La verità cura

I giornali sono un presidio della democrazia ma in alcuni paesi la libertà di informazione subisce le minacce del potere e della criminalità

giornalismo

«La buona comunicazione non sta nell’audience o nella battuta a effetto», afferma papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale 2022 delle comunicazioni sociali. «Tanta sfiducia accumulata in precedenza verso l’’informazione ufficiale’ ha causato anche una ‘infodemia’, dentro la quale si fatica sempre più a rendere credibile e trasparente il mondo dell’informazione. Bisogna porgere l’orecchio e ascoltare in profondità, soprattutto il disagio sociale accresciuto dal rallentamento o dalla cessazione di molte attività economiche», sottolinea Bergoglio. I rapporti sullo stato dei media e del giornalismo gli danno ragione.

I governi e i media alimentano il circolo vizioso della sfiducia”, titola l’edizione 2022 dell’Edelman Trust Barometer, che misura l’indice di fiducia in 28 paesi sulla base di 36 mila interviste individuali. Emerge che le persone non sanno dove o a chi rivolgersi per informazioni affidabili. La maggior parte degli intervistati ritiene che i leader di governo (66%, +9 punti) e i giornalisti (67%, +8) stiano cercando di proposito di fuorviare le persone dicendo cose che sanno essere false o grossolanamente esagerate. Attraverso la disinformazione e il supporto per posizioni divisive, queste due istituzioni alimentano il ciclo e lo sfruttano per fini commerciali e politici (clicks e voti), al contrario del business e delle NGO che sono ritenuti forze più affidabili e positive per la coesione sociale. L’infodemia globale ha portato la fiducia in tutte le fonti di notizie a livelli minimi, non solo per i social media. L’indicatore “fake news” al 76%, aumenta di 4 punti sull’anno, raggiungendo il massimo livello mai registrato (Italia a 79%). Ci si fida nell’ordine di: scienziati (75%), colleghi (73%), capo della propria azienda (66%) e delle persone della comunità locale/vicini di casa (62%).

A livello nazionale, ci sono delle sorprese. Aumenta il livello di fiducia generale in Cina (+11), rimane stabile in Italia, Francia e Regno Unito, mentre cala in Germania (-7) e Stati Uniti (-5). La ragione è direttamente legata all’aspettativa di miglioramento o peggioramento delle proprie condizioni di vita a 5 anni.

Per uscire da questo ciclo, il rapporto Edelman indica chiaramente che la qualità delle informazioni è fondamentale a tutti i livelli di reddito. Chi è ben informato utilizza almeno 3 fonti informative diverse giornalmente, legge notizie di economia e di politiche pubbliche, si confronta anche con fonti che forniscono orientamenti diversi dal proprio, verifica le notizie da più punti di vista.

Purtroppo, il giornalismo è gravemente ostacolato in 73 Paesi e limitato in altri 59. Un anno di pandemia ci regala il record di giornalisti in prigione: 488 giornalisti e lavoratori nel settore dei media dietro le sbarre a causa della propria professione. È quanto emerge dal Rapporto internazionale sulla libertà di stampa 2021, World Press Freedom Index, reso pubblico, a ridosso di Capodanno, da Reporters Sans Frontières (RSF). Mai dalla creazione del rapporto annuale nel lontano 1995 il numero di giornalisti in prigione era stato così alto.

I cinque paesi con il maggior numero di giornalisti detenuti nel 2021 sono la Cina (127), la Birmania (53), il Vietnam (43), la Bielorussia (32) e l’Arabia Saudita (31). Insieme, rappresentano più della metà dei giornalisti attualmente dietro le sbarre.

«Chi vuol strappare il cuore a una democrazia, attacca i fatti. Questo fanno i nuovi autoritarismi nel mondo in cui viviamo», scrive Maria Ressa, giornalista filippino-americana Premio Nobel per la Pace 2020. Infatti, le principali aree di peggioramento nel 2021 sono state in tre regimi dittatoriali che hanno portato avanti campagne intimidatorie e repressive nei confronti della stampa: la Bielorussia, dopo la contestata rielezione del presidente Lukashenko nel 2020; la Cina, soprattutto dopo la repressione del movimento di contestazione di Hong Kong; e la Birmania, paese in cui dopo il colpo di stato, i giornalisti in prigione sono passati da 2 a 53.

È finita in carcere anche la vincitrice del premio RSF 2021, Zhang Zhan, avvocata e giornalista che, nonostante le continue minacce delle autorità, ha seguito l’epidemia di Covid-19 nella città di Wuhan nel febbraio 2020, trasmettendo in diretta sui social le immagini delle strade, degli ospedali e delle famiglie dei malati. La sua segnalazione nel cuore del primo epicentro del coronavirus è stata una delle principali fonti di informazioni indipendenti sulla situazione sanitaria nella regione. Arrestata dopo essere stata trattenuta senza motivo ufficiale per diversi mesi, Zhan è stata condannata ufficialmente a quattro anni di carcere per aver “fomentato litigi e causato disordini”. Non è un caso. Da quando è entrato in carica nel 2013, Xi Jinping ha preso di mira la libertà d’informazione. Tutti i giornalisti cinesi per rinnovare la propria tessera stampa sono obbligati a scaricare “Study Xi, Strengthen the Country”, un’app ufficiale che controlla e spia tutti i dati personali. È solo uno dei tanti elementi del sistema di censura costruito da Pechino per bloccare i siti considerati indesiderabili. Gli esperti di RSF spiegano che sui social cinesi esistono veri e propri eserciti di troll che screditano immediatamente qualunque informazione che si discosti minimamente dalla narrativa imposta dal Partito Comunista Cinese. Per i giornalisti cinesi esistono argomenti che assolutamente non possono essere trattati, pena il carcere: Tibet, Taiwan, Hong Kong, Xinjiang, corruzione. Oltre agli arresti in carcere esistono inoltre – per chi infastidisce il governo con le proprie inchieste – anche gli arresti domiciliari “in un luogo designato” che in realtà si traduce nell’isolamento totale con soppressione di tutti i diritti, torture fisiche e anche psichiche.

In Europa, non c’è da gioire. Gli atti di violenza sono più che raddoppiati all’interno della zona Unione Europea-Balcani. Gli attacchi contro i giornalisti e gli arresti abusivi sono aumentati in particolare in Germania, Francia (34° nella classifica mondiale), Italia (41°), Polonia (64°), Grecia (70°), Serbia (93°) e Bulgaria (112°). Ad esempio, in Francia, RSF ha osservato un aumento della violenza contro i giornalisti e avverte dei rischi associati alle prossime elezioni presidenziali. A preoccupare molto è la Grecia, patria della democrazia, che è scesa al 70esimo posto dietro la Polonia e la Mongolia, con più di 130 casi di violazione della libertà di stampa registrati negli ultimi anni, soprattutto in merito alla copertura di eventi legati alla crisi migratoria con intimidazioni, detenzioni arbitrarie e violenze poliziesche durante le manifestazioni.

Anche in Italia sono state segnalate numerose violenze ai danni dei giornalisti che coprivano eventi e manifestazioni NoVax, oltre al consueto numero di giornalisti minacciati dalla criminalità organizzata o sotto scorta per aver pubblicato inchieste e servizi su mafia, ‘Ndrangheta o camorra. L’osservatorio non governativo Ossigeno per l’Informazione ha contato che nel corso del 2021 in Italia sono stati colpiti 301 operatori dell’informazione: giornalisti, blogger, fotoreporter e video cronisti che hanno subito intimidazioni e querele per essere messi a tacere. La metà delle intimidazioni, esattamente il 48 per cento, sono state realizzate attraverso querele pretestuose, un quarto con avvertimenti, il 16 per cento con aggressioni fisiche. Tra i cronisti vittime di minacce segnalati da Ossigeno compare Cesare Giuzzi, del Corriere della Sera, che quest’estate ha deciso di non intervenire più agli eventi pubblici per le troppe querele che hanno continuato a colpirlo. Il 21 agosto ha scritto sul suo giornale: «Sono un giornalista di cronaca nera. In questi anni ho avuto la fortuna di scrivere sulle pagine del Corriere di moltissime inchieste sulla criminalità organizzata al Nord. Farlo in Lombardia è quasi un privilegio, chi se ne occupa al Sud a volte può ritrovarsi gomme a terra, buste con proiettili, auto bruciata».

I dati per l’Italia tuttavia sembrano in miglioramento, visto che nel 2019 l’osservatorio aveva registrato 472 casi e nel 2020 addirittura 495. Ossigeno mette in guardia: «il fenomeno è notevolmente più grande: la parte sommersa, non visibile, è molto più estesa di quella che si riesce a vedere».

Una migliore democrazia per il mondo è l’unica meta politica onorevole dell’uomo contemporaneo. Averne cura è il minimo atto di responsabilità. Il giornalismo indipendente e autofinanziato, ne è un cardine di libertà e protezione, e ha bisogno del nostro sostegno.

Possiamo sostenere il comparto del fact checking, sui siti segnalati dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (https://www.agcom.it/siti-di-fact-checking), oppure le nuove iniziative coraggiose come Scomodo. È la rivista, solo cartacea, più letta in Italia e in Europa nel mondo dei giovani universitari, under 25, formata da una redazione di più 850 collaboratori volontari, cioè studenti sparpagliati nei vari atenei italiani, e centinaia di migliaia di follower raggiunti sui vari social. Fondata a Roma nel 2016, è prodotta con le risorse dal crowdfunding, gli eventi e gli abbonamenti (ogni nuovo abbonamento mensile da 5 euro per la copia consegnata a casa permette di stampare 60 copie in più da distribuire gratuitamente presso biblioteche, plessi scolastici e associazioni). Il numero 41, attualmente in distribuzione, ha un focus sui vaccini (esclusione delle minoranze dalle campagne vaccinali in vari paesi; trend del turismo vaccinale e metodo cubano di produzione dei vaccini); la sezione attualità si occupa di Artico, terreno di fuoco geopolitico per il controllo delle sue risorse, di migranti nel Mediterraneo bloccati a bordo di traghetti privati, e del mercato illegale del legname in Myanmar; la sezione cultura, oltre alle rubriche delle recensioni di libri, musica e arte contemporanea, ha un approfondimento sul porno etico e sul suo ruolo nella società moderna.

Mi ispirano questi giovani che dicono: «Vogliamo fare informazione lenta, critica e indipendente, e cambiare il mondo con un giornale». Ben altro dallo stereotipo di disimpegno sociale con cui a volte viene stroncata questa generazione.

“Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di trovare”, Eraclito.

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Pubblicato il 06 Febbraio 2022
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