Guerra in Ucraina, Luca e Vera raccontano la paura e la tensione
Luca Scaperrotta e sua moglie Vera Kostiak si sono conosciuti nel 2008 a Saronno, dove lei era arrivata per raggiungere mamma e sorella. In Ucraina vivono una sorella e una nipotina di sei anni insieme al padre di Vera, 62 anni: "Non vuole tornare, preferisce andare al fronte"
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La notizia dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin ha scosso tutta la comunità internazionale. Ad essere colpiti e spaventati in maniera particolare sono i tanti che hanno mogli, mariti, amici e conoscenti originari del Paese dell’Europa orientale.
Tra loro ci sono Luca Scaperrotta e sua moglie Vera Kostiak: si sono conosciuti nel 2008 a Saronno, dove lei era arrivata per raggiungere mamma e sorella, come tante connazionali impiegate come badanti o collaboratrici domestiche. Si sono sposati nel 2014 e oggi vivono insieme a Gerenzano, lui lavora nel settore sicurezza in Svizzera e fa il pendolare, lei lavora in una casa di riposo nel Varesotto.
Oggi, 24 febbraio, il giorno dei primi bombardamenti, è una giornata difficile. Vera è al lavoro, fa fatica a parlare per l’emozione e la tensione, ci pensa Luca a raccontare come stanno vivendo queste ore: «Questa settimana la tensione è stata via via crescente. Mia moglie esterna poco, ma la vedevo preoccupata: le chiamate sono aumentate e la paura è un sentimento costante. Stamattina si è palesato quello che nessuno voleva leggere, la guerra, i bombardamenti a Kiev. Gli ucraini sono meno “mammoni” di noi, sono più distaccati, ma questi giorni i contatti con chi è in Ucraina sono stati quotidiani: là ci sono suo papà e sua sorella con una bimba di 6 anni, abbiamo chiesto loro di venire qua, ma non vogliono, piuttosto suo papà a 62 anni a detto che va a combattere al fronte – racconta Luca -. Abitano a Occidente, vicino al confine con la Polonia. Questa mattina nostra figlia Sofia, che ha 17 anni, mi ha detto che ha sentito nonno e zia: lei è stata 5 anni in Ucraina, è molto legata ai parenti che abitano là. Loro l’hanno tranquillizzata, mi è venuta una stretta al cuore mentre me lo raccontava».
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«Io stato spesso in Ucraina, ho conosciuto persone meravigliose, mi hanno trattato sempre bene – prosegue Luca -. C’è tanta povertà e parlando con le persone si capisce che hanno subito per anni tante angherie. Secondo loro i russi non si arrenderanno mai all’idea di un’Ucraina libera e indipendente. Con i social e con i nuovi mezzi di comunicazione i contatti con amici e parenti si sono intensificati di parecchio negli ultimi anni, è molto più semplice telefonare o videochiamare, è diventata una cosa “quotidiana”. Vedere e sentire ragazzi e uomini che sono partiti per il fronte è durissima, sembra di leggere i libri di storia della seconda Guerra Mondiale. Mia moglie ha vissuto lì fino a 23 anni, è davvero dura».
Vera, con alcuni messaggi inviati al marito, esterna tutta la sua preoccupazione: «Faccio fatica a lavorare, non riesco a pensare ad altro. Già i miei nonni dicevano che i russi non ci avrebbero mai dato pace, non avrebbero mai accettato un’Ucraina libera. Dicono che la nostra lingua è un dialetto, per secoli ci hanno saccheggiati, deportati, obbligati a parlare russo: mia nonna me lo raccontava quando ero piccola, me lo ricordo bene. Noi vogliamo solo la pace, vivere civilmente senza dittatura. Ne abbiamo già vissute troppe. Vogliamo essere indipendenti e liberi, essere persone. Purtroppo Putin non ci lascia stare, anche adesso che il mondo progredisce, vuole riportarci indietro. Chiediamo l’aiuto dell’Europa e degli Usa per salvarci da Putin».
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