La propaganda al tempo della guerra
di Massimiliano Comparin

Leggo questo articolo di Repubblica “Dal Covid al Cremlino, le chat No Vax si danno alla propaganda russa” e noto come anche nel mio piccolo osservatorio social, statisticamente non rappresentativo, comincino a comparire post di propaganda filorussa, tutti molto simili nei contenuti, scritti da amici e conoscenti.
Ho una formazione universitaria d’impronta sociologica e ho lavorato per 15 anni nel mondo della pubblicità, quindi mi permetto di approfondire la questione ben sapendo che, da quando l’uomo fa la guerra (quindi da quando l’uomo esiste), la propaganda è uno strumento da sempre utilizzato e legittimo, un’arma non convenzionale estremamente efficace. In questo specifico caso, però, noto come gli argomenti pro-Putin facciano parte di un bagaglio retorico già utilizzato in precedenza per altri temi, all’ordine del giorno fino a poco tempo fa.
La considerazione più diffusa che leggo nei vari post è: Tutta l’informazione, il “mainstream”, va in una direzione (ovvero nella condanna dell’invasione russa di uno stato sovrano), e io che sono più intelligente degli altri non mi faccio fregare dal pensiero unico. Si fa leva, quindi, sull’esaltazione del proprio senso di superiorità intellettuale e del proprio ego: se tutti la pensano allo stesso modo, c’è sotto qualcosa e io non ci casco. È una forma di pensiero antiscientifico, basato sul nulla, per cui si va sempre in direzione ostinata e contraria, anche a costo di negare l’evidenza.
I complottismi, se ci pensiamo bene, se ne alimentano da sempre: falso allunaggio, torri gemelle, negazionismi sulla Shoah e sul Covid. Perfino il terrapiattismo insiste su questo presupposto: a me non la si fa, io non la bevo. Il secondo argomento di propaganda è: Tutta colpa della Nato. Una volta identificato il “potere forte” di turno (Big Pharma, Bill Gates, Soros, Cia, logge giudaico- massoniche), diventa più facile schierarvisi apertamente contro. Che la Nato non abbia provocato la guerra, che non ci siano trattative in corso per accogliere l’Ucraina e che gli Usa siano in un periodo storico di disimpegno politico militare sul fronte internazionale (vedi Afghanistan), questo non intacca la narrazione per cui, dietro, c’è sempre un Grande Burattinaio.
Il terzo argomento (con tanto di foto di parate militari) è: Gli ucraini sono tutti nazi. Quest’altra affermazione è molto importante poiché, per giustificare l’attacco, è necessario dipingere il nemico con caratteristiche estremamente negative (e reificarlo, direbbero gli psicologi). Gli ucraini, nazisti, meritano di essere invasi proprio come in passato gli ebrei, usurai, se la sono cercata.
L’ultimo argomento che mi è capitato di leggere, seppur minoritario, è questo: la guerra si fa in due, i torti e le ragioni si suddividono. Secondo questa logica, aggressori e aggrediti, ma anche, più in generale, vittime e carnefici, assassini e assassinati, stupratori e stuprati, bulli e bullizzati, si equivalgono: hanno tutti parte del torto, spesso in egual misura.
Viviamo, per fortuna, in un paese libero in cui è possibile avere idee diverse su qualunque argomento. Stiamo, però, affrontando un momento storico in cui le tecniche di condizionamento si fanno via via sempre più raffinate anche grazie alle nuove tecnologie, che restano in gran parte terra incognita. I meccanismi cognitivi umani, però, sono sempre gli stessi, da millenni.
A Roma, al Quadraro, quartiere partigiano che durante la seconda guerra mondiale ha subìto pesanti rastrellamenti, sopra un muro è raffigurata l’immagine di una donna con un occhio solo al centro della testa. Quando chiesi cosa rappresentasse, mi risposero: “È la verità, e ha un occhio solo perché una sola è la verità.”
Senza verità, non saremo mai veramente liberi.
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