Un tesoro in attesa di essere svelato: l’archivio storico comunale di Varese
Viaggio, insieme all'assessore alla Cultura Laforgia e alla responsabile della Biblioteca civica Violini, nella raccolta di via XXV Aprile a Varese, dove è raccolto l'archivio storico comunale e dove i cittadini possono scoprire pezzi di storia della città
E’ un luogo centralissimo ma poco noto, formale ma quasi intimo per chi lo frequenta, sia un professionista o un appassionato di storia: certamente un luogo da proteggere, perchè conserva la memoria della città. Parliamo dell’Archivio storico comunale, costituito dal Comune di Varese per riunire in una unica sede l’intero patrimonio archivistico cittadino.
Conservare l’archivio storico, che raccoglie la documentazione anteriore al quarantennio e l’archivio di deposito (cioè i fascicoli delle pratiche definitivamente concluse, ma ancora soggette ad operazioni di riordino) è stato possibile da quando il Comune ha ristrutturato in via XXV Aprile i depositi con scaffalature verniciate a fuoco, e locali protetti da impianto automatico antincendio: la quantità di carta storica li conservata è davvero eccezionale.
«Un luogo per me fondamentale, che da professore frequentavo regolarmente con le mie scolaresche – spiega l’assessore alla Cultura Enzo Laforgia, che è innanzitutto un professore di storia e filosofia del vicino Liceo Classico, oltre che storico e scrittore – Trovavo importante che gli studenti lo conoscessero per potersene prendere cura: vi assicuro che l’esperienza è particolarmente efficace sotto il profilo culturale ed educativo».
IL REGNO DEGLI APPASSIONATI DI STORIA LOCALE
L’archivio storico è il regno degli appassionati di storia locale, che possono qui soddisfare domande normalmente “impossibili”
Qui sono consultabili infatti l’archivio dell’antica comunità di Varese e sue castellanze, a partire dal 1347 fino al 1950 e gli archivi autonomi degli ex comuni di Bizzozero (con scritti dal 1760), Bobbiate (dal 1850), Capolago (dal 1771), Lissago (dal 1824), Masnago (dal 1770), Santa Maria del Monte (dal 1771), Sant’Ambrogio Olona (dal 1779), Velate (dal 1770), fino al momento della loro aggregazione a Varese nel 1927. In più c’è l’archivio di Morosolo (1766-1928) parzialmente aggregato nel 1929.
Sono rimasti però anche importanti pezzi isolati precedenti e consistenti serie di documentazione sfuggite alle avversità: tra ipezzi più preziosici sono i codici pergamenacei degli “Statuta Communis Varexii” (1347) e degli “Statuta Communis de Varisio” (1389), riuniti in un unico volume; gli atti relativi agli statuti della Reggenza; l’antico privilegio della comunità di Varese di non essere infeudata ed i carteggi dei numerosi tentativi effettuati presso la Camera di Milano per “comprare” il feudo di Varese; la concessione di Varese in feudo a Francesco III nel Settecento; atti sulla Banca Civile di Varese; sugli antichi ospedali ed antichi registri di stato civile (1807-1815). C’è anche l’atto di vendita di Palazzo Estense al comune di Varese.
TRA I PRINCIPALI UTENTI ANCHE ARCHITETTI E INGEGNERI
«All’archivio storico possono venire tutti gli interessati, ma i principali fruitori sono i progettisti: geometri, architetti, ingegneri. Tra loro ci sono anche i proprietari di case e fondi, che qui possono ricostruire la storia delle compravendite e la vera dimensione delle case: Planimetrie e modifiche edilizie sono tutte conservate qui» spiega Chiara Violini, responsabile della biblioteca civica di Varese e dell’archivio storico comunale.
Nell’archivio infatti sono consultabili tutti i piani regolatori della città dal 1873 alla metà del novecento, per una ricostruzione dell’evoluzione dell’assetto urbanistico, ma anche le pratiche di edilizia privata, ricche della documentazione inerente il fiorire di costruzioni industriali, artigianali e in stile liberty che caratterizzarono Varese all’inizio del Novecento.
Utili alla ricostruzione delle vicende sociali ed economiche della città ci sono le statistiche industriali dell’Ottocento, i primi censimenti industriali e commerciali, le notizie sulle diverse tipologie di industrie sorte nel territorio comunale, i documenti inerenti il lavoro minorile e femminile, le notizie sull’istruzione pubblica elementare superiore a Varese dal diciottesimo al ventesimo secolo e la documentazione sulla pubblica istruzione nella città di Varese.
MANIFESTI, STUDI, DOCUMENTI: UN PATRIMONIO DA METTERE IN MOSTRA
Nell’archivio del comune di Varese si sono anche specifiche raccolte, frutto di importanti donazioni: da segnalare il Fondo Biblioteca (1420-1934), miscellanea di atti pubblici e privati relativi a famiglie varesine, editti, manifesti; il Fondo Museo (1543-1919) miscellanea di atti pubblici e privati, manifesti , editti; la Raccolta Museo (1190-1946), riordinato secondo i seguenti titoli: Cimeli, Doni, Personaggi (Adamoli, Bolchini, Buzio, Cairoli, Della Chiesa ecc.); Fondo Teatro Sociale, Causa Pia Carcano, Manifesti, Società del Museo Patrio, carte geografiche e militari, Borri Luigi, corredo per la storia locale.
Fondo di rilievidelle Cappelle e degli altri monumenti facenti parte della Via Sacra che collega al santuario del Sacro Monte di Varese, donati nel 2000 dall’Ingegner Antonino Mazzoni di Varese, da lui redatti durante i suoi studi su quelle importanti emergenze architettoniche.
Fondo Risorgimento, insieme di manifesti, documenti, fotografie, litografie, pubblicazioni, che facevano parte di una esposizione permanente allestita nei Civici Musei di Villa Mirabello, dismessa nel 1990 e per tutela trasferita in Archivio; il Fondo Resistenza, raccolta di manifesti e documenti che aveva fatto parte di una esposizione permanente presso i Musei Civici, dimessa ed ora conservata a fini di studio nell’Archivio storico comunale; infine il Fondo Manifesti, raccolta di manifesti amministrativi, religiosi, del periodo risorgimentali e di propaganda della Repubblica di Salò, con opere che vanno dal 18esimo secolo al 1946.
«E’ un patrimonio da valorizzare – sottolinea Enzo Laforgia – Molti documenti conservati qui potrebbero costituire delel interessantissime mostre. Stiamo lavorando proprio per valorizzare e rendere noto alla città quello che è patrimonio comune, che rappresenta la nostra storia, e che molti varesini non conoscono»
Tra gli archivi conservati nella palazzina di via XXV Aprile ci sono anche gli Archivi storici delle Opere Pie varesine, trasferiti nel 1993 presso il Civico Archivio Storico con alcuni importanti documenti dal finire del secolo XVI al secolo scorso: «In realtà sono diversi separati fondi che testimoniano l’attività dell’Opera Pia Castiglioni, Frasconi, Ravasi, Tognola, Frontini, Mera Curtius De Vincenti, fondamentali per un più corretto approccio alle indagini storiografiche sulla pubblica assistenza e beneficenza della città di Varese».
Ma è conservato anche l’Archivio della Società Corale Varesina, insieme di spartiti musicali, fotografie e gonfalone della Società Corale Varesina e la Discoteca già del Liceo Musicale, collezione di oltre 700 dischi a 78 giri, già del Liceo Musicale; con molteplici edizioni dirette o eseguite da musicisti famosi (Toscanini, Menuhem, Rubenstein, Serafini ecc.) o di musica operistica eseguita da grandi interpreti (Gigli, Schipa, Dal Monte, ecc.).
UNO SPAZIO PIU’ GRANDE PER LA STORIA DI VARESE
«Ora però questo luogo ha bisogno di essere ammodernato e reso più ospitale per chi vi lavora e per i suoi frequentatori – conclude Laforgia. – Attualmente vi è la necessità di accogliere, selezionare e conservare la produzione documentaria corrente dell’Amministrazione. Sarebbe inoltre bello e importante che i documenti conservati, quelli più significativi per la storia della città, fossero in qualche modo restituiti alla città: per esempio nella forma di piccole esposizioni o laboratori didattici»
«Per poter solo immaginare tutto questo, però, la premessa fondamentale è che si individui un responsabile della struttura con competenze archivistiche: fino a cinque o sei anni fa c’era il dottor Mondini, che con passione e competenza molto ha fatto per riordinare e valorizzare il patrimonio archivistico. Insomma, ci sono diverse cose da fare per tornare a prendersene cura: è un lavoro su cui ci concentreremo presto, proprio perchè è un luogo importante per i cittadini e la città.»
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grazie ” La Radman” per la precisa e ben esposta informazione….avanti sempre così.