Com’è cambiata la percezione della corruzione in Italia
Il Corruption perception index di Transparency International, sorta di unità di misura della corruzione percepita, pone l'Italia al 42simo posto nel mondo

A trent’anni da Tangentopoli, l’Italia è ancora un paese vittima della corruzione? Le persone ritengono che la politica e la pubblica amministrazione siano corrotte? Il tema non riguarda solo la politica nazionale: anche quella locale, e il territorio della provincia di Varese non è escluso, ha fornito cattivi esempi.
Uno strumento utile per capire quanto gli italiani percepiscano il loro paese come corrotto si chiama, appunto, Corruption perception index. Si tratta di un indicatore elaborato da Transparency International, un’organizzazione non governativa che si occupa di lotta alla corruzione, a partire da una serie di dati statistici. Il risultato è un valore compreso tra uno e 100, dove quest’ultimo rappresenta il paese ideale in cui non esiste alcuna corruzione percepita.
L’ultima edizione, pubblicata a fine gennaio, vede l’Italia al 42simo posto della classifica mondiale, insieme alla Polonia e alle isole di Santa Lucia. Subito dopo la Slovenia e subito prima di Botswana, Dominica, isole Fiji e Georgia. Il lato positivo è che rispetto allo scorso anno il nostro paese ha compiuto un balzo in avanti di dieci posizioni in questa classifica.
In realtà, fatto salvo uno stallo negli anni 2019 e 2020, da che viene calcolato il Cpi l’Italia ha registrato un costante incremento nel punteggio. Nel 2021 ha raggiunto quota 56, un risultato certamente migliore dei 42 punti del 2012, ma ancora lontano dagli 88 che quest’anno hanno premiato con il primo posto Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda. Questo l’andamento dell’indice della corruzione percepita italiana riassunto in un’infografica:
Ma come si spiega questo miglioramento? «La credibilità internazionale dell’Italia si è rafforzata in quest’ultimo anno anche per effetto degli sforzi di numerosi stakeholder del settore privato e della società civile nel promuovere i valori della trasparenza, dell’anticorruzione e dell’integrità», ha spiegato nel comunicato che ha accompagnato la diffusione del Cpi 2021 la presidentessa di Transparency International Italia Iole Anna Savini.
«L’emergenza generata dalla pandemia», ha aggiunto, «ha fortemente influenzato l’elaborazione del Cpi, dal momento che in alcuni casi ha generato una minor fiducia nei paesi che hanno preferito rimuovere le garanzie di controllo, in altri ha determinato un rafforzamento della coscienza collettiva e risposte più solide da parte dei Governi».
Secondo il direttore di Transparency International Italia Giovanni Colombo restano alcune questioni sulle quali è urgente agire per contrastare la corruzione in Italia. «Tra le questioni più rilevantivi è il ritardo nella trasposizione della Direttiva europea 2019/1937 sul tema del whistleblowing, i cui termini sono scaduti a dicembre 2021, che consentirebbe di completare la disciplina contenuta nella legge 179/2017». Non solo «siamo ancora in attesa della pubblicazione del registro dei titolari effettivi e ci auguriamo che il processo legislativo per la regolamentazione del lobbying sia portato a termine nel migliore dei modi». Non saranno la panacea di ogni male, ma una volta sciolti questi nodi la nostra posizione nella classifica della corruzione percepita non potrà che migliorare.
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