Il ricovero in ospedale di mia madre e le tante magagne che offendono la dignità del cittadino

Una lettrice affida al nostro giornale una lettera di denuncia con la speranza che qualcosa cambi nell'assistenza di chi ha bisogno

ospedale di Circolo Varese

Riportiamo le lettera della parente di un’anziana ricoverata all’ospedale di Varese. Una testimonianza legata alla complessa situazione pandemica che stiamo attraversando, alle difficoltà da parte di tutto il personale a gestire le tante, troppe incombenze contemporanee, in un contesto di personale gravemente sottodimensionato. 
La riflessione che la lettrice pone è se la gestione di tanta e grave complessità possa compromettere la qualità della presa in carico della persona, che non è solo un paziente.


 

Gentilissimo Direttore,

scrivo per un senso di dovere civico di denuncia, con la speranza che serva a migliorare qualcosa.

Il mese scorso, in occasione del ricovero di  mia mamma (85 anni) al Circolo di Varese, ci siamo imbattuti in tante magagne che offendono la dignità e l’intelligenza del cittadino, perché non dipendono da forze sovrumane ed eventi eccezionali, ma – sospettiamo – dalla poca attenzione,  creatività e interesse per le persone nell’organizzazione della nostra sanità.

I fatti. Fuori dal Pronto Soccorso, con una temperatura di 4 gradi sotto zero, attendiamo di sapere qualcosa, vagando dalle 22.30 alle 2 fra l’ingresso e la hall dell’ospedale, per scaldarci un pochino. A nessuno è venuto in mente (dopo 2 anni di emergenza!) di organizzare magari una postazione per i parenti nella faraonica hall, con un campanello, un pc, un vattelapesca per avvisare quando il sanitario ha qualcosa da comunicare? 

Quando la mamma viene ricoverata in reparto, possiamo entrare per mezz’ora per i primi quattro giorni, poi causa covid tutto è di nuovo blindato. La mamma è disorientata, dolorante e indebolita. La compagna di stanza ci riferisce che il personale non ha tempo di imboccare (lo capiamo, ma non è giustificabile); comunque notiamo – e qui il poco tempo non c’entra – che il carrello col cibo non è posizionato sempre accanto al letto, ma appena più in là, abbastanza perché un paziente allettato non possa bere da solo durante il giorno: nessuno si accorge? Così la mamma ai pasti mangia qualcosa come può, da sdraiata, con le mani (!). Ecco perché è sfinita e fatica anche a stare sveglia! Che vergogna.

Si può avere dei medici (bravissimi) in grado di far guarire da un evento grave, ma un sistema che non ha cura del benessere di base? Puoi uscire da un ospedale lombardo nel 2022 denutrito e disidratato?

Alla faccia dell’importanza della psicologia nella cura, alla paziente che chiede di andare in bagno, il personale risponde di farla a letto perché non ha tempo di accompagnarla. I televisori, installati grazie a donazioni private, potrebbero far entrare nell’isolamento dell’infermità una notizia, aprire uno spiraglio di interesse; ma sono spenti, con collocazione ignota dei telecomandi.

Alle dimissioni l’ultima chicca: mentre i parenti – ingenui e ottimisti- aspettano che qualcuno li avvisi che la paziente sta uscendo, lei è già verso casa trasportata dal  SOS.  Dobbiamo credere che il personale sia così indaffarato che non riesce ad aprire la porta e dire “sua mamma sta uscendo”(tempo: 10 secondi)’?

Mia madre torna bisognosa di assistenza, anche di ossigeno, di continue cure che non chiunque sarebbe in grado di prestare: a quando la decantata medicina territoriale?    

Chiudo con una provocazione: se manca il personale (ma c’è moltissimo lavoro), non si potrebbe coinvolgere in qualche piccolo servizio, previa debita selezione e formazione e con le necessarie precauzioni sanitarie, qualche percettore del reddito di cittadinanza? Potrebbe almeno avvicinare il carrello ai letti, dar da bere, imboccare i pazienti che non abbiano particolari complicazioni. O potrebbero entrare i parenti (tamponati), almeno per garantire il nutrimento!

I dirigenti amministrativi incaricati di far funzionare l’ospedale sono al corrente di questa situazione delle corsie? Se no, cosa stanno a fare? Se sì, perché  non intervengono?

Grazie per l’attenzione

Beatrice Bernasconi Vedano Olona

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Febbraio 2022
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