Rientra in ospedale il dottor Cannavò, dopo una lunga e difficile battaglia contro il Covid
Nel 2020 si era impegnato, accanto ai malati, a sconfiggere il virus. Aveva salvato il giovanissimo Mattia a Cremona. Poi, a dicembre, quel virus lo aveva colpito duramente nel fisico e nell'anima
Si prepara a rientrare dopo un anno di malattia. Quel virus, che aveva combattuto senza risparmiarsi per tutto il 2020, lo aveva beffato proprio sul finire dell’anno. « Il 29 dicembre, con 40 di febbre, mi arrivò l’esito del tampone positivo. Fu l’inizio di un anno difficile e faticoso che solo ultimamente mi ha visto recuperare il mio equilibrio e, soprattutto, la passione che ho sempre avuto per la mia professione: la medicina».
A CREMONA AVEVA SALVATO IL GIOVANISSIMO MATTIA
A parlare è il dottor Massimo Cannavò, diventato famoso, suo malgrado, nella primavera del 2020 quando andò come volontario a dare una mano all’ospedale di Cremona, in gravissima difficoltà per i troppi pazienti covid in gravi condizioni.
Fu durante quell’esperienza che incontrò il giovane Mattina, appena 18 anni, arrivato in ambulanza in condizioni disperate e che il dottor Cannavò volle intubare come tentativo estremo per salvargli la via. La storia di Mattia e la sua guarigione diedero al dottor Cannavò una ragione per impegnarsi ancora di più. Quando la pandemia colpì duramente Varese nell’autunno 2020, lui non si tirò indietro, trascorreva il suo tempo nei pronto soccorso della sua azienda, per dare una mano, mentre il Covid colpiva anche tanti suoi colleghi.
Poi, quel 29 dicembre, venne il suo turno: « Iniziò come un malessere ma, nel giro di qualche giorno, mi ritrovai con febbre altissima e il fiato corto. Non respiravo e trascorrevo le notti insonni a controllare il respiro perchè, quando mi addormentavo, il fiato si faceva corto e la saturazione scendeva. I primi dieci giorni di gennaio furono davvero difficilissimi. Lo stress fisico subito mi ha comportato seri problemi successivamente: ho perso la quasi totalità della mia muscolatura, non riuscivo a stare in piedi. Fino a maggio, con l’arrivo del primo caldo, non sono uscito di casa perchè l’aria fredda irritava le vite aeree e la tosse non mi dava pace. Ho faticato a lungo a riacquistare i ritmi del sonno e della veglia perchè l’angoscia di addormentarmi e di non poter più respirare mi è durata a lungo».
IL VIRUS AVEVA MINATO IL SUO FISICO MA ANCHE LE SUE CERTEZZE
La perdita di massa muscolare ha poi influito sul suo equilibrio fisico. A complicare una situazione già delicata è subentrata la paura: « Il disagio psichico è stato difficile da superare. Le sensazioni che la malattia ti fa provare mettono a dura prova le tue certezze. A lungo, ho pensato anche di lasciare la professione medica: a Cremona ero stato testimone di tante storie davvero tristi e tragiche. Mentre si era in trincea, al fianco di chi soffriva, però, non c’era il tempo di rielaborare, di metabolizzare ciò che stavi vivendo. Tutta quella sofferenza è emersa drammaticamente durante la mia malattia. E ho iniziato a dubitare di me, delle mie scelte, del senso del mio impegno, di quanto davvero potessi essere utile agli altri, se attorno a me c’era così tanto dolore».
IL VALORE DEI RAPPORTI UMANI CHE IL COVID HA STRAVOLTO
L’angoscia e il senso di frustrazione hanno accompagnato a lungo il dottor Cannavò che, piano piano, ha rimesso insieme i pezzi della sua vita stravolta: « Innanzitutto la mia famiglia è stato l’appiglio più forte a cui mi sono aggrappato per ritrovare il senso della mia vita. Durante i lunghi mesi del 2020 mi sentivo come in battaglia, impegnato a contrastare l’avanzata drammatica del nemico, e più mi impegnavo, più sentivo che dovevo correre e e lavorare. Senza sosta, senza pensare. La malattia, paradossalmente, mi ha permesso di ritrovare il mio equilibrio, i valori, le priorità. Devo ringraziare anche i tanti colleghi che non mi hanno fatto mancare nulla, con la loro presenza, le parole di conforto, il sostegno. Ho capito quanto sia determinante, soprattutto nella malattia, avere attorno qualcuno che ti sostenga. La cura non è fatta solo di medicinali ma anche di sorrisi e parole giuste, consigli e incitamenti. Il covid ha annullato l’empatia: ha reso la sofferenza isolata e la solitudine è la condanna più dura da accettare. Oggi, sono pronto a ritrovare il mio posto in ospedale e so che una parola o un sorriso sono fondamentali al letto del pazienti».
HO RITROVATO LA VOGLIA DI FARE IL MEDICO
Il dottor Cannavò si prepara a rientrare in reparto: « In un anno ho perso 12 chili e tante certezze che avevo. Ma oggi ho recuperato quasi tutto, sono più sereno e vivo sapendo che il futuro può riservarti tante sorprese. Non faccio progetti a lungo termine ma mi godo la vita giorno per giorno. Voglio tornare a essere operativo perchè sono ancora convinto che fare il medico sia la mia più grande passione. Pronto ad aiutare gli altri».
OGGI VIVIAMO IN UNA SOCIETA’ SPACCATA : FA MALE VEDERE CHE SI DUBITI DELLA NOSTRA ONESTA’
«Una cosa, però, mi amareggia: due anni fa eravamo tutti uniti, insieme contro il virus. Oggi viviamo in una società spaccata, dove c’è poca tolleranza. Spesso mi chiedono cosa pensi dei vaccini. Nessuno mi domanda cosa sia stata la malattia. E questo è un dettaglio non da poco. La malattia mi ha tolto tantissimo, mi ha messo in grave pericolo. La gente si comporta come si fosse immune. Io oggi sono convinto di tornare in corsia, di rientrare al mio posto. Ma il clima è cambiato. Si mettono in dubbio la mia onestà intellettuale e i mei sforzi. Questo mi demoralizza. La mia passione per la medicina è , però, più forte. Oggi, non vedo l’ora di rientrare»
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