L’ombra delle cosche calabresi sulle manutenzioni delle ferrovie, 15 arresti eseguiti dalla Finanza di Varese e Milano
Indagini della direzione distrettuale antimafia che hanno permesso di ricostruire una rete di società fittiziamente intestate a prestanomi. Sequestro preventivo per 6,5 milioni
La Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Milano, nell’ambito di complesse indagini nel settore della criminalità organizzata, ha delegato i Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Varese e Milano (con il supporto dei militari del Nucleo PEF di Verona) ad eseguire un’ordinanza del G.I.P. di Milano, emessa nei confronti di soggetti ritenuti appartenere ad un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati di natura fiscale e fallimentare, radicata sul territorio lombardo ed operante nel settore dell’armamento e manutenzione della rete ferroviaria italiana, “agevolatrice“ della cosca di ‘ndrangheta Arena — Nicoscia di Isola Capo Rizzuto.
In particolare, le Fiamme Gialle di Varese e Milano stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare personale nei confronti di 15 soggetti e un sequestro preventivo “per equivalente” su beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 6,5 milioni.
Le indagini di polizia giudiziaria hanno permesso di ricostruire una rete di società fittiziamente intestate a prestanomi, i quali sono risultati fiduciari dei principali indagati, destinatari del provvedimento restrittivo; tutti soggetti in rapporto di contiguità-parentela con la famiglia ‘ndranghetista Arena-Nicoscia.
«Si ipotizza che costoro traessero ingenti profitti dalla sottoscrizione di contratti apparentemente di distacco di manodopera, ma di fatto di pura somministrazione; contratti stipulati con le società appaltatrici delle commesse di RFI spa per la realizzazione di lavori di manutenzione ed armamento della rete ferroviaria che serve svariate regioni, tra cui Lombardia, Veneto, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia», dicono dalla Dda di Milano.
Nel corso delle indagini è stato possibile quantificare in oltre 6,5 milioni di curo l’ammontare dei profitti derivanti dai reati di frode fiscale, nonché dalla omessa presentazione delle prescritte dichiarazioni d’imposta e dalle compensazioni di debiti erariali con falsi crediti Ira.
Le indagini hanno altresì dimostrato come alcuni componenti del sodalizio abbiano agevolato la `ndrina, facente capo alla “locale” di Isola di Capo Rizzuto (KR), contribuendo al mantenimento finanziario di detenuti e dei loro familiari, nonché procurando falsi contratti di assunzione per far ottenere benefici premiali a soggetti colpiti da provvedimenti giudiziari. I circa 200 finanzieri impiegati stanno altresì eseguendo perquisizioni locali e domiciliari in Lombardia, Veneto, Calabria e Campania, col supporto dei Reparti del Corpo territorialmente competenti.
“RFI, che nelle indagini compare come parte offesa, si è subito attivata nei confronti delle imprese coinvolte al fine di acquisire ogni elemento utile per valutare le più opportune iniziative nell’interesse dell’azienda” dice in una nota la società del Gruppo FS.
“La società ha già avviato un lavoro per rafforzare le azioni contro i tentativi di infiltrazione criminale negli appalti e dà la sua piena disponibilità per aprire un tavolo con gli organi competenti e contribuire a trovare ulteriori soluzioni, ancora più efficienti e tempestive”.
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