Caso Varese-Novara: “Fosse stato un mio giocatore gli avrei ordinato di chiedere scusa”
Il presidente biancorosso Stefano Amirante torna su quanto accaduto al Franco Ossola e ringrazia chi lavora per il Varese: "Tutti hanno tenuto i nervi saldi nonostante l'accaduto"
Ventiquattr’ore dopo, la tensione ha lasciato spazio all’amarezza dalle parti del Franco Ossola. La rete di mano di Maikol Benassi, difensore del Novara, che ha deciso in quel modo l’attesa sfida del girone A di Serie D (un match importante per la corsa alla promozione) non può essere cancellata rapidamente dalla testa di chi c’era e di chi seguiva la partita da casa. (foto in alto: lo scatto “probante” di Domenico Ghiotto/Agenzia Blitz diffuso anche dalla società nel dopo gara)
Ma, in casa Città di Varese, è il dispiacere il sentimento prevalente nel day after perché l’entourage biancorosso sa bene che, a livello sportivo, non si può fare nulla per cancellare l’ingiustizia. Ma più del gol in sé, a colpire è stato il “dopo”: Benassi non è un ragazzino furbo, è un difensore di 33 anni, gran parte dei quali trascorsi tra C e D. Insomma, uno che ne ha viste tante e che, considerata l’esperienza, avrebbe potuto dare almeno un piccolo esempio ammettendo l’accaduto a giochi fatti.
E invece no: esultanza smodata sia al momento del gol sia al fischio finale, con appendice di qualche suo compagno che uscendo dal campo non ha risparmiato gesti volgari tanto per non farsi mancare nulla. «Di una cosa sono certo: se quella rete fosse stata segnata da uno dei miei giocatori, gli avrei ordinato di chiedere scusa nel dopo partita. Non sarebbe cambiato nulla ai fini del risultato, lo so bene, ma almeno avremmo ristabilito la verità. Invece non è successo nulla, anzi: negli spogliatoi l’entourage del Novara ha continuato a dire che era un autogol di Mamah».
Stefano Amirante, il presidente del Città di Varese, misura le parole e anche per deformazione professionale (è avvocato) ha ricercato tutti gli elementi prima di esprimere un giudizio, affidato poi a un comunicato diramato un’oretta dopo la fine della partita. «Ho preso da parte Kenneth (Mamah ndr) per capire se davvero non fosse lui l’autore dell’autorete e il ragazzo ha giurato di non aver deviato la palla. Allora abbiamo cominciato a guardare i video e le foto con cui si è visto il fallo di mano di Benassi. E oggi, considerando la situazione, vi garantisco che preferisco essere da questa parte della vicenda e non da quella opposta: mi sentirei molto in imbarazzo in quel caso».
Amirante, uno dei fondatori della società biancorossa e presidente dal luglio 2020 (scambiando il ruolo con l’attuale vice Stefano Pertile), esprime anche l’orgoglio per come il Varese – nella sua eccezione più allargata – ha vissuto il concitato momento seguito alla fine della partita.
«Voglio ringraziare tutte le persone a noi legate, dai tesserati ai dirigenti sino agli steward. Nonostante l’amarezza e le circostanze, tutti hanno mantenuto i nervi saldi: il Città di Varese si è dimostrato maturo sia nei confronti del giocatore “incriminato”, sia dell’altra squadra sia dell’arbitro. Nell’ultimo anno e mezzo ho insistito molto sulla necessità di evitare comportamenti sconvenienti e su quella di essere professionali: sono contento che tutti abbiano preso questa strada».
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