A Brezzo di Bedero Giorno della Memoria e Giorno del Ricordo insieme contro ogni violenza

Sabato 19 febbraio alle ore 18.00 presso il Centro culturale Casa Paolo, una serata di approfondimento e momenti di riflessione sul tema “Razzismo e antisemitismo nel XX e XXI secolo”

brezzo di bedero

L’Amministrazione comunale di Brezzo di Bedero e l’Associazione Casa Paolo, in collaborazione con l’Associazione Amici del Liceo “Vittorio Sereni” di Luino, organizzano, sabato 19 febbraio alle ore 18.00 presso il Centro culturale Casa Paolo, una serata di approfondimento e momenti di riflessione sul tema “Razzismo e antisemitismo nel XX e XXI secolo”, curato dal Professor Giulio Facchetti con l’accompagnamento musicale di Francesca Galante, Ciro Radice e Andrea Pioppo.

Giulio Facchetti è Professore di glottologia e linguistica all’Università degli Studi dell’Insubria, Presidente dei corsi di laurea in Scienze della comunicazione e Scienze e tecniche della comunicazione, Direttore scientifico del Centro di Ricerche Epigrafiche e Documentali dell’Insubria e Direttore responsabile di “Expressio”, Rivista di Linguistica, Letteratura e Comunicazione.

«L’Amministrazione comunale – seguendo la coscienza di uomini e donne che credono nella dignità della persona umana e la vogliono difendere in ogni situazione, con il proposito di condannare in maniera forte l’odio, la violenza e la prevaricazione indipendentemente dall’ideologia da cui proviene – evidenzia che l’evento celebra insieme il “Giorno della Memoria”, istituito nel 2000 in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, e il “Giorno del Ricordo”, istituito nel 2004 a commemorare le vittime delle foibe e della tragedia dell’esodo giuliano-dalmata», spiega il sindaco Daniele Boldrini.

Gli Amministratori hanno l’obbligo morale di non far perdere la memoria di fatti così atroci vissuti in Europa durante gli anni della seconda guerra mondiale e, ancora di più, riflettendo sulla amara considerazione della Senatrice della Repubblica Liliana Segre lo scorso 30 gennaio “Le cose sono così poco cambiate dal giorno della mia deportazione (30 gennaio 1944), che alla mia età mi è stata destinata, ormai da due anni e mezzo, una scorta”. Le tante iniziative organizzate in tutta Italia a memoria dei tragici avvenimenti della Shoah nascono da un disperato appello dei sopravvissuti ai campi di sterminio.

Dalle loro testimonianze (pensiamo per esempio ad Elisa Springer con il suo libro “Il silenzio dei vivi” o al famosissimo “Se questo è un uomo” di Primo Levi) traspare in maniera quasi assillante il desiderio di far conoscere al mondo cosa era veramente accaduto. Primo Levi ed Elisa Springer, pur seguendo cammini ed approcci diversi all’esperienza vissuta (Levi ha iniziato a scrivere le sue memorie già durante la prigionia ad Auschwitz, mentre Elisa Springer non ne parlò con nessuno per 50 anni) sono entrambi consapevoli che quanto descritto nei libri (cioè quello che hanno subito o visto subire) è talmente inumano, inconcepibile e difficilmente credibile, che sentono la necessità assoluta che tutto venga testimoniato con precisione. Primo Levi nella breve introduzione al libro precisa “mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è inventato”. Rispetto ai tanti genocidi della storia, la sconvolgente particolarità dello sterminio degli Ebrei da parte del regime nazista è la meticolosa organizzazione di ogni fase dell’eliminazione delle vittime, con documenti che riportano il cronoprogramma col numero di persone da raccogliere e deportare nei vari campi di sterminio. I treni che trasportavano in condizioni disumane i deportati avevano precisi orari da rispettare; seguendo la pianificazione dello sterminio dovevano arrivare 14.000 ebrei ogni giorno, fino a raggiungere la cifra di 11 milioni di morti della cosiddetta “soluzione finale”. Tutto ciò era riportato in precise tabelle e documenti di un organo di governo. Il burocrate, il contabile dello sterminio, l’esperto degli Ebrei, era Adolf Heichmann, uno tra i più stretti collaboratori di Hitler. Dopo la guerra si rifugiò in Argentina, dove venne scoperto dal Mossad israeliano nel 1960, processato e giustiziato a Tel Aviv. Le fasi del processo e gli elementi psicologici dei carnefici sono stati documentati dalla filosofa e giornalista Hannah Arendt nel famoso libro “La banalità del male”.

Nel territorio luinese abbiamo avuto tante occasioni di poter incontrare persone che sono state testimoni, vittime e superstiti dell’atroce, diabolica disumanità, che ha provocato l’olocausto. Nel 2002 Luino ha ospitato Liliana Segre, ora Senatrice, che concluse il racconto della terribile esperienza di Auschwitz con un pensiero: chiedendosi tante volte nella sua vita perché ha subito quello che ci racconta, non è mai stata in grado di trovare una risposta….. Nel 2003 è il Comune di Brezzo di Bedero ad organizzare l’incontro con Nedo Fiano, come avevo descritto un anno fa, a pochi giorni dalla sua morte (https://www.varesenews.it/2021/01/nedo-fiano-arrivo-brezzo-bedero-raccontare-lorrore/1300546/).

Malgrado l’instancabile lavoro di divulgazione da parte dei sopravvissuti, soprattutto nelle scuole, è purtroppo ancora molto diffusa la scarsa conoscenza di quelle terribili vicende, come dimostrano episodi recenti. Manca la consapevolezza delle atroci sofferenze subite dalle vittime, che non possono non stimolare una riflessione. I sopravvissuti sono ormai pochissimi ed è sempre più indispensabile il coinvolgimento dei “testimoni di seconda generazione”, i figli e i familiari delle vittime. Il loro patrimonio di informazioni non deve essere assolutamente disperso.

Io chiedo come può l′uomo

Uccidere un suo fratello

Eppure siamo a milioni

In polvere qui nel vento
(Francesco Guccini)

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Pubblicato il 15 Febbraio 2022
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