania e gallaratese d’adozione, avendo sposato l’avvocato Mazzucchelli: fu tra le vittime della strage all’hotel Meina, nel settembre 1943. «Giustiziata, zavorrata con pietre e gettata nel lago Maggiore. I nazisti volevano fare perdere ogni traccia di queste persone. Le sue spoglie sono qui al cimitero di Gallarate».
Non per l’origine ma per la sua opposizione al nazifascismo fu invece ucciso Vittorio Arconti, operaio comunista ricordato dalla professoressa Guja Baldazzi, di Anpi: Deportato a Mauthausen e poi a Gusen, «fu assassinato nel castello di Hartheim», dove venivano liquidati gli “irriducibili” nemici del nazifascismo.
Anche Arconti sarà ricordato da una pietra d’inciampo, che sarà posta in via Mameli, ultimo indirizzo scoperto grazie alla attenta ricerca svolta dai funzionari delll’ufficio anagrafe del Comune, ringraziato dal presidente di Anpi Michele Mascella.
«Faremo conoscere le pietre d’inciampo a tutti gli studenti di Gallarate» ha continuato la prof. Baldazzi. «La prima scuola sarà il liceo e poi continueremo con l’istituto Falcone». Alla cerimonia hanno già partecipato diversi studenti, dai licei e dall’Istituto Falcone (presente con gonfalone) e come rappresentanti della Rete Studenti Medi.
Il professor Giancarlo Restelli ha inquadrato nel suo intervento quello che viene definito “universo concentrazionario”: «Oltre 800.000 italiani conobbero le soffferenze della prigionia o la morte oltre le Alpi. Da Legnano furono deportati in 30, da Busto in 50, da Gallarate una decina». Il Giorno della Memoria, a livello globale, ricorda chi venne ucciso per la sua origine (ebrei, rom, sinti, slavi) ma anche chi fu perseguitato e assassinato per la propria opposizione al nazifascismo. La parola d’ordine “mai più guerra” fu presto dimenticata, nella corsa agli armamenti tra Usa e Urss, nei conflitti scatenati dal nazionalismo (anche fuori Europa, dall’India all’Africa), negli orrori delle guerre coloniali, fino al genocidio del Ruanda.
E così il Giorno della Memoria accompagna ai giorni nostri: «Combattiamo ogni giorno la nostra “guerra” contro ogni forma di razzismo e nazionalismo» ha concluso Restelli. Citando poi Dante nel Convivio, con una frase che invoca oggi la fratellanza umana e globale:: «Noi che abbiamo per patria il mondo, come i pesci il mare».
A Gallarate la settimana del Giorno della Memoria prevede anche un’iniziativa del conservatorio Puccini giovedì (con Enzo Fiano, figlio del deportato Nedo Fiano) e un incontro venerdì ai licei, con presentazione delle “pietre d’inciampo”.
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