L’antica farmacia del Risorgimento a Gallarate. “Un patrimonio da non disperdere”

La storica farmacia Dahò, nel centro storico, è stata venduta e si trasferirà in nuovi spazi. Massimo Palazzi lancia un appello per tutelare gli arredi storici nei locali di piazza Garibaldi

Generica 2020

La farmacia Dahò, a Gallarate, si trasferisce: l’attività sta “migrando” in questi giorni dal centro storico a via XX Settembre e ora viene lanciato un appello per tutelare gli storici locali, con l’arredo in legno che testimonia le antiche origini dell’attività (foto dal libro di Orazio Cammarata “Gallarate cartoline e bozzetti storici“).

Quei muri e quegli arredi, insieme, raccontano una storia di grande importanza soprattutto nell’Ottocento.
«Da quasi duecento anni la farmacia di piazza Garibaldi costituisce un elemento simbolico per la storia della città e anche per la rilevanza di Gallarate nel contesto delle vicende risorgimentali dell’intera nazione» spiega l’avvocato Massimo Palazzi, della Società Gallaratese per gli Studi Patri, ex assessore alla cultura.

Patrioti e cospiratori, nella Gallarate ottocentesca

Nella prima metà dell’Ottocento la farmacia affacciata sull’allora piazza Pasquè (dove si teneva il mercato) era gestita da Francesco Poma, che prima del 1848 la cedette a Giuseppe Castelli, laureatosi in chimica farmaceutica a Pavia nel 1840. Il “suo forte patriottismo che lo portava a sognare l’Italia una e indipendente” fece sì che i locali  diventassero nel tempo luogo di ritrovo dei patrioti gallaratesi che cospiravano contro l’Impero Asburgico. 

Principale agitatore era Pompeo Castelli, fratello del farmacista Giuseppe, che nel 1847 animò una rivolta locale e poi nel 1848 si rese protagonista del capitolo gallaratese delle rivoluzioni che agitarono tanto l’Italia e l’Europa da divenire espressione d’uso comune per oltre un secolo (il «fare un quarantotto» che ancora talvolta si usa).

Farmacia Dahò Gallarate

Pur denunciato e costretto per un periodo all’esilio, Pompeo Castelli continuò la sua opera di patriota contro gli austriaci, entrando anche nel primo consiglio comunale della Milano liberata dal “dominio” austro-ungarico.

La farmacia di “Romanticismo”

Il ruolo della farmacia Castelli nelle vicende risorgimentali – “cenacolo di italianità – ebbe eco oltre Gallarate, «al punto da essere presa a modello per la farmacia del Romanticismo di Girolamo Rovetta», continua Palazzi. Il riferimento è a un’opera del 1901 del drammaturgo lombardo Rovetta, che ebbe un buon successo di pubblico in quell’Italia ancora attraversata dai fremiti risorgimentali.

Anche a Gallarate si era costituita, nell’ultimo scorcio dell’Ottocento, una “Società per gli studi patrii”, che aveva come missione da un lato la necessità impellente di raccogliere la memoria dell’epica lotta risorgimentale per unire l’Italia, dall’altra di “costruire” l’idea di Italia unita (ad esempio attraverso la riscoperta delle radici medievali, simboleggiata a Gallarate dal lungo restauro della chiesa di San Pietro).

Tra le iniziative della Studi Patri ci fu anche la posa nel 1931 di una lapide accanto alla farmacia di piazza Garibaldi, che ricorda che in quei locali “attorno a Giuseppe Castelli si raccolsero a sperare e attendere – da questa farmacia al paro di Guglielmo Castelli partirono i giovani nell’ora garibaldina alle battaglie del tricolore”, quelle del 1848 e poi ancora nella Terza Guerra di Indipendenza del 1866 (dove solo i garibaldini evitarono all’Italia una umiliante, totale sconfitta; al Monte Suello combattè e fu ferito anche Guglielmo Castelli, figlio di Giuseppe, che aveva 17 anni).

Farmacia Dahò Gallarate

“Un elemento di continuità storica per Gallarate”

La lunga storia del risorgimento tra le mura della farmacia Castelli-Dahò oggi deve essere tutelata. Il punto è che la farmacia è stata ceduta (come attività) dal titolare a una società che riunisce più punti vendita: nel passaggio si è aperta una controversia sull’appartenenza degli arredi, tra la società che ha acquisito la farmacia e i proprietari dello stabile, che la considerano parte degli spazi. 

Chi ha ragione? Non è questo il punto, insiste Massimo Palazzi: «Indipendentemente dagli aspetti giuridici della vicenda, che non spetta a noi valutare, certamente esiste un interesse della collettività a che questo luogo non venga snaturato ma continui a rappresentare quell’elemento di continuità storica che ha rappresentato per la città».

Un patrimonio da non disperdere, appunto: «Auspico che i nuovi titolari dell’attività non vogliano privare la città di questo luogo e questa memoria storica» conclude Palazzi. Nella speranza che anche in futuro i ragazzi delle scuole gallaratesi possano affacciarsi a vedere gli antichi arredi e immaginare i patrioti di centocinquant’anni fa che cospirano per fare l’Italia unita.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 08 Febbraio 2022
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Commenti

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  1. Giacomo Alessandro Cattaneo
    Scritto da Giacomo Alessandro Cattaneo

    Ottima idea quella dell’amico Massimo Palazzi
    ricordo ancora quando la nostra maestra Nara Setti Fornara ci porto’ a trascrivere sui nostri quaderni le frasi di quella lapide commemorativa – anni 70 – mantenere viva la tradizione è dovere dei gallaratesi
    G.

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