Un ospedale moderno al “casermone” di Gallarate? Se ne può parlare
Regione Lombardia ha annunciato l'interesse per fare della struttura ex militare un nuovo polo per le emergenze. Il medico e consigliere comunale Michele Aspesi interviene nel dibattito, che si accompagna a quello sull'ospedale unico
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato del consigliuere comunale gallaratese Michele Aspesi, del gruppo Cassani Sindaco. Aspesi, che è anche medico ospedaliero, riflette sulle ultime novità nel dibattito sulla sanità a Gallarate. Nell’articolo sono presenti i link ai diversi articoli pubblicati negli ultimi giorni sul tema
Ieri ho letto che la Regione intende promuovere uno studio di fattibilità per trasformare l’area del “Casermone” in un Hub per le emergenze sanitarie. Sicuramente la visita prevista per domani del Vice Presidente Moratti con il Generale Figliuolo e il Consulente Regionale Bertolaso, sarà una prima occasione di costruttivo confronto con l’Amministrazione Comunale.
Come sempre sostenuto, saremo presenti come parte attiva in questi percorsi decisionali proposti da Regione Lombardia perché hanno un’evidente ricaduta sul territorio che andrà studiata dal punto di vista dell’impatto globale sull’area cittadina ma che garantirebbe altrettanto un’occasione per potenziare alcuni servizi alla città.
Ho appreso dalla stampa, con piacere, che anche il Consigliere Pignataro stia iniziando a ravvedere la sua posizione e concordare sulla reale necessità e sui possibili vantaggi che una nuova struttura ospedaliera porterebbe alla città.
Come già noto, nel prossimo Consiglio Comunale discuteremo e vareremo una Commissione Speciale, composta da Consiglieri Comunali, Esperti e Cittadini, che si occuperà delle tematiche relative al nuovo ospedale in cui si potrà anche discutere l’ipotesi di finalizzare l’intera area del Casermone a fini sanitari prevedendo, oltre all’Hub Regionale per le emergenze anche il nuovo ospedale unico.
Se l’idea della Regione fosse quella di trasformare il “Casermone” in un Hub per le emergenze sanitarie, con una degenza, ipoteticamente in sostituzione di quanto in funzione presso Fiera Milano, parallelamente, come accade oggi con il Policlinico di Milano, occorrerebbe un Ospedale multidisciplinare di medio/grosse dimensioni, moderno ed efficiente, a cui questa nuova struttura facesse riferimento per i servizi di supporto clinico e le alte specialità cliniche non presenti nella struttura d’emergenza. Al momento attuale l’offerta dei due poli sanitari (Gallarate e Busto) vicini al “Casermone”, a mio parere, non sarebbe all’altezza di sostenere una struttura spoke progettata sulla falsa riga di quella attualmente in uso in Fiera Milano e ciò renderebbe necessario l’ospedale nuovo che sarebbe funzionalmente opportuno fosse il più prossimo possibile al centro sanitario per le emergenze. Allora perché no all’interno dello stesso sedime?
Sarebbe una proposta non priva di senso e opportunità per il territorio.
L’area del “Casermone” è situata al confine tra Gallarate e Busto alla pari dell’area attualmente individuata per il nuovo ospedale, necessiterebbe di un approfondito studio di fattibilità, di impatto ambientale ma soprattutto di impatto viabilistico dato che sempre insiste su l’asse del Sempione/Via Milano le cui criticità sono note a tutti. Certo è che per altri aspetti, l’area potrebbe forse essere facilmente servita dai mezzi pubblici, che già vi transitano o da una apposita stazione ferroviaria “per l’Ospedale” come quella che RFI ha già realizzato a Corato, Bergamo o Mestre al servizio dei rispettivi ospedali cittadini.
Tutto questo porterebbe sicuramente alla popolazione gallaratese e dei comuni limitrofi, indiscutibili vantaggi in riferimento soprattutto alla possibilità di fruire di una migliore, più efficiente e completa offerta sanitaria sia in termini tecnici che di organici clinici.
Ho letto anche l’intervista al Consigliere Gnocchi che si conferma, per noi neofiti, una preziosa risorsa dato che non perde occasione, in ogni suo intervento, per proporci un remind della storia politica cittadina degli ultimi vent’anni. Anche ipotizzando una boutade l’idea dell’ospedale nuovo al “Casermone”, in ogni caso, potrebbe essere l’unica alternativa alle attuali prospettive perché quanto ad esempio sostenuto nell’intervista di cui sopra si può ritenere solo populismo anacronistico. A mio parere non sono la presenza di un Punto Nascite e un Pronto Soccorso che garantiscono la qualità del servizio sanitario. Queste Unità Operative funzionano e forniscono cure finalizzate solo se inserite in un Ospedale polispecialistico (comprensivo dei diversi servizi, dalla radiologia all’emoteca, per esempio) che garantisca la migliore risposta sanitaria a fronte di qualunque evenienza. Ad oggi è impensabile, perché antieconomico, mantenere due ospedali altamente performanti a pochi chilometri di distanza.
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