Senza provvedimento di quarantena non c’è retribuzione: lettera di un’educatrice esausta
L'educatrice non ha ricevuto il provvedimento di quarantena relativo ai casi positivi di alcuni bimbi "che risentono di più di questa situazione"
«Passati due anni dall’inizio della pandemia, mi sembra inverosimile che ancora oggi sia pressoché caotica la gestione dei casi positivi e delle quarantene da parte di Ats». Lo scrive “un’educatrice esausta” nella lettera che ha inviato alla redazione di VareseNews per raccontare la frustrazione per un’ennesima quarantena, dovuta ad alcuni bimbi positivi segnalati dall’asilo ad Ats, cui però non sono seguiti i doverosi provvedimenti. Con quel che ne consegue, anche in termini economici: perché se responsabilmente ci si sottopone comunque a isolamento e tamponi è anche vero che economicamente ci sono delle ripercussione, dal costo dei tamponi al permesso non retribuito in assenza di provvedimento sanitario.
Gentilissima redazione,
con la presente lettera intendo denunciare la mia situazione che credo non sia la sola in questo triste periodo storico.
Passati due anni dall’inizio della pandemia, mi sembra inverosimile che ancora oggi sia pressoché caotica la gestione dei casi positivi e delle quarantene da parte di Ats.Sono educatrice presso un asilo nido e una settimana e mezzo fa, abbiamo dovuto chiudere la struttura per via di alcuni casi positivi.
La mia titolare ha avviato la procedura di quarantena tramite ATS, ma ad oggi, io non ho ancora ricevuto alcun provvedimento di quarantena.
Mi sono recata autonomamente in farmacia ad eseguire il tampone (a mie spese) per verificare se fossi positiva o negativa e per precauzione mia non sono uscita di casa per tutta la settimana, anche se l’esito del tampone era negativo.Per rientrare al lavoro però, è necessario fare un tampone di uscita con esito negativo, che dovrò nuovamente pagare di tasca mia, non avendo ricevuto alcun documento che attesti la situazione.
Ho provato più e più volte a contattare ATS, sia via mail che per telefono, attendendo invano per ore. Anche il numero verde sembra ormai irrintracciabile e pure il mio medico curante non mi ha fornito risposta.Io mi sento abbattuta ed impotente. Non saranno questi altri 15 euro a cambiarmi la vita, ma il tempo perso e lo stress accumulato in queste settimane non me li toglie nessuno.
In tutto questo, sembra ridicolo sottolinearlo ma purtroppo non lo è, io sono a casa con permesso non retribuito, perché lo stato non ha previsto alcuna indennità o cassa integrazione per queste situazioni.
Io so di non essere l’unica e che la situazione è sempre più difficile per tutti, per ogni ambito e grado di lavoro.Con ciò non voglio sminuire il prezioso contributo che ogni giorno effettuano volontari e impiegati dei reparti medici, ma ho sentito l’esigenza di condividere la mia esperienza.
Detto questo, spero vivamente che gli esiti dei tamponi dei bambini e degli operatori della struttura siano negativi per poter riprendere a lavorare e a donare momenti di spensieratezza e gioia ai bambini, che di tutto questo sono forse le vittime che ne risentono di più.Un’educatrice esausta
(lettera firmata)
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