Fusioni di comuni i “sì“ e i “no“ che hanno fatto la storia
Non sempre rose e fiori in procedimenti di aggregazione amministrativa che portano alla nascita di nuovi comuni
“C’è chi dice no“. E non parliamo di musica, ma di uno slogan suonato alle orecchie di quanti, solo pochi anni fa, si sono messi di traverso ad un procedimento di fusione bocciato dai cittadini dei comuni della Valcuvia che volevano creare un “supercomune” fra Cuvio, Cuveglio e la minuscola Duno. Era l’estate 2018 e fu clamorosa la bocciatura del progetto che prevedeva l’accorpamento fra Duno e Cuveglio nonostante il dissapore fosse nell’aria già dall’uscita dal progetto di Cuvio, avvenuta mesi prima.
L’argomento è di attualità crescente, inversamente proporzionale alla quantità di entrate che derivano dello Stato, quindi sempre meno, negli ultimi anni. L’aspetto importante delle fusioni di comuni riguarda l’armonizzazione degli uffici e quindi le entrate maggiori che costituiscono una boccata d’ossigeno per le casse comunali. Il recente avvicinamento alla fusione dei tre piccoli comuni del Medio Verbano – Bardello, Bregano e Malgesso – rappresenta un vantaggio economico non da poco: oltre a circa 44 mila euro di spese tagliate per l’ottimizzazione dei servizi sono previsti vantaggi per maggiori entrate dallo stato di oltre 500 mila euro l’anno per 10 anni. Di vantaggi economici beneficiano anche gli altri due Comuni che sono arrivati alla fusione negli ultimi anni a partire da Maccagno con Pino e Veddasca nell’Alto lago e della più recente fusione di Cadrezzate con Osmate.
Tra le motivazioni del “SI”: il miglioramento dell’efficienza della macchina amministrativa, risparmi in termini di costi degli Amministratori, del segretario comunale e dei revisori dei conti, di razionalizzazione del personale e delle posizioni organizzative, di gestione delle sedi generando una significativa riduzione degli atti amministrativi, una unificazione delle procedure e del sistema informativo e un incremento nella specializzazione del personale, con possibile riduzione di incarichi esterni. Un comune più grande può godere dei benefici derivanti dall’aumento della dimensione organizzativa che si traduce in migliori condizioni ì per appalti e contratti con le aziende fornitrici di servizi.
Tra le motivazioni del “NO” se ne può citare anche solo una, ma di notevole impatto nei casi di voto negativo: i timori per la perdita delle radici identitarie e di appartenenza della propria comunità. Quello che accadde, alla fine a Cuvio, quando diverse interviste raccolte sul posto da Varesenews prima dell’attivazione delle procedure referendarie puntavano il dito sul rischio della perdita della tradizione. Faccenda di campanile, insomma, ma non solo.
Di fusione tra comuni se ne sta parlando anche nell’Alto Varesotto e riguarda l’Unione già esistente dei comuni di Dumenza, Curiglia, Tronzano e Agra, che tra tre anni si concluderà. Decideranno quindi di fondersi? Una ipotetica fusione prevederebbe anche un impegno, da parte dei comuni interessati, a garantire un buon funzionamento della struttura. «Io e la mia minoranza nel programma elettorale avevano portato avanti il discorso di fusione. Un idea che posso avere come amministratore ma che deve andare incontro anche al volere della popolazione – racconta il sindaco di Dumenza Corrado Moro – dobbiamo trovarci tra amministrazioni per capire l’indirizzo che vogliamo prendere, tutto il resto verrà dopo».
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