Un anno a due velocità per il mercato degli eventi. “Coltiviamo l’entusiasmo”
Marcello Vitella, ad di Consel, traccia il bilancio dell’ultimo anno. Sei mesi di stop e altrettanti di fermento e richieste
«Il 2021 è stato un anno stranissimo, caratterizzato da due velocità: nel primo semestre c’è stata la totale immobilità, il mondo degli eventi era praticamente morto, nel secondo semestre c’è stata una vera esplosione di lavoro, le aziende avevano voglia di fare con adeguati budget a disposizione».
Marcello Vitella (foto sopra), amministratore delegato di Consel srl, società specializzata in eventi e comunicazione, in oltre vent’anni di attività non aveva mai visto nulla del genere. «Negli ultimi sei mesi dell’anno – continua Vitella – abbiamo lavorato il quadruplo rispetto al normale».
In effetti la crescita dell’Italia ben oltre il 6%, nettamente al di sopra anche delle aspettative dei più ottimisti, è un termometro attendibile della voglia di ripartire del Paese.
Per far fronte all’esplosione della domanda le aziende sono state però obbligate a riorganizzarsi in tempi brevissimi, un’agilità che le nostre Pmi, sia del settore manifatturiero che dei servizi, hanno dimostrato di avere anche durante la fase più drammatica della pandemia.
«È stato uno strano modo di lavorare – spiega l’ad di Consel – perché abbiamo dovuto imparare a fare le cose a un ritmo frenetico, quadruplicando l’intensità, con tutti i problemi che questo comporta nella gestione delle risorse umane. Alla fine dell’anno però, dal sottoscritto all’ultimo arrivato, ci siamo ringraziati reciprocamente».
L’alternativa a straordinari e turni forsennati sono le assunzioni, ma per le piccole imprese non è sempre possibile accedere in tempi accettabili al mercato del lavoro per avere nuove risorse umane formate secondo esigenze specifiche, difficoltà che si manifesta soprattutto quando i profili richiesti sono quelli legati all’utilizzo delle nuove tecnologie. Resta comunque il fatto che molte imprese italiane in questa fase hanno manifestato un’energia e una capacità di rilanciare il loro business che sembra andare al di là del semplice effetto rimbalzo post pandemia. Certo, sulla ripresa rimane l’ombra della variante Omicron e dei relativi costi, ma quanto si è visto nel secondo semestre del 2021 fa sperare in qualcosa di più duraturo.
«Sono due facce della stessa medaglia – spiega Vitella – perché è vero che in questi ultimi due anni abbiamo subìto bombardamenti economici, sociali e psicologici, ma quell’energia incredibile che ha contraddistinto gli ultimi sei mesi dell’anno appena passato è anch’essa figlia di quella situazione. L’aspetto psicologico positivo di questo momento vale più del Pil, è come se ci fosse una maggiore consapevolezza a partire dall’imprenditore per arrivare all’ultimo consumatore. Nessuno vuole stare più fermo, si vuole investire e anche misurarsi con nuove sfide imprenditoriali».
Forse stiamo veramente guarendo da una grossa ferita, il Covid, e il paziente, la società, sta facendo progressi, aprendosi a una visione nuova rispetto al passato.
Vitella parla di «cambio culturale» che è andato a impattare su tanti aspetti del fare impresa. «In questi sei mesi – sottolinea l’imprenditore – non abbiamo programmato nulla e abbiamo anche evitato di fare il piano triennale. Se c’è da crescere cresciamo, punto. La pandemia ci ha costretto a rivedere tante nostre convinzioni che sembravano consolidate, ma che, alla luce di quanto è successo, non hanno più senso».
Ora la partita della ripresa si sposta sul campo del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Il Governo ha appena mandato a Bruxelles la richiesta per la prima tranche di 24 miliardi di euro e resta da capire come queste risorse verranno messe a terra, in particolare come farle arrivare alle imprese. Fabio Lunghi, presidente della Camera di Commercio di Varese nonché componente del Comitato esecutivo di Unioncamere nazionale, ha ribadito più volte che gli enti camerali hanno la macchina già pronta perché sanno come fare e Unioncamere si sarebbe già resa disponibile. Ben accetta è anche la soluzione che vede le regioni in questo ruolo.
«Spero che le risorse del Pnrr non si disperdano in mille rivoli inutili – conclude Vitella – Occorre una progettazione dall’alto e una guida reale, se si seguirà questa indicazione avremo la possibilità di realizzare progetti importanti secondo le linee indicate da Bruxelles. La sostenibilità è fatta di scelte precise e profonde e il cambio culturale è già iniziato proprio tra i consumatori che sono disposti a spendere qualcosa in più pur di essere sostenibili nei loro comportamenti, mentre molte imprese stanno attivando nuovi percorsi in questa direzione con i relativi costi, che non sono pochi. E i risultati delle buone pratiche già si vedono».
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