Ricordare la Shoah non è routine ma un impegno per tenere viva la memoria sull’emblema di ogni atrocità
A Villa Recalcati si è tenuta la cerimonia di commemorazione del Giorno della Memoria. Istituzioni, studenti e Anpi hanno ribadito l'obbligo morale di tramandare i valori della democrazia e della tolleranza
La memoria come valore da trasmettere alle future generazioni, perché ciò che è stato non si possa dimenticare.
Nel salone di Villa Relalcati si è tenuta la cerimonia di commemorazione delle vittime della Shoah organizzata dalla Prefettura di Varese.
Ospiti del Prefetto Dario Caputo, alla sua ultima apparizione pubblica prima di ritirarsi per sopraggiunti limiti di età, le autorità istituzionali, dal sindaco di Varese Davide Galimberti, al Presidente della Provincia Emanuele Antonelli e al direttore dell’Ufficio scolastico Giuseppe Carcano hanno più volte sottolineato la parola “memoria”, intesa come un’incombenza necessaria da tutelare e sostenere per instillare nelle future generazioni quegli “anticorpi – come li ha chiamati il Presidente Antonelli riprendendo il discorso di Liliana Segre – che seppur latenti nel corpo si attivano immediatamente davanti alla minaccia del virus, come un antidoto contro ogni discriminazione e intolleranza”.
Anche il sindaco Galimberti ha messo in guardia dal ritenere “routinarie ” manifestazioni come quella di oggi, sottolineando il valore del coinvolgimento dei giovani per la costruzione di una società che tenga lontano ogni rigurgito dell’atrocità commessa contro l’umanità.
L’incontro ha toccato punte di grande emozione nell’intervento di Ester De Tomasi, presidente della sezione varesina dell’Anpi, che ha ricordato la figura di Clara Pirani Cardosi a cui la città di Gallarate ha dedicato una delle pietre di inciampo. Un ricordo dove il nome della docente gallaratese è stato pronunciato più volte per far sì che la memoria non ne cancelli la storia dolorosa, raccontata dalle figlie in un libro. Ester De Tomasi ha annunciato l’arrivo, nella prossima settimana, di altre 13 pietre di inciampo e si è detta fiduciosa che anche il Comune di Varese indichi i luoghi metterle.
Presenti anche tre studenti del liceo classico Cairoli di Varese insieme a una docente per raccontare i temi trattati nell’assemblea di istituto, un’assemblea che ogni anno viene organizzata il 27 gennaio per approfondire e conoscere, insieme ai professori, la brutalità di una storia che sembra lontana ma che invece, come hanno riflettuto gli studenti, continua a ripetersi, per esempio nell’eccidio del Rwanda.
E che ci sia bisogno di ricordare e di riflettere costantemente sugli orrori della Shoah è emerso anche nella relazione della professoressa Paola Biavaschi, dell’Università dell’Insubria, che ha trattato il tema dell’antisemitismo, negazionismo e odio che affollano la rete internet, luogo nato come spazio di libertà ma che oggi è un coacervo di contraddizioni ( diritto di privacy e trasparenza, importanza della memoria e diritto all’oblio) e storture, a cui si tenta di porre rimedio ma con risultati non adeguati: « L’unica arma che abbiamo veramente è l’istruzione e il ricordo ».
Alla fine della cerimonia, il Prefetto Dario Caputo ha chiamato i relatori per condividere il momento delle medaglie d’onore che lo Stato concede alla memoria. A ritirare i riconoscimenti i famigliari di Giuseppe Banfi, Gaetano Ferrario, Pio Marazzi, Amadio Piantoni e Pietro Zanardini
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