La “nuova” Openjobmetis vista dal gm Michael Arcieri: “Intensi e veloci, stiamo creando la nostra identità”
Il nuovo dirigente biancorosso traccia il primo bilancio dal suo arrivo. "Roijakkers la persona giusta. A Gentile auguro ogni bene. Io e Scola vogliamo vincere in più possibile; cruciale lo sviluppo dei nostri giocatori"
Il basket-mercato e il lavoro di Roijakkers, la vicenda-Gentile e la visione di quel che dovrà essere il futuro di Pallacanestro Varese. Ventitré giorni dopo il suo ingresso ufficiale in società, il nuovo general manager biancorosso Michael Arcieri ha chiesto di fare il punto della situazione con la stampa. Un’ora fitta e coinvolgente nella quale – parlando un ottimo italiano – il dirigente newyorkese ha parlato di quella che dovrà essere la mentalità del club biancorosso. Dentro al campo, in panchina e nelle scelte strategiche. Partiamo a raccontare queste ultime, forse il cuore di tutto l’incontro, il punto in cui sono state pronunciate le frasi più significative.
LA VISIONE DI LUIS E MICHAEL – «Sono in società da 23 giorni e in questo periodo ho sentito spesso il discorso secondo il quale lo sviluppo dei giocatori non andrebbe di pari passo con i risultati. Un discorso che non mi appartiene: sviluppare la squadra è una cosa che va integrata con la necessità di vittoria. Io, noi, vogliamo vincere la prossima partita, quella dopo e quella dopo ancora e siamo convinti di poterlo fare durante la crescita della squadra».
Arcieri fa spesso riferimento al suo passato NBA pur conscio che il sistema americano è differente da quello italiano ed europeo. «Per cambiare una squadra ci sono tre strade. Lo scambio di giocatori è la via più complicata perché si ha poco controllo: serve che anche un altro gm abbia le stesse intenzioni e si scambino gli uomini. Poi viene la free agency (i giocatori senza contratto): in questo caso il club può scegliere il giocatore che gli serve e proporre l’ingaggio, ma in fin dei conti c’è sempre un agente a cui la cosa deve andare bene. Resta, in NBA, la scelta del draft: in Europa questo non c’è ma la si può sostituire valorizzando e migliorando i giocatori già in rosa. Luis Scola, e anche io, qui a Varese abbiamo questo obiettivo: rendere sempre più competitiva la squadra agendo passo dopo passo, facendo rendere al massimo chi è qui, dando continuità al gruppo e alle scelte tecniche che abbiamo fatto e che faremo. E in futuro vorremmo aggiungere un allenatore dedicato a questi aspetti».
«Di certo – conclude Arcieri sul punto – la “speranza” non è una strategia per guidare la società. Se io domani dirò a Scola di sperare che un giocatore ci scelga, farò bene a trovarmi un altro lavoro perché verrò licenziato. Bisogna invece muoversi per creare le condizioni per cui la Pallacanestro Varese possa fare la squadra in base alle sue scelte».
Justin Reyes, l’ultimo arrivatoMERCATO, CON PAZIENZA – Se il discorso sulla “visione” è stato pronunciato per ultimo, alcuni concetti erano già stati citati da Arcieri in avvio di chiacchierata nel capitolo dedicato al mercato. «In questo momento abbiamo una squadra nuovissima, un allenatore e un americano con solo due partite alle spalle e via dicendo. Vogliamo capire molto bene chi siamo in campo: abbiamo visto cose positive ma il lavoro è ancora lungo e prima di inserire uno o due giocatori dobbiamo individuare le qualità di cui abbiamo bisogno. Questo non lo si può fare dopo tre partite o in 23 giorni, non ho e non abbiamo sfere di cristallo. Non posso nemmeno escludere che si resti così: ci interessa aggiungere qualcuno solo se questo sarà funzionale alla squadra, non prenderemo nessuno tanto per fare vedere che ci muoviamo».
Arcieri ha anche messo un paletto piuttosto netto: «Non ci interessa ingaggiare e pagare un giocatore che venga qui solo per fare 14 partite e salutarci. Stiamo cercando figure che diano continuità oltre a quest’anno, gente con potenziale di crescita futura e con un orizzonte più lontano di questa stagione. Una strategia che fa parte di una più ampia, quella di migliorare passo dopo passo e andare in direzione delle coppe europee. Perché il focus principale resta quello di vincere le partite: non sono venuto in Italia per perdere e neppure Luis».
Roijakkers e Arcieri accanto in tribuna durante il match con VeneziaL’ALLENATORE GIUSTO PER UN’IDENTITA’ DI SQUADRA PRECISA – Arcieri è tornato sul modo con cui è stato selezionato Johan Roijakkers nel ruolo di nuovo tecnico. «Eravamo a 3 vinte e 10 perse e per noi era diventato chiaro che fosse necessario cambiare allenatore per avere la possibilità di ottenere più vittorie visto che c’erano altre 17 gare da giocare. Talvolta è necessario “cambiare la voce” per dare una scossa alla squadra e così abbiamo scelto questa strada. Ci interessava dare una identità diversa alla squadra, che partisse dalla difesa e da una forte intensità su ogni possesso, volevamo far capire a ogni giocatore che la difesa era la prima cosa da mettere in campo. E poi, in attacco, volevamo un quintetto capace di correre, di avere più sprint appena avuto il possesso palla, di prendere decisioni rapide, in grado di creare tiri aperti per tutti».
Il casting per la panchina è stato profondo: «Abbiamo parlato con tanti coach che avevano avuto esperienza in NBA, Gleague, Israele, Grecia, Turchia, Russia, Giappone per trovare la persona giusta. Alla fine abbiamo deciso che quella figura fosse Johan: nello sport il campo è democratico, non guarda al passaporto di chi lo calca o alla lingua parlata. Ora è bello avere vinto tre volte ma vi assicuro che la cosa migliore è averlo fatto mettendo tanta forza in difesa, un aspetto che io vedo ogni giorno anche in allenamento. Stiamo creando identità, cultura e modo di giocare. Con Roijakkers ho un confronto aperto e continuo, ci parliamo molte volte al giorno, stiamo abituando i ragazzi a un cambiamento di identità. L’intensità messa da Johan è fantastica e i giocatori stanno prendendo da lui».
Una delle ultime immagini biancorosse di GentileGENTILE, UN DISPIACERE. “GLI AUGURO IL MEGLIO” – Un altro aspetto molto interessante dell’ultimo mese riguarda l’addio di Alessandro Gentile per il quale Arcieri ha solo parole positiva. «Ci incontrammo a cena un venerdì sera per parlare della situazione creatasi dopo il cambio in panchina e per me fu un’ottima serata nella quale Alessandro – che reputo un grandissimo giocatore – si è aperto e si è mostrato molto disponibile nel mettersi al servizio della squadra. Dopo 7-8 giorni abbiamo visto che la combinazione che si era creata non era quella giusta: lui è tornato da me, prima da solo e poi con il suo procuratore Virginio Bernardi. Siamo stati tutti molto professionali e abbiamo convenuto che la soluzione migliore fosse quella di dividerci: ad Alessandro auguro ogni bene e spero si trovi al meglio nella sua nuova destinazione, tranne il giorno in cui giocheremo contro. Per me resta un dispiacere, perché considero ogni giocatore parte della nostra famiglia. Dico infine che la differenza del basket della Openjobmetis nelle ultime partite non dipende dall’assenza di Gentile: fosse rimasto qui, avremmo giocato allo stesso modo».
Sul fatto che nella trattativa l’altro club – Brindisi – ufficialmente è entrato solo a giochi fatti, Arcieri spiega: «Io sono nuovo nel campionato italiano e so bene che le regole qui sono diverse dalla NBA. Negli USA se una squadra avesse trattato un giocatore sotto contratto da un’altra parte avrebbe ricevuto provvedimenti molto pesanti. Qui non mi dà fastidio: sono avvocato e rispetto le regole in vigore anche se devo ancora capire bene i meccanismi. Non commento oltre, dico solo che quel che è successo fa parte del passato e io, ora, voglio guardare all’opportunità che si è aperta. Noi siamo Varese, Alessandro ora gioca altrove, pensiamo al futuro».
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